We're going to have so much fun

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Bellamy

Ci mancavano solo le droghe.
Non bastavano tutti i casini in cui si è andata a ficcare alle superiori, è anche dovuta andare alla sua prima vera festa universitaria e farsi drogare da degli psicopatici pervertiti.
Perfetto, davvero.
Il freddo primaverile mi fa stringere le braccia intorno al bomber, sperando che mi riscaldi un po'. Non che mi freghi, anche se fosse il primo gennaio e ci fossero meno venti gradi, non mi muoverei da questo cazzo di portico. Non esiste che lasci una casa piena di ragazze prive di sensi senza sorveglianza. Se una di queste è Octavia, poi, anche meno.
Anche se, in effetti, O. era quella più cosciente. La Principessa ha detto di averla vista vomitare, e che probabilmente è per quello. La Principessa... la serata faceva già abbastanza schifo senza che mi si mettesse tra i piedi, a seguirmi come un cagnolino e impartire ordini a tutti, come se fosse il suo lavoro quello di proteggere le persone e non il mio.
Sento la porta aprirsi e la vedo apparire sulla soglia, come se l'avessi evocata con la forza del pensiero. Fantastico. Se questa cosa funziona, vorrei anzi qualcosa di piacevole, o utile. Tipo una birra, grazie.
Intanto si è avvicinata alla panchina e mi porge una delle due tazze che ha tra le mani. "Ti ho portato un po' di caffè."
Accetto senza dire una parola. Si è cambiata nel frattempo, adesso ha un pigiama giallo nascosto sotto una vestaglia di spugna rosa. Si veste anche come una ragazzina viziata, oltre a comportarcisi.
Mi si siede accanto, senza chiedere nulla, come al suo solito. Tutto le è dovuto, d'altronde, come a tutti i privilegiati. Il fatto che questa sia la sua casa non fa la minima differenza, avrebbe potuto chiedere.
"Octavia sta dormendo," afferma, non appena le sue chiappe reali si poggiano sui cuscini.
"Lo immaginavo." Il caffè è buono, comunque.
"Quindi, non c'è bisogno che rimani qui."
"Lo decido io se ce n'è bisogno o meno. E non me ne vado."
Sorride brevemente prima di dare un sorso. "Lo immaginavo. Ecco perché ti ho portato il caffè."
"Perché me l'hai chiesto, allora?"
"Valeva la pena provarci."
"E perché?"
"Oh, non fare quella faccia. Le ragazze sono al sicuro dentro casa, non c'è nessun pericolo. Mi facevi pena, qua fuori al freddo senza motivo nel mezzo della notte."
I miei vestiti frusciano mentre ruoto il busto verso di lei. "Sai, Principessa, non decidi tu se gli altri hanno un motivo o meno per fare le cose."
Mi rivolge uno sguardo confuso e prima che riesca a dire qualcosa, un tipo dai capelli lunghi comincia a salire i gradini del portico.
"Ehi, trovati il tuo soprannome."
"Finn! Cosa ci fai qui?"
"Sono venuto a controllarti, Principessa," e mi lancia uno sguardo ammonitore. Come se me ne fregasse qualcosa.
Lei si alza in piedi, sospettosa. "Perché, c'è qualcosa che non va?"
"Non avete saputo?"
È giunto anche il mio momento di alzarmi. "No, cos'è successo?"
"Clarke... una ragazza di nome Charlotte, una matricola, è stata violentata nel suo dormitorio, stanotte."
"Oddio," la vedo lanciarsi praticamente in avanti. "Dove? Quando?"
"Nell'Ala Est. Io..."
"Ehi, ehi, ehi, voi due," li interrompo. "Questo è il mio lavoro. Tornatevene a dormire. Devo chiamare il capo."
Clarke mi fissa. "Kane? Non puoi sul serio voler chiamare Kane."
Il pensiero di non essere il solo a non sopportarlo mi da' conforto, anche se minimo. "È il mio capo. Come ho detto, devo. E Clarke..."
"Cosa," risponde, secca, come se sapesse che quello che sto per dirle non le piacerà.
"Vuoi proteggere le tue sorelle? Stai qui e controlla che non entri nessuno."
"Ma Charlotte..."
"Ci penso io a Charlotte. E tu, tizio..."
"Finn."
"Finn, come ti pare. Se cerca di andarsene, chiudila dentro. Lei o chiunque cerchi di uscire stanotte. Intesi?"
"Intesi."
La sento protestare alle mie spalle, ma non mi fermo ad ascoltare quello che dice. Il dovere chiama.


**


Sono almeno venti minuti che Murphy mi rompe le palle, facendo roteare avanti e indietro il coltellino con la mano destra. "La vuoi piantare?"
Kane sta per arrivare, e non è mai contento di essere svegliato nel mezzo della notte. Non piace a nessun essere umano, e mi piacerebbe poterglielo dire, visto che perlomeno lui può dormire sogni beati mentre lascia noi a fare il suo lavoro. D'altronde, come amicone del Preside, è un altro privilegiato. Talmente tanto privilegiato che mi tocca restare a congelarmi il culo fuori dall'Ala Est mentre aspettiamo che arrivi a decidere il da farsi.
Intanto Murphy si è rimesso il coltello in tasca, offeso. Per essere un criminale, è una signorina permalosa.
Il cart frena davanti a noi, e il Grande Capo scende tallonato da Atom. Deve aver lasciato Miller appostato all'ospedale con Charlotte.
"Ragazzi," ci saluta con un cenno del capo. "È una cosa seria. Voglio pattugliamenti notturni su tutte le strade d'ora in poi. Dormitori e Confraternite, entrambi."
"Sissignore," rispondiamo in coretto da bravi soldatini - che noia.
"Avete controllato la stanza?"
"Sissignore. Non ci sono indizi su chi possa essere stato. Ho pensato che potrei rimanere qui a sorvegliare la situazione stanotte, non si sa mai."
"Bravo, Murphy."
Più che altro ruffiano, come al suo solito. Fisso lo sguardo su Kane per evitare di roteare gli occhi al cielo.
"Signore...," si fa avanti Atom. "Penso che dovremmo chiamare la polizia, a questo punto."
"Il vostro compito non è pensare. È eseguire gli ordini."
"Ma..."
"Non ho intenzione di coinvolgere la polizia in una questione di seconda mano come questa."
Seconda mano? Vallo a dire alla ragazzina violentata. Mi mordo la lingua prima di dirlo davvero. Per quanto mi secchi ammetterlo, nemmeno io sono dell'idea di coinvolgere gli sbirri.
"Possiamo gestirla tranquillamente da soli. E poi, non siete qui per quel programma dei servizi sociali, voi tre? Pensavo che la odiaste, la polizia."
"Sissignore," mi sforzo di rispondere con gli altri. Come se ne sapesse qualcosa, lui, del come sono finito qui, o se questo mi faccia odiare la polizia o meno. Non che importi, visto che la cosa fondamentale qui sarebbe proteggere le ragazze, non il nostro orgoglio di guardie del campus.
Il cellulare gli squilla in quel momento. Ci ammonisce con lo sguardo mentre si allontana per prendere la telefonata. Murphy guarda Atom di sottecchi, schifato. Come se l'avesse tradito, pensando di chiamare gli sbirri.
"Ragazzi...," Kane torna indietro con il telefono alla mano. "Era Miller. Charlotte si è tolta la vita."
Porca puttana. Cazzo, Charlotte! Non l'ho mai conosciuta, eppure mi prende una fitta di rabbia e risentimento. Avrà avuto dei fratelli? Qualcuno che in questo momento vorrebbe tagliare la gola al responsabile?
"Si è buttata dalla finestra. Miller non si è accorto di niente," persino Kane sembra aver perso la sua aura di onnipotenza.
"Adesso mi sembra veramente il caso di chiamare la polizia," Atom non demorde, come un cane con l'osso. Più che altro un cucciolo, visto come si ritrae quando Kane si rivolta verso di lui, frustrato. "E farci sospendere tutti per negligenza? Miller era fuori dalla stanza, cosa pensi...," si strofina una guancia con la mano destra. "No. Nessuno deve saperlo. E nemmeno della droga. La gestiremo internamente."
Apro la bocca per parlare, ma Atom deve avere averlo fatto incazzare abbastanza per tutti, perché mi interrompe. "Blake, non ti sei fatto beccare per stare vicino a tua sorella?" Ok, a quanto pare ne sa qualcosa di come sono finito qui. Il Preside e la sua lingua lunga, sicuro. "Cosa pensi succederà al tuo prezioso programma di recupero se salta fuori questa storia? Jaha avrà le mani legate, e voialtri tornerete a raccogliere lo schifo agli angoli delle strade. È questo quello che vuoi?"
"Nossignore."
Non ho intenzione di separarmi da O. Soprattutto non adesso che ho la conferma di aver fatto bene a seguirla. Kane ha ragione. Non abbiamo bisogno di nessuno. Un paio di maniaci possiamo gestirli senza problemi. In più, se la notizia diventasse pubblica, creerebbe solo il panico. Kane ha ragione, dannazione.
Ed è meglio che vada a dirlo a Clarke e alla sua banda prima che decidano di andare ad affiggere dei manifesti sulla questione.

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