Fazione nemica

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-PAGADINA-

Richiesta di La_bimba_di_Cichito

<Hey ma cosa ti prende?> domandò Ettore, il capo, rivolgendosi alla sua miglior recluta.
<A che ti riferisci?> rispose lui intento a medicarsi la ferita sul viso.
Precisamente sullo zigomo destro, quel taglio provocato dall'ultimo scontro con la fazione nemica aveva rovinato il suo bello zigomo appuntito.
<Oggi ho visto che eri un po' strano... È tutto okay? Se hai qualche problema possiamo parlarne e risolvere e-> continuò Ettore gesticolando.
<Non capisco di che parli> sentenziò Michele, o meglio, Piadina, che in realtà era perfettamente a conoscenza di quello che l'amico cercava di dirgli.
<Quel ragazzo, il vice del generale della fazione nemica... Voi, insomma, voi vi conoscete?>
<No>
Certo che si conoscevano.
I due giovani innamorati erano in due fazioni diverse, fazioni nemiche.
Quest'ultime furono costrette ad unire le loro forze per andare contro ad un'altra fazione, una fazione più forte di loro, il nemico comune.
Piadina non sapeva se fosse un male o un bene per loro due, avrebbero dovuto incontrarsi spesso e ormai non più per farsi guerra a vicenda, ma per elaborare piani e collaborare.
Avendo lui e il ragazzo della fazione nemica l'incarico di vice capi, reclute scelte dal rispettivo capo, avrebbero dovuto passare molto tempo insieme, soli, per fare da tramite ai due generali.
Questo spaventava ancora di più il ragazzo con il taglio sullo zigomo, avrebbe voluto solo dimenticarlo e questo non aiutava.
<Ah oh, sembravi strano, come se vi conosceste già> continuò Ettore portando una mano tra i suoi ricci neri.
<Va bene, non fa nulla, ora riposa. Domani ci aspetta una lunga giornata di pianificazione con... Con la fazione nemica, chi l'avrebbe mai detto> disse uscendo dalla piccola baracca lasciando solo Piadina.
Lui si portò le mani sulla fronte, sospirò e una lacrima che per tutta la conversazione aveva cercato di scacciare, si liberò bagnando la sua guancia.
Uscì dalla piccola stanza allestita per essere un'infermeria e si diresse nelle stanze comuni dei soldati per appoggiare la testa sul cuscino e chiudere gli occhi.

