16 - The beginning

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[parole: 5617]

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NARRATRICE

Fine maggio, giovedì, ore 5:52.

Il sole sorgeva dietro le montagne, i prati e i palazzi, le macchine cominciarono a riempire le strade e chi non ne era munito riempiva le stazioni, chi di fretta per andare a lavoro e chi mezzo assonnato prima di un nuovo giorno di scuola. La leggera brezza di prima mattina scuoteva leggermente le chiome degli alberi su cui i primi uccellini si posavano per cantare.  La luce calda del sole andava in contrasto con la freschezza del primo mattino ed entrambe entravano nelle cade di chi aveva già spalancato le finestre.
Essa entrava e filtrava dappertutto, anche dentro i corridoi dell'ospedale Hokiri di Sendai, illuminava le pareti asettiche e il pavimento lucido dato dalla cera, dava un po' di vita alle camere dei pazienti ancora dormienti, mattinieri o semplicemente ai letti vuoti di chi, ahimè, non era riuscito a superare la notte. Faceva cominciare loro la giornata, pazienti, medici, dottori, infermieri, addetti alle pulizie, chiunque cominciava la giornata in quel luogo tanto triste quanto allegro il reparto dedicato ai bambini, con le pareti colorate e i loro disegni appesi per tutti i corridoi e le stanze.
Sembrava un giornata come le altre, ma qualcosa stava per migliorarla.

"Buongiorno dottor. Akagi!" esclamò l'infermiera dietro il bancone vedendo entrare l'uomo in reparto.

Quest'ultimo si stropicciò un occhio prendendo da sopra il bancone un plico di fogli pinzati insieme, cominciando a leggerli svogliatamente.
Un uomo di altezza media, sulla trentina, con i capelli castani tutti arruffati e i segni della barba tagliata, gli occhi dorati erano contornati da delle occhiaie piuttosto visibili e sotto di essi, sulle guance e un po' in tutto il viso, c'erano delle leggere spruzzate di lentiggini. Indossava un lungo camice bianco tenuto aperto con il taschino pieno di penne e matite, a primo impatto non si direbbe un dottore e nonostante l'aspetto un po' malandato aveva l'aria piuttosto simpatica.

"'Giorno" disse cacciando uno sbadiglio.

"È ancora distrutto per ieri?"

"Non me ne parli" sospirò. "Certi pazienti li appenderei alla bacheca" ammise cominciando a camminare per il corridoio seguito dall'infermeria, con gli occhi ancora intenti a leggere le analisi di un paziente.

"Novità?" chiese la donna.

"No, fai dire al paziente della camera 248 che sta meglio di me" sbuffò passandosi una mano tra i capelli. "Non sopporto le persone ipocondriache, abbiamo pazienti che stanno davvero male"

"Quindi? Non posso mica dirglielo così dottore"

L'uomo sospirò pensando a una risposta più da persona che salva le vite altrui. "Uhm...credo che certi pazienti abbiano solo bisogno di qualche attenzione...digli che dalle analisi non risulta niente di grave, prendi una caramella, fai finta che sia una pillola che lo farà guarire e vedrai che si sentirà meglio, non è la prima volta che ho a che fare con persone del genere. Poi dimettilo e fai liberare la stanza, dobbiamo trasferire lì quello che ieri è uscito dalla terapia intensiva" spiegò dando alla donna i fogli che aveva in mano.

"Sarà fatto" asserì.

"Bene, ho una cosa da controllare nel mio ufficio, torno subito"

Dopodiché l'uomo cominciò a camminare per i corridoi in direzione del suo ufficio, di tanto in tanto salutava i colleghi, i pazienti che si facevano un giretto per sgranchirsi le gambe e i bambini del reparto vicino che si divertivano a rincorrersi per tutto l'ospedale portando una ventata di allegria.
Quando arrivò a destinazione la solita sensazione di stare sulle spine non la sentì per nulla. Da poco più di un mese aspettava la risposta a una mail che aveva inviato all'estero per una possibile operazione ad una paziente, ma non aveva mai ricevuto risposta e questo lo fece rimanere male, un po' perché sperava davvero di poter essere utile a quella persona e d'altra parte perché erano anni che desiderava si realizzasse uno dei suoi desideri, per anni aveva sperato di poter trovare una soluzione allo stato di quella persona e quando aveva saputo di quella operazione riuscita in Spagna aveva pensato che finalmente ce l'aveva fatta, ma la risposta dal chirurgo straniero non era mai arrivata. Sperare, infondo, non è mai stato sempre utile, col suo lavoro aveva imparato che illudersi o illudere non avrebbe aiutato né lui né le persone che voleva salvare.

Different || Haikyuu || Kenji FutakuchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora