Nei giorni successivi Natasha fu assolta da tutti i doveri di Vedova Nera. Rimase in camera nonostante non l'avessero costretta, per organizzare il suo matrimonio. Chiese i pasti nella sua stanza poiché non desiderava andare in mensa e vedere nessuno, ma usò la scusa che voleva concentrarsi esclusivamente sul ricevimento. Non sarebbe stato nulla in grande, ma più qualcosa di formale. Non credeva neanche che ci sarebbero stati i testimoni, e se fosse stato il contrario non le avevano detto nulla. Non le importava del suo stupido matrimonio, almeno finché non sapeva qualcosa di più su James.
La sera prima del suo matrimonio non venne disturbata da nessuno. Probabilmente erano tutti troppo impegnati a festeggiare l'addio al celibato di Alexei per pensare al suo addio al nubilato. Ma a Natasha andava bene così, per la prima volta da giorni avrebbe avuto del tempo libero e c'era una cosa che moriva dalla voglia di fare da troppo tempo. Uscì fuori dalla finestra e si intrufolò nello stesso laboratorio dal quale, quasi due anni prima, aveva rubato i fascicoli del Soldato D'inverno. La sua speranza era quella di rileggere quei dati e scoprire cosa avevano fatto a James. Quando entrò la stanza era buia e dovette aspettare di abituarsi a quell'oscurità prima di sperare di poter vedere qualcosa. Cercò di arrivare alla scrivania che, aveva imparato, si trovava dal lato opposto dell'archivio, così da poter accendere la lanterna che di solito vi era appoggiata sopra. Ma prima di arrivarci venne attirata da una luce proveniente da dietro uno scaffale. Quando voltò l'angolo rimase pietrificata e dovette tapparsi la bocca con la mano per non urlare. Ecco che fine aveva fatto James. Rinchiuso in una capsula come un esperimento finito male, come se non fosse stato una persona. Li nessuno poteva vederla e Natasha si concesse il lusso di piangere. Si avvicinò. James aveva una mano, quella di metallo, premuta contro il vetro, gli occhi chiusi e un espressione triste in volto. La ragazza si chiese se avesse sofferto, se avesse provato a lottare. E nel buio di quella stanza sussurrò il suo nome nella sciocca speranza di poterlo risvegliare. Posò la sua mano su quella del soldato e la fronte sul vetro.
"Cosa ti hanno fatto? Non meriti un trattamento del genere. Sono sicura che tu sia un uomo migliore. Non sai quanto mi sarebbe piaciuto conoscere quel ragazzo di nome Bucky, ma credo sia morto tanto tempo fa." Si staccò e andò alla scrivania. Avrebbe voluto urlare fuori tutta la sua frustrazione per la sua impotenza. Ma si limitò a cercare il fascicolo. Una volta che lo ebbe trovato lo aprì.

Il soggetto Soldato D'inverno è stato per troppo tempo sotratto al condizionamento mentale. Riteniamo sia più prudente lasciarlo in uno stato vegetativo per un periodo non determinato e che, dopo ogni missione, venga sottoposto al condizionamento mentale.

Natasha sentì il sangue che le ribolliva nelle vene. Non era giusto! Non era giusto quello che era successo a James. Posò il fascicolo nonostante la forte tentazione di strapparlo in mille pezzi e tornò dal suo soldato.
"Ti prometto che proverò a liberarti. Non possono tenerci qui per sempre." Se fosse stato per lei sarebbe rimasta in quell'archivio per tutta la vita, ma un rumore la costrinse ad andare via. Provò ad essere forte e a non piangere ma non ci riuscì. Le era stata portata via punica cosa bella della sua vita. Non voleva tornare nella sua stanza, troppe cose le ricordavano i momenti passati con lui: il loro primo bacio; la prima volta che lei gli aveva detto di amarlo; la prima volta in cui si era concessa ad un uomo, e del fatto che fosse stato proprio James ne era estremamente contenta, non avrebbe sopporto l'idea che la sua prima volta fosse stata con Alexei. Natasha si asciugò gli occhi e si diresse verso la stanza di Yelena. Quella ragazza non era proprio di compagnia, ma il suo silenzio era quello di cui aveva bisogno ora. Bussò e una voce assonnata l'accolse.
"Chi è a quest'ora?" Quando aprì e si rese conto che ad aver bussato era stata Natasha, non potè trattenere un esclamazione di sorpresa. Ancora più grande fu quando la ragazza più piccola si gettò tra le sue braccia bisognosa di conforto. Yelena si irrigidì a quel contatto, ma non la scansò via. Chiuse la porta e la fece accomodare sul letto.
"Ragazza che ti è capitato? Hai pianto, si vede. Come mai?"
"È per James?"
"James?" Natasha fece di si con la testa mentre si passava una mano sul naso.
"Si, il Soldato D'inverno. Ci hanno scoperti e ora lo hanno congelato. Gli faranno un condizionamento mentale, vale a dire il lavaggio del cervello e sono sicura che non si ricorderà di noi. E non posso fare a meno di pensare che la colpa sia anche mia." Yelena si sedette a terra, di fronte alla ragazza.
"Si hai ragione, la colpa è tua quanto sua. Ma non credo che questo significhi che avete commesso un errore. Insomma siete probabilmente gli unici qui dentro che hanno vissuto, ma vissuto davvero. Avete avuto per un po una vita 'normale', nei limiti del KGB ovviamente. E se questo ti ha fatto stare bene, allora non poteva essere tanto sbagliato no?" Yelena non era brava con le parole, lo sapevano entrambe, ma a Natasha bastò. Poi calò quel silenzio che tra loro due non era imbarazzante. Yelena si accese una sigaretta e la offrì all'altra. Questa volta Natasha la prese.

1) Volevamo dirvi che non sappiamo se il compleanno di Natasha sia in inverno o in qualche altra stagione dato che non è specificato neanche l'anno. Ci è dato sapere solo che è nata agli inizi degli anni trenta. (Non so a voi, ma a me da fastidio il fatto che alcune cose siano sconosciute come, appunto, quando è nata o il nome di sua madre.)

Black WidowWhere stories live. Discover now