18 - Truth and melancholy

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[parole: 6846]

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FUTAKUCHI

Ora dirò una frase scontatissima che dicono tutti i bad boy dei romanzi: lei non è come le altre.

Lo so lo so, veramente triste da parte mia, ma non intendevo in quel senso, ve lo posso assicurare.

Tokyo, da che la conosco (si, compreso quando eravamo piccoli) era sempre stata una ragazza aperta.
Non poteva nascondere i suoi sentimenti, o meglio, se non erano troppo forti anche si, riusciva spesso a opprimerli e lo mostrava tutte le volte che non si era mai messa a piangere per nessun insulto, angheria eccetera, sempre incrollabile agli occhi altrui...ma nel momento in cui le emozioni erano troppe tutte insieme e troppo forti per la sua testa, era impossibile non accorgersi che stava male.
Lo vedevi, nei suoi occhi, nelle sue gesta, nel suo comportamento, era tutto più...morto. E questa cosa era soprattutto divenuta più marcata  da quando era cambiata.
Da piccola aveva sempre l'espressione un po' giù...per vari motivi, ma la Tokyo "nuova" era una bomba, al primo accenno di silenzio da parte sua era inevitabile farsi qualche domanda a riguardo.
Era pressoché allegra, sempre puntigliosa e pronta a scherzare con chiunque e su chiunque, eccitata alla sola idea di giocare, iperattiva, egocentrica ma comunque gentile con tutti quelli che meritassero quel privilegio.

Parte di lei era diventata incredibilmente forte, ma c'era ancora la vecchia lei, sepolta da qualche parte, ne ero sicuro...e quella che avevo davanti io in quel momento, era sicuramente quella parte di lei.

"Cavolo...sembra che tu abbia schiacciato i vetri con le mani" commentai alla vista della sua mano piena di graffi e ferite poco profonde, ma da non scherzarci sopra, tutte ancora aperte.
"Sicura di aver solo rotto un bicchiere?"

"Si" confermò con gli occhi nel vuoto.

Non che comunque fossero da chissà che parte solitamente, ma anche se avesse ancora avuto la vista sono sicuro che avrebbe fissato il vuoto lo stesso.

"Te la sei fasciata da sola?" chiesi ancora gettando con un lancio nel cestino la benda malconcia e sporca di sangue.

"Si"

"E tuo fratello?"

"Ho ancora le braccia e una testa per pensare e agire, i miei restanti sensi sono più sviluppati del resto dei ciechi e so come medicarmi una ferita. Non devo per forza affidarmi a chiunque e men che meno pesare a mio fratello ogni volta. Posso anche farcela da sola" sbottò a denti stretti togliendo la mano dalle mie.

Non fui per nulla sorpreso dalla risposta, mi ero già abituato alla sua acidità e non potevo farci granché anche volendo.
Le presi il polso ignorandola e tornai a concentrarmi sulle sue ferite.
"Non intendevo questo, comunque, indipendenza o meno, l'hai fasciata di merda"

"Tsk!"

Alzai gli occhi al cielo, mi allontanai dal lettino su cui l'avevo fatta sedere e cominciai a sgarfare dentro gli armadietti dell'infermiera in cerca anche solo del minimo necessario per poter migliorare la situazione.

L'infermiera non c'era, non arrivava mai così presto, ma lasciava sempre la stanza aperta in modo che se qualcuno si facesse male poteva anche sbrigarsela da solo.
Infermiera inutile? Si, soprattutto se per la maggior parte del tempo stava a fumare alla finestra guardando annoiata quelli del club di atletica correre in cortile.
Uno poteva morire di crepa cuore che prima che lei si muovesse a telefonare ad un'ambulanza o a prestare il primo soccorso quello si era già reincarnato cinque volte.

Different || Haikyuu || Kenji FutakuchiOù les histoires vivent. Découvrez maintenant