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Sul fascicolo che la riguardava c’era scritto poco e nulla: era una donna di circa venticinque anni dell’alta società di nome Caroline Adler che si faceva accompagnare alla festa da un facoltoso uomo d’affari, Sam Holler. Per quanto riguarda gli ordini c’era semplicemente scritto di mischiarsi alla folla, partecipare alla festa e non intralciare il Soldato D'inverno.
Quando arrivarono all’hotel quella stessa sera sul letto che avrebbero probabilmente condiviso c’era un completo nero da uomo e un appariscente abito rosso con una lunga gonna sirena. Il Soldato D’inverno prese il suo completo e senza pronunciare parola uscì dalla stanza lasciandola da sola.
L’abito le calzava a pennello come una seconda pelle ma lo scollo profondo sulla schiena e lo spacco sulla coscia la facevano sentire estremamente a disagio. Cercò di concentrarsi sulla missione e cominciò con il trucco e i capelli.
Circa un ora dopo era pronta: aveva acconciato i capelli in una coda alta e messo un leggero trucco visto che le sue abilità erano limitate. Non si era mai truccata. Si infilò le decolté nere con un tacco vertiginoso ed uscì dalla stanza facendosi coraggio. Trovò il Soldato D’inverno appoggiato alla porta d’ingresso con il suo vestito indossato e un paio di guanti. Quando la vide si raddrizzo con uno scatto e fece scorrere lo sguardo su ogni centimetro della ragazza senza nemmeno nasconderlo. Quando raggiunse i suoi occhi ci vide una strana luce che le fece attorcigliare lo stomaco in un nodo stretto. Natasha distolse lo sguardo e si schiarì la voce.
"Credo dovremmo andare." Disse
"Si." Era la prima volta che sentiva la voce del soldato senza che nessuno glielo avesse imposto: era roca e profonda e le causò alcuni brividi lungo la schiena.
Il viaggio in macchina fu immerso in un imbarazzante silenzio. Quando arrivarono Natasha rimase a bocca aperta: il pentagono era un enorme struttura bianca con centinaia di stanze e finestre, non aveva mai visto nulla del genere. Il Soldato D’inverno le mise un braccio intorno alla vita e la condusse gentilmente verso l’entrata dove una guardia controllò che i loro nomi fossero sulla lista. Dopo l'imbarazzante perquisizione da parte della guardia, che ricevette sguardi infuocati da parte del Soldato d’Inverno, li condussero nel parco che si trovava al centro della struttura dove si stava svolgendo la festa.
Appena entrarono la ragazza individuò il presidente con sua moglie, circa cinque guardie del corpo sparse per la festa e poi il loro obbiettivo accanto al banco del buffet. Vide che il Soldato D’inverno guardava nella stessa direzione, Natasha si avvicinò al suo orecchio e gli chiese.
"Cosa devo fare?" Lui fece altrettanto parlando al suo collo che si riempì di brividi.
"Riceverà un telegramma tra un ora nel suo ufficio tu devi intrattenere la moglie. Le guardie non lo verranno a cercare perché lui ha dato l’ordine di non lasciare mai sua moglie sola." Lei annuì incapace di parlare. L’ora successiva passo molto velocemente: era la prima festa a cui Natasha avesse mai partecipato, mangiò cose che non sapeva nemmeno esistessero, assaggiò lo champagne e, cosa più strana, ballò col Soldato D'inverno.
Ad un certo punto vide il loro obbiettivo parlare con una guardia per poi allontanarsi verso l’interno della struttura, il soldato la raggiunse a gran di falcate.
"Tieniti pronta, ci sono più guardie del previsto. Tieni impegnata la moglie." Lei annuì.
"Buona fortuna." Disse quando fu lontano per non farsi sentire. Individuò la moglie, prese un bicchiere pieno da un vassoio che le passò accanto e andò a sbattere contro la donna.
" Oh mio dio la prego mi perdoni sono cosi sbadata." Esclamò
" Oh no le ho sporcato il vestito, e dire che avevo promesso al mio fidanzato che non avrei combinato guai." Continuò lei. La donna le sorrise.
"Oh cara tranquilla ne ho molti di abiti, anche più belli di questo." Era una donna sulla cinquantina con due occhi nocciola dolci e rassicuranti
"Ma dimmi, è la tua prima volta vero? Non ti ho mai visto a queste feste." Natasha smise di cercare di asciugarle il vestito e sorrise, ecco l’aggancio che le serviva
"Si esatto, mi scusi di nuovo, io sono Caroline Adler."
"Piacere cara io sono Sara Tunner."
" Oh ma certo la moglie del signor Tunner, avrei dovuto capirlo." E fece una leggera risata. Cominciarono a parlare del più e del meno, poi ad un certo punto, sentì un esplosione e capì che qualcosa era andato storto. Chiuse la conversazione con la donna. Natasha si mise sull’attenti e toccò la pistola nascosta nel reggi calze sotto l’abito. Un fragore improvviso la fece voltare di scatto: il soldato era saltato giù da una delle finestre. Le guardie cominciarono a sparare, lei prese la pistola e girandosi verso la donna disse.
"Mmi dispiace." Scatto in avanti, ribaltò il tavolo e cominciò a sparare, un colpo una guardia. Quando tutte furono a terra lei raggiunse il soldato, lui le mise una braccio intorno alla vita. "Andiamo." Ma un proiettile lo colpì al braccio: due guardie si erano rialzate. Si guardarono negli occhi e ognuno di loro prese una guardia. Natasha dovette combattere perché la pistola aveva finito le munizioni, ma quando provo a dare un calcio il vestito glielo impedì e la guardia la spinse contro il tavolo con un calcio. Mentre si rialzava vide un coltello lo prese e con uno strattone allargò lo spacco del vestito in modo da vere più possibilità di movimento. Poco dopo con lo stesso coltello tagliò la gola all’uomo senza pensarci due volte. Si pulì le mani sporche di sangue sul vestito e quando il soldato la raggiunse la condusse ad una fune che forse aveva posizionato lui o forse no. Una volta sul tetto un elicottero gli lanciò una scaletta.
"Sali." Le ordinò il soldato e lei obbedì. Si ritrovarono di nuovo nell’hotel stanchi, sporchi di sangue e pieni di lividi.

Quando Natasha lo fece sedere sul letto e gli alzò la manica, lui rabbrividì.
"Scusa." Disse in anticipo mentre provava a medicargli la ferita. Ma il Soldato D'inverno non si lamentò mai del dolore e la ragazza si ritrovò a chiedersi se fosse abituato a soffrire. Nessuno dei due disse nulla per molto tempo e Natasha iniziò a odiare quel silenzio. Provò a parlare del primo argomento che le venne in mente.
"Qual è il tuo nome? Io mi chiamo Nat..."
"So come ti chiami, conosco tutte le Vedove Nere del KGB." La durezza di quelle parole non la ferì, la colpì solo quella schiettezza. Però non si azzardò a dire nulla. Quando finì la sua medicazione il soldato si alzò e fece per andare vicino al divanetto della stanza.
"James. Mi chiamo James o Steve, non lo ricordo. Ho solo letto questi nomi sul mio fascicolo di sfuggita, non so quale sia il mio." Fece una pausa.
"Dormo qui, tu prendi il letto."

1) Allora, nei fumetti in realtà Bucky ha gli occhi marroni, ma non potevamo non descrivere i meravigliosi occhi azzurri di Seb. Questa è stata una nostra debolezza scusate😅*

Black WidowWhere stories live. Discover now