Capitolo 4

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La gente pensa, parla, ci giudica come mostri ma non sa. Quello che noi facciamo è particolare. Esistono persone in grado di eccitarsi con poco: un tocco leggero, un semplice bacio, una parola volgare mentre si fa sesso. Tutte cose comuni fatte da persone comuni. Poi esistono persone che per eccitarsi usano un frustino, una corda, uno scambio di ruoli, la forza o come alcuni la chiamano la violenza. E poi c'è altra gente ancora a cui piace essere bendata, legata, frustata, umiliata, essere sottomessa. Lo si capisce solo provando queste esperienze. Alcune persone nascono con questa indole.
Da bambina ero appassionata più alle macchinine che alle bambole; da ragazzina andavo matta per le auto, le moto, la seduzione, il pericolo, le gare con le auto. Mi piacevano le cose da ragazzi, ma ero una donna a tutti gli effetti. Le forme, gli atteggiamenti, le provocazioni, i vestiti..tutto. Quello che più mi riusciva era provocare, stuzzicare, giocare con le persone ed i loro sentimenti. Una sera, durante una serata di beneficenza organizzata dalla mia famiglia, ho fatto tutto questo con un uomo sposato. Un amico di mio padre. L'ho sedotto, l'ho provocato, l'ho toccato e ci ho giocato. Avevo quindici anni e lui mi portò di nascosto nello studio del mio papà. È da qui che nasce la mia indole di sottomessa e Dominatrice. Si sedette alla poltrona, mi disse di stendermi sulle sue ginocchia con la pancia in giù, qualche sculacciata e dopo si prese la mia verginità.
Ed è anche da qui che nasce la mia attrazione per gli uomini in giacca e cravatta.
Dopo pochi mesi iniziò mio padre. La sera, quando andavo a letto, lui veniva e mi diceva di andare nel suo studio e lì ricominciava tutto. Era sempre la stessa ruota, che girava sempre allo stesso modo, alla stessa velocità e con la stessa frequenza di tutti i giorni. Fino a quando mamma non scoprì tutto e lo cacciò via. Qualche giorno dopo i suoi avvocati gli presentarono i documenti per il divorzio e per il mio affidamento esclusivo a lei. Cercò anche di farlo finire in prigione, ma le conoscenze che lui aveva glielo impedirono.
Forse sono nata così, con il gene di mio padre, o forse lo sono diventata dopo. Sta di fatto che io sono questa. Adoro il sesso, adoro la perversione e la violenza. Si inizia con il sesso vanilla praticato da tutti, c'è gente che non ha bisogno di andare avanti ma c'è anche altra gente a cui piace superare i propri confini. Esplorare nuovi orizzonti. Conoscere meglio il proprio corpo. Capire dove si è grando di arrivare e dove no. È un gioco, pericoloso, ma che viene fatto tra persone che lo vogliono. Con una mente lucida e aperta e non è giusto che la gente ci consideri malata. Dovreste provare, magari piacerà anche a voi o magari anche no. Prima di giudicare, bisogna sapere ed essere coscienti di ciò che si dice proprio come noi siamo coscienti di quello che facciamo e di quello che vogliamo.

Salgo nella macchina che mi porterà da Evan e chiedo all'autista se si può fare una piccola deviazione prima di andare.
-Possiamo passare prima da una parte? Ho bisogno di una cosa.-
-Certo signorina, dove la porto?-
-Chelsea, South Kensinghton perfavore- prendo il telefono e compongo il numero di Griffin. Mentre aspetto che risponda, il mio sguardo si posiziona a ciò che c'è fuori dal finistrino. Una Londra luminosa, attiva, vivace e piena. Famiglie che vanno a cenare, persone che tornano dal lavoro, persone che entrano nei casinò e comitive di ragazzi che chiaccherano tra loro.
-Buonasera, mia Signora.-
-Ciao Griffin,che stai facendo?-
-Nulla di veramente importante.-
-Hai ancora quello smoking che indossasti al matrimonio di tua sorella Ella qualche mese fa?-
-Certo, a cosa ti serve?-sorrido
-Non è a me che servirà. Indossalo. Sarò lì a casa tua tra dieci minuti.-
-Dove andiamo?-sembra entusiasta.
-Andremo a conoscere meglio il nostro Evan, quindi fatti bello.- chiudo la chiamata.
Sono sicura che in questo momento si stia eccitando parecchio. Da come gliel'ho descritto dice che è già innamorato di lui. Per Griffin non c'è alcuna differenza tra uomo e donna, gli piacciono entrambi. Proprio come me. A volte facciamo anche del ménage à trois, à quatre, à cinq, à six. Com'è che si dice? Più si è meglio è, no? Eh già, sono d'accordo anche io.

Siamo arrivati da Griffin e siamo in ritardo di poco più di dieci minuti. Scendo dall'auto e vado a suonare alla porta di casa sua. Appena apre la porta e mi vede fa un fischio di approvazione.-Wow, sei bellissima Aly. Questo vestito ti sta d'incanto!- i suoi occhi vagano sul mio corpo ed io faccio un giro su me stessa per farglielo vedere anche la parte di dietro. Sul suo volto si dipinge un sorriso malizioso e i suoi occhi brillano alla luce della luna.
-Anche tu lo sei Griffin. Devo dire che quando si tratta di uomini riesci a fare miracoli eh?- rido, prendendolo in giro e pizzicandogli il fianco sinistro per scherzo. Inizia a ridere anche lui e nel frattempo ci dirigiamo all'auto.
Mentre siamo in macchina iniziamo a parlare del piú e del meno.
-Come mai mi hai chiesto di venire con te all'ultimo minuto?- mi domanda.
-Perchè anche io l'ho saputo tardi. Evan mi aveva scritto che odiava i ritardi e siccome sai come sono fatta, ho deciso di tardare e di portare anche qualcun altro con me. Volevo che venissi tu.- dico, tralasciando il particolare del perchè volevo che venisse. Volevo vedere quale sarebbe stata la sua reazione mischiata con quella del ritardo. È un uomo molto pignolo e preciso. Sa il fatto suo ed è molto riservato. Sinceramente pensavo che non fosse solo una cena di lavoro, ma ora mi sto chiedendo se ci sarà anche Jace. Sarà stato anche da parte sua il regalo? No, non credo altrimenti sul biglietto ci sarebbe stato scritto anche il suo nome.
-Sono felice che tu mi abbia chiesto di venire. Questo significa che ho una qualche importanza per te?-mi domanda seriamente.
Gli sorrido dolcemente-Ma certo che ce l'hai. Tu per me sei importante. Altrimenti non ti avrei scelto come sottomesso.-questa è la verità, io mi fido ciecamente di lui ed anche lui si deve fidare di me. Siamo due cose a incastro perfetto. Come i puzzle. Se non si trova un tassello giusto o la persona giusta, il puzzle non si forma e nemmeno una relazione.
Il suo sguardo si incupisce ed i suoi occhi si velano di tristezza. Non capisco che succede. Perchè fa così?
-Ei..non ti senti bene?- sono un po' preoccupata. Prima era felice ed ora...non saprei.
-È tutto okay, Padrona.- lo dice in modo schietto e dispreggiativo, mi sorprende questo suo atteggiamento. Non me lo aspettavo. Forse me lo dirà più tardi quando si sarà calmato. Si gira dall'altro lato e posa lo sguardo fuori dal finestrino.
Durante il tragitto nessuno dei due apre bocca, ed io continuo ancora a chiedermi quale sia il motivo del suo cambiamento d'umore.