<Grazie per essersi fidato di me generale, comprendo la sua iniziale incertezza, insomma, venire nella nostra base senza esercito, accompagnato solo dal suo vice non era il migliore degli inviti però abbiamo bisogno che l'operazione rimanga il più segreta possibile> concluse il generale della fazione nemica bevendo un sorso d'acqua dal bicchiere di vetro rosso che aveva davanti.
<Proprio per questo sarai tu a comunicarlo al tuo esercito una volta tornato in base con lui> aggiunse poi, indicando Piadina.
Nella stanza c'era silenzio, l'unico rumore udibile era quello della piccola e vecchia stufetta che andava e andava, cercando di scaldare i corpi dei soldati presenti.
Il generale appoggiò il bicchiere sul tavolo, guardandolo attentamente per poi dire:
<Bene, ora noi due parleremo del piano e della tecnica che adotteremo, invece Paga> disse riferendosi al ragazzo biondo che stava fermo in un angolo, il suo vice <porterà il tuo soldato nel nostro magazzino. Ci serviranno moltissime risorse quindi voglio che tu prenda tutte le armi e le risorse mediche che non avete in base, capito ragazzo?>
Piadina annuì, era pero spaventato dall'idea di stare in una stanza solo con quel ragazzo, Paga.
<Seguimi> bisbigliò proprio lui.
Uscirono dal piccolo edificio che faceva parte di un grandissimo spazio aperto occupato da numerosi altri edifici costruiti a formare la base del generale.
I due ragazzi camminarono a passo tranquillo, cosa che Piadina gradiva molto: qualsiasi cosa avrebbe potuto posticipare l'essere chiuso in una stanza con Paga, in quel momento, era di suo gradimento.
Gli edifici erano alti e con poche finestre, probabilmente lì c'erano dei laboratori o le stanze dei soldati o, ancora, qualcosa di segreto.
C'erano anche delle piccole baracche, come nell'accampamento di Piadina, sparse tra le mura che delimitavano la base.
Erano verdi scure, forse qualcuna era rossa o forse era solo la ruggine a dargli quel colore.
Da una di esse uscì una persona, a Piadina sembrò una ragazza, aveva una valigetta bianca con una croce rossa al centro, segno che conteneva strumenti medici, come una cassetta di pronto soccorso solo più attrezzata.
Quelle le usava anche Piadina nella sua base.
<Eccoci, entra pure> disse Paga sorridendo, passando una tessera che teneva legata al collo davanti ad un aggeggio con un display illuminato, attaccato alla parete.
La porta si aprì con uno scatto, facendo il tipico rumore delle porte di metallo.
L'unica cosa presente all'interno erano scaffali molto alti.
Solo scaffali di ferro dove, nei vari ripiani, erano sistemati fucili, pistole, granate e qualsiasi altro tipo di arma. Kit medici e siringhe, insomma, tutto ciò di cui avevano bisogno per essere preparati al massimo.
<Bene, puoi prendere quello che ti serve, se devi fare domande chiedi pure> disse il biondino continuando a sorridere.
Piadina si avvicinò al primo scaffale, cercava di fare mente locale per capire quali armi avevano già in base e quali avrebbe dovuto prendere.
Si sporse toccando lentamente uno dei fucili esposti.
Una mano, intanto, si posò sul suo fianco.
Non se ne accorse per via della grossa corazza antiproiettile che teneva sotto al giubbotto blu.
Un'altra mano si posò sull'atro fianco, quello sinistro, accarezzando con l'indice snello il corpo di Piadina anche se l'unica cosa che poteva toccare era la sua giacca.
<Paga> disse secco Piadina serrando gli occhi e grugnando i denti mettendo così in risalto la mascella.
<Sì?> rispose lui ironicamente ingenuo continuando il movimento con l'indice.
Piadina si spostò, girandosi verso il biondo.
<Che ti sia chiaro, non siamo più come una volta quindi non hai più il permesso di toccarmi>
<Eppure ti piaceva così tanto> ribatté Paga in tono di sfida.
<Senti, non ho intenzione di parlare con te di questo perché ne abbiamo già discusso. Non possiamo stare insieme, siamo in due fazioni che si fanno guerra, un giorno qualcuno dei miei soldati o io stesso spareremo e quel proiettile colpirà te e->
<Ma che stai dicendo?!> lo interruppe bruscamente Paga confuso dalle sue parole.
<FAMMI FINIRE> urlò violentemente Piadina.
Il biondo indietreggiò con sguardo spaventato, non aveva mai urlato così con lui.
<Per favore...> continuò chinando la testa e chiudendo gli occhi per impedire alle lacrime di uscire.
<Io non potrei mai perdonarmelo se ti succedesse qualcosa per colpa mia o per colpa di uno dei miei, non voglio prendermela con loro, non potrei mai un domani fargli una colpa per aver ucciso il mio ragazzo che però era nella fazione nemica, è assurdo, mi prenderebbero per pazzo..> spiegò confusamente.
<Probabilmente anche tu ora mi stai prendendo per pazzo, ma quello che dico è vero. Prima o poi a uno dei due capiterà qualcosa, qualcosa di brutto, per mano dell'altro e io non voglio che succeda... quindi è meglio se facciamo finta di non conoscerci, dobbiamo dimenticarci l'uno dell'altro> concluse Piadina tornando a dare le spalle al ragazzo, iniziando da capo a valutare tutti i fucili.
<Io... Non so davvero cosa dire. Solitamente ho sempre la parola pronta, sono bravo con i discorsi e lo sai, ma ora...> confessò tristemente il biondino giocherellando nervosamente con le mani.
<Ti amo Paga, lo sai, il fatto che abbia deciso di terminare la nostra storia per paura non implica il fatto che non ti ami più, anzi... Non passa giorno in cui non ti penso, mi addormento con il tuo viso stampato nella mente, ho nostalgia dei baci che mi davi... Quindi è vero che ti amo, ma non possiamo> disse Piadina ancora girato verso lo scaffale delle armi, facendosi scappare una lacrima.
Poi un'altra, un'altra ancora e poi altre due e poi non riuscì più a fermarsi.
La mano calda di Paga gli si posò su una spalla, forse il suo pianto era fuori luogo, o forse no.
<Sto bene> continuò mentre, finalmente, tornò a guardare il suo amato.
Si tolse il giubbotto blu, era così caldo e pesante, poi tolse la felpa nera slacciando la cerniera, mostrando le forti braccia.
<Oddio! Cos'è quello?!> urlò Paga.
L'altro ragazzo si guardò intorno confuso, non capendo ciò che l'altro intendeva.
<Il tuo braccio, è un taglio molto brutto, non l'hai medicato> spiegò avvicinandosi a uno degli scaffali di cui la stanza era piena e prendendo una valigetta medica.
<Vieni> continuò mentre la apriva.
<Oh... Non c'è n'è bisogno tranqu->
<Sembra abbastanza profondo, come hai fatto a non notarlo? Andiamo, vieni>
Paga riuscì a convincerlo, così Piadina si avvicinò a lui rassegnato tendendogli il braccio mentre dava un'occhiata lui stesso alla sua ferita.
Non ci aveva fatto caso, doveva essere una ferita fresca altrimenti si sarebbe già chiusa.
<Comunque... Tu pensi che questa nostra "alleanza", quella delle nostre fazioni, porterà a qualcosa di buono o resteremo comunque nemici?> domandò Piadina.
<No, dopo aver sconfitto la base più potente torneremo a farci guerra> rispose Paga tristemente intento a tamponare il taglio con cotone e disinfettante rosso.
<Io penso di no, e quando sono sicuro di una cosa è così> disse l'altro irrimovibile dalla sua idea.
<Scommettiamo?>
Con un ghigno sulla faccia, Paga, guardò negli occhi il ragazzo che aveva di fronte.
<Non mi piacciono le scommesse>
rispose Piadina.
<A me si... Dai, facciamo una scommessa, vediamo se vinci o perdi> sorrise il biondo mentre fasciava con della garza sterile il punto del braccio ferito.
<Okay, allora mhhh... Scommetto che non hai il coraggio di baciarmi...> disse sicuro Piadina.
In realtà dentro di sé tremava di paura, era così insicuro.
Baciarlo sarebbe stato un controsenso rispetto a quello che aveva detto in precedenza e, soprattutto, tornare consapevole del fatto che dopo quel bacio non ce ne sarebbero potuti essere altri feceva male.
Anche Paga tentennava, inizialmente si bloccò, non si aspettava una proposta del genere.
Però lui non era tipo da perdere le scommesse, e baciarlo non gli sarebbe dispiaciuto, anzi...
Per quanto fosse sbagliato, seguí il cuore.
Allontanò le sue mani dal braccio di Piadina che erano rimaste incollate ad esso nonostante avesse già finito di medicare il taglio.
Lo guardò intensamente, respirando a fatica.
Si sporse in avanti e senza esitazione, convinto di ciò che stava facendo, uní le loro labbra.
Piadina rimase spiazzato, era sorpreso.
Le loro labbra si muovevano lentamente le une sulle altre.
Le loro lingue facevano movimenti che era il cuore a dettare, non il cervello.
Si stavano confessando tutto il loro amore.
I piccoli respiri che facevano erano come tanti "ti amo" che si sussurravano tra le labbra.
Si amavano tanto e non avrebbero mai smesso di farlo.
Non avrebbero mai smesso di farlo anche se uno dei due avrebbe sparato all'altro.




Spazio autrice
LO SO, sono inattiva da più di un mese e mi dispiace moltissimo.
Ho avuto problemi con lo scrivere, non so che mi è preso e, conoscendomi, non vi prometto che da adesso in poi sarò costantemente attiva, soprattutto in questa settimana dato che sono in vacanza e lo stare sui social e su wattpad non è la mia priorità.
D'altro canto però potrei occupare il tempo in spiaggia scrivendo tutti i tantissimi capitoli che mi avete chiesto e che ancora aspettate, salvo un altro blocco dello scrittore.
Vi prometto che mi impegnerò <3 La_bimba_di_Cichito, spero che la one shot ti sia piaciuta!
Al prossimo capitolo!💕

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