Capitolo 60: Amy

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Mi alzo e mi sciacquo la faccia nel minuscolo bagno della stanza ripensando a quanto quelle dei motel fossero più pulite di questa.

Guardo il letto sfatto attraverso la porta aperta e quasi un conato di vomito mi assale. Poco più a destra, sul comodino, c'è la via d'uscita mia e di Brie: un piccolo vasetto di vetro con tante piccole pasticche all'interno.

Mi asciugo il viso e lo afferro. Non ci sono etichette sopra, ma so che sapore, che effetto, che controindicazioni hanno quelle compresse. Apro il barattolo per vedere quante ce ne sono ancora. Una delle cose che faceva mio padre qualche anno fa era lasciare che fossero le ragazze a gestirne la quantità da prendere e, mentre molte finirono più volte dal medico corrotto assoldato da mio padre perché rasentavano l'overdose, io ne prendevo mezza ogni sera prima che le il cliente attraversasse la soglia della camera, la facevo sciogliere sotto la lingua e correvo per la stanza almeno 10 minuti prima del suo arrivo per far aumentare la frequenza cardiaca e permettere al farmaco di entrare in circolazione più rapidamente.

Questo almeno fino a quando ero diventata tollerante all'alcover, mi ero assuefatta alla quantità. Avevo iniziato a prenderne di più e ne ero diventata dipendente. Brianna mi aveva aiutata a smettere durante i sei mesi di girovaganza per l'America facendomene assumere gradualmente sempre di meno e dandomi a volte delle pasticche placebo per verificare la mia reazione.

La paura di dover ricominciare da capo era stato il primo incubo di Brianna appena aveva rivisto mio padre ed il mio appena avevo visto la boccetta nell'armadio, ma ora sarebbe finito tutto.

Mi alzo stringendo le pasticche nella mano, mentre con l'altra tempesto la porta di pugni.

"Papà!"

Urlo per qualche minuto e iniziano a farmi male le mani.

"Walter!"

Aspetto ancora un po' e finalmente la porta si apre.

Dove mi sarei aspettata la pancetta tipica della vecchiaia e dell'alcolismo c'era una camicia bianca che scendeva dritta sull'addome di Thomas.

"Smetti di urlare, Sam" sibila tra i denti, ma non sembra incazzato. Il suo è più un avvertimento, come se sapesse cosa potrebbe succedermi se continuassi col mio teatrino. Ed è esattamente quello che farò.

"Tu non sei Walter" dico squadrandolo "Walteeeeer!" grido sperando che le scale facciano rimbombare la mia voce. Neanche il tempo di urlare di nuovo il suo nome ed ecco che sbuca da dietro l'angolo.

"Tesoro, mi hai chiamato?"

Un brivido elettrico attraversa il mio corpo provocando una stretta allo stomaco: dovrò trovare un nuovo soprannome per Neil ora che lui l'ha infangato.

"Voglio vedere Brianna"

"Spiacente, qui non c'è nessuna Brianna"

"Voglio vedere Jessica" Io e Brie ci eravamo promesse di non chiamarci più con i nostri nomi di battesimo in modo da rendere più facile dimenticare tutto e lasciarci questo mondo alle spalle, d'altronde non eravamo più né Samantha né Jessica, eravamo diventate due persone nuove, complete, sicure, fiduciose in quel nuovo inizio a Long Beach. Dire il suo nome in maniera così ufficiale mi faceva sentire anni luce distante da lei.

"Valla a prendere" ordina a Thomas con voce piatta.

"Allora, come ti trovi nella tua nuova casa?" chiede con una finta voce mielosa mentre un ghigno si dipinge sul suo volto.

"In ogni particolare della mia nuova casa si vede tutto l'affetto che provi per la tua famiglia" dico in tono di sfida incrociando le braccia.

"Tu hai rinnegato tuo padre e io ho rispettato la tua decisione. Non è forse questo il più grande atto d'amore di un genitore? Ora ne paