le mie spiagge libere

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Forse sei proprio te, dovresti avere più o meno la mia età e fortunatamente hai mantenuto la tua forma fisica!!
Avete presente quei bimbi un po' robustelli con la pancia che nasconde il giro vita? Collo già  taurino e una vivacità irrefrenabile? Avevo come vicini di ombrellone, rigorosamente in spiaggia libera, una famiglia di romani doc. mamma e papà sui 90/120 kg e un figlio vivacissimo dalla pelle uniformemente colore noce già a giugno, perfino sotto la piega della pancia, mentre le sere di agosto lo potevi riconoscere solo dal bianco degli occhi. Ovviamente non ho mai visto i genitori spalmargli un minimo di crema solare protezione 1 ed era refrattario ai nei. Mangiava a qualsiasi ora e stava perennemente in acqua anche all'ora di pranzo quando io invece, con maglietta e crema protettiva, dovevo stare sotto l'ombrellone fino alle 17.
"Papa, mamma perché non posso andare in acqua dopo mangiato come Gianni? ...Perché rischi un blocco della digestione!" Boh! Io magro sotto l'ombrello e lui in carne sotto il sole delle 14 perennemente bagnato...qualcosa non tornava.
Ancora ho presente davanti a me la scena di lui in acqua che saltava i primi cavalloni pomeridiani con una cotoletta impanata stretta nella mano destra e un uovo sodo nella sinistra ... praticamente proteine in stereo. Un salto ed un morso, un salto ed un morso, un salto e giù nell'acqua a faccia avanti tentando di salvare il suo cibo alzando le braccia verso l'alto. Quando è riemerso, la panatura della cotoletta si confondeva con la sabbia ma lui senza alcun problema gli diede subito un bel morso e dopo una leggera masticazione chiamò la mamma dicendo: " A maa, la cotoletta è più bona cor sale del mare." Che invidia! E pensare che anch'io mangiavo la cotoletta ma sotto l'ombrellone e non a mani nude ma con un fazzoletto di carta per non sporcarmi e dopo essermi lavato le mani con il sapone...qualcosa continuava a non tornare.
Con Gianni giocavamo a bilie sulla sabbia ed era bravissimo, aveva una risposta per tutti, piccoli e grandi e faceva ridere le ragazzine. Certo il suo linguaggio era un po' colorito e le ragazze sorridevano del suo aspetto fisico ma lui non demordeva.
Erano i primi anni di biologia in cui era comparso un certo Darwin con la sua teoria  sull' evoluzione della specie e pensavo che Gianni poteva rientrare benissimo in questa teoria. Gianni sarebbe stato in grado di sopravvivere ai cambiamenti climatici, al buco dell'ozono, ai raggi gamma, alle radiazione, agli OGM, al meteorite, alle ragazzine belle e antipatiche...insomma a parte il fisico non proprio scultoreo era una figura mitologica.
Vogliamo parlare dei genitori di Gianni?
Mai in apprensione, neanche quando spariva al largo mentre i miei erano preoccupati per lui in riva al mare scrutando l'orizzonte per poi vederlo tornare a piedi sulla riva perché la corrente l'aveva portato lontano verso altri lidi.
Dopo un paio d'anni i miei decisero di spostarsi in uno stabilimento e affittare una cabina ma compagni come Gianni non li ho più trovati. I pranzi si consumavano sul patio davanti alle cabine sui tavoli da pic nic e il cibo dei vicini era sempre smisurato...parmigiana, pomodori con il riso, supplì, frittate con zucchine e patate, pizza rossa al posto del pane e bibite gassate con le cannucce per i più piccoli e alla fine  l'immancabile cocomero che veniva affettato sul tavolo come fosse un rito. Noi invece insalata di riso, prosciutto a fette, pane di Terni , grissini e quadratini di melone, albicocche o pesche...qualcosa continuava a non tornare. Però io, per non essere da meno degli altri ragazzini, usavo i grissini come cannucce nell'acqua e a forza di tirare, qualcosa di liquido in bocca arrivava.
Credo di ricordare che fu proprio una mamma della cabina accanto a dire..."certo che sto ragazzino è così secco...non magna niente!" Chissà se voleva dire che non mangiavo o non mi davano da mangiare...a posteriori credo la seconda.
Nel frattempo avevo iniziato a fare molto sport principalmente pallacanestro che ho seguito per molti anni divertendomi anche come istruttore, tennis, atletica leggera correndo i 100 e 200 metri, corse campestri i fine settima  e salto in lungo, con papà che mi portava allo stadio dell'Acqua Acetosa i fine settimana fungendo da personal trainer. E così da magrolino mi sono strutturato togliendomi la soddisfazione di vincere anche qualche medaglia, grazie ai miei genitori.
Ancora oggi preferisco le spiagge libere perché contengono una misticanza di cultura e  umanità oggi chiamata "diversity", che fa molto fico,  ma che non vedo tra i silenzi di uno stabilimento  seppur l'ordine, la simmetria, la comodità e la mia schiena mi spingono verso quest'ultimo.
Torno sempre volentieri tra le spiaggie libere di Fregene e ai cancelli di Ostia ma noto che il rispetto dei luoghi è cambiato, rispetto che ritrovo ancora in alcune spiagge libere del sud o della Sardegna dove non è sempre facile arrivarci, devi sudartele. Questo perché gli abitante del luogo rispettano la loro terra o perché pensi che le cose belle non sono facili da raggiungere e per questo le vuoi preservare con comportamenti rispettosi verso l'ambiente e le persone, con un linguaggio ed un tono adeguato hai silenzi del luogo.
Gianni e i suoi genitori raramente alzavano il tono di voce, si cercava sempre di dividere il cibo e l'ombrellone veniva piantato ad una distanza adeguata al rispetto della privacy dei vicini e se la spiaggia era affollata si camminava fino a trovare uno spazio rispettoso del luogo e dei suoi abitanti. A quel tempo non c'erano i cellulari e così capitava che io e Gianni per trovarci dovevamo passeggiare a lungo sulla riva.
In questo  la montagna ha molto da insegnare. 
Seppur gli stabilimenti ti rassicurano con i colori uniformi degli ombrelloni e dei lettini, la spiaggia libera ti allena alla diversità dei colori, al disordine, all'improvvisazione  insomma alla complessità della vita che sempre più ci spaventa e perciò cerchiamo di controllare.
Chiudo questo breve racconto della mia infanzia ricordando i gesti e gli sguardi di amore dei nostri genitori che ci portavano  al mare, sguardo carico di stupore e di felicità come se finalmente fossero riusciti a farci vivere qualcosa che loro probabilmente non sono riusciti ad avere come noi, sguardo che inizio a  rivedere solo nelle mamme e papà di stranieri quando portano i loro figli nel pomeriggio e insieme si gettano felici in acqua come fosse una liberazione.

Ciao Gianni mi piacerebbe incontrarti per  farci una partita  a carte con un buon fiasco di vino impagliato e i bicchieri da osteria, quelli sfaccettati che non riesco a trovare se non troppo di design e sentire i tuoi racconti di Mauro il secco per farci due risate delle nostre vite. Non so perché ma ti immagino sorridente e saggio, capelli ancora neri ma spero con qualche neo.

Amici della spiaggia liberaWhere stories live. Discover now