L'autista si ferma al ristorante di Gordon Ramsay, il restaurant Gordon Ramsay. È un ristorante molto famoso ed elegante. In genere ci vanno persone di classe. Non mi stupisco che Evan abbia scelto questo posto per cenare, rientra nei suoi gusti proprio come il vestito.
Entriamo nella sala dove ci chiedono i nostri nomi e ci accompagnano al nostro tavolo. Ci sono quattro posti. Ad uno è seduto Evan e a questo punto sono pronta a scommettere che l'altro sia di Jace. Ma di chi è il quarto? Appena arriviamo al tavolo Evan si alza e nel frattempo arriva anche Jace a farci compagnia.
-Buonasera Alyssa.- mi bacia la mano lievemente e sorride appena vede il vestito. -Spero ti sia piaciuto il mio regalo- fa scorrere il dito sul mio fianco destro e piega la testa di lato guardandomi con un sorriso malizioso che coinvogle anche gli occhi. Lo guardo dritto in faccia e prima che io risponda..
-Aspetta. Cosa? È stato lui che ti ha regalato il vestito?-sbuffa. Non ho mai visto Griffin arrabbiato così.
-Potete scusarci due minuti? Con permesso.-
-Prego- prendo Griffin per il braccio e lo faccio spostare di qualche metro da dove ci trovavamo prima.
-Allora? È suo questo vestito?-domanda.
-Sì, Griffin. È stato lui a regalarmi il vestito. Ma che problema hai?- inizio ad alzare un po' la voce, perchè non mi piace come si sta comportando. Mi fa fare una brutta figura così.
-Che problema ho? Il mio problema è quell'Evan!-
-Ma è assurdo, prima eri eccitatissimo dall'idea di incontrarlo. Ora che ti prende? Pensavo ti piacesse. Anzi sei stato tu a dirlo!-
-Beh, ho cambiato idea. Che c'è ora una persona non si può ricredere?-domanda.
-Certo, ma non senza motivo. Che cos'è che ti ha fatto cambiare idea?-domando pacatamente.
-Non mi piace il modo in cui ti guarda.- incrocia le braccia e guarda prima Evan e Jace alle mie spalle, poi me.
-Cosa? E da quando ti interessi del mondo in cui mi tocca la gente, Griffin?- marco il suo nome, perchè la situazione sta diventando ingestibile persino per me.
-Da ora.- Griffin raggiunge gli altri lasciandomi lì da sola ancora più confusa di prima. Ritorno anche io al tavolo. -Scusate piccole divergenze risolvibile- faccio un sorriso di scuse a Evan e Jace e guardo torva Griffin nel caso gli venisse in mente di fare qualche cazzata.
-Non preoccuparti- Evan mi guarda dritta negli occhi per cercare di capire cosa sia successo.
-Già, non preoccuparti come se non ci avessi fatto aspettare abbastanza tempo. 30 minuti di ritardo e in più porti uno sconosciuto. Che non succeda mai più. Odio i ritardatari!- Jace mi trafigge letteralmente con lo sguardo, ed ora so che il mio piano è stato geniale come sempre.
-Jace..-mi avvicino a lui con fare seducente -dovresti sapere che una donna si deve far sempre desiderare. Spero che il mio ritardo non ti abbia creato altri problemi oltre a quello di aspettare.- gli poggio una mano sul petto e gli faccio uno di quei sorrisi sexy che solo io so fare. Uno di quelli che fanno cadere gli uomini ai miei piedi. Jace sposta la mia mano e sorride -No,tranquilla- e si va a sedere al suo posto. Evan lo guarda e poi ci fa accomodare anche a noi.
-Evan manca un posto per Griffin-sorrido trionfante, ma lui invece riesce a fregarmi.
-No Alyssa, è quello il posto di Griffin.-lo indica e mi guarda con la testa inclinata e sorridendo. Bastardo, lo ha fatto apposta. Sapeva che gioco stavo giocando. Ma come?
-Come facevi a sapere che avrei portato qualcuno?-
-Ho le mie fonti-
-Fai seguire tutti i tuoi scrittori?-chiedo ironicamente.
Ride di gusto -No, Alyssa- anche Jace inizia a ridere e dice:-Diciamo che ci piace tenere d'occhio le prede-
-Chi è il tuo amico?- mi domanda Evan.
-Lui è..-
-Il suo ragazzo- interviene Griffin.
-Cosa?- voglio spiegazioni. Che cavolo gli prende? Griffin mi guarda corrucciato e ho l'impressione di avergli spezzato il cuore. Sapeva che io non ho ragazzi, allora perchè spacciarsi per tale.
-Credo che io debba andare, mi dispiace.- si alza e si dirige alla porta. Succede tutto così in fretta, non faccio nemmeno in tempo ad alzarmi che lui è già scomparso dietro la porta d' ingresso. Non mi importa.
-Scusatelo, non è stato addomesticato bene. Dicevamo?- mi guardano entrambi con un sopracciglio alzato. Sorpresi? L'ho detto che ancora non avevano visto la mia sfacciatagine.
Evan mi guarda e si strofina il mento con il pollice e l'indice, come se stesse pensando. A cosa?
-Andiamo dritti al sodo o continuiamo con queste pagliacciate?- Jace guarda Evan come se gli stesse dicendo di sbrigarsi. Che cosa vogliono dirmi?
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Salve a tutti, volevo ringraziare chi mi segue, chi vota la mia storia e chi si sta già appassionando. Sono felice. Grazie davvero!♥ Volevo ringraziare fede_for_music perchè mi ha aiutato a trovare il nome del nostro famigerato Evan Metthew. Grazie migliore amica♥♥♥. Ed infine un grazie a quelle pesti di mie compagne che adorano prendere in giro la mia storia. Grazie di tutto mie lettrici, siete fantastiche! :*
Rose♥

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