Uso vago del linguaggio della sessualità

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Avendo visto quanto facilmente il linguaggio della sessualità si presta a una comunicazione oscura, osserviamo alcuni esempi di sfruttamento di questo fenomeno.

Talvolta questo sfruttamento è intenzionale: quando si parla di sessualità con lo scopo conscio di ingannare gli uditori, per esempio, di distogliere la loro attenzione su certi fatti per portarla a considerarne altri. Come osserva Michel Foucault in La volontà di sapere, un potere che controlla la sessualità delle persone è un potere che controlla le persone; da sempre la società cerca di conoscere e normare la vita sessuale, e uno dei mezzi più usati è proprio il discorso: il discorso pubblico, l'omelia del sacerdote, la confessione, l'educazione sessuale nelle scuole.

Talvolta, però, potrebbe trattarsi di niente di più che di errori ingenui, imprecisioni, sviste. Questo è più che possibile, considerato che, come abbiamo visto, è il linguaggio stesso della sessualità, nella sua semantica, ad essere spesso terribilmente vago. Cadere in vaghezze e imprecisioni, è un rischio sempre presente, a volte allettante. È inevitabile che in questa stessa tesi siano presenti quegli stessi errori che essa condanna.

"Scelte sessuali"

Riprendiamo il passo di Magda Santangelo:

"Quello che sta mutando nella società è la volontà di conoscere e comprendere una percentuale d'individui che si distingue da noi esclusivamente nelle scelte sessuali".

Il termine "scelta sessuale" è fuorviante. Rimanda infatti a una libertà di scelta.

Ora, la questione se l'omosessualità sia una scelta o no compare molto spesso nei dibattiti, soprattutto in quelli televisivi. In questi contesti ci viene presentato uno schieramento che fa riflettere sull'innatezza dell'orientamento sessuale e sulle prove genetiche e biologiche, opposto a uno schieramento che sostiene che omosessuali si diventa, supportando la propria posizione con il riferimento ad alcune teorie psicoanalitiche o con la testimonianza di presunti ex-gay, individui che avrebbero vissuto una parte della loro vita da omosessuali, e che poi sarebbero diventati eterosessuali. Ma non serve molta intelligenza per capire che si tratta di un falso dibattito.

La tesi secondo cui omosessuali si diventa non equivale a quella secondo cui lo si sceglie. Anche se una delle tante teorie psicoanalitiche si rivelasse vera, e quindi un bambino diventa omosessuale a seguito di una ingombrante presenza della madre e di una assenza del padre, comunque l'omosessualità sarebbe qualcosa che capita al soggetto, non qualcosa che il soggetto sceglie.

Ma allora da dove nasce questo equivoco? Ancora una volta, dalla confusione tra orientamento e comportamento. Nel campo del comportamento, e solo nel campo del comportamento, hanno senso i concetti di "scelta" e "libertà". Un individuo infatti sceglie di avere relazioni sessuali, ma può scegliere di non averle. Ognuno è libero di fare quello che vuole. Invece, nel campo dell'orientamento questi concetti sono inconcepibili. Non si sceglie di essere gay o eterosessuale.

La questione dell'innatezza è irrilevante, dunque, per la questione della scelta. Che l'omosessualità sia innata o acquisita, essa comunque non è mai scelta dal soggetto. Come scrivono gli autori di uno dei più importanti studi recenti sulla sessualità, gli autori di Sexual Orientation, Controversy and Science,

"La questione della scelta dell'orientamento sessuale rappresenta una confusione intellettuale, e nessuna scoperta scientifica chiarirà il problema in modo interessante" .

Una confusione, cioè, tra la sfera dell'attività, del fare, e quella dell'attrazione, dell'essere.

Tornando al testo di Magda Santangelo, ciò che distingue gli eterosessuali dagli omosessuali non è tanto il comportamento sessuale (che molto spesso può anzi essere identico), bensì l'orientamento.

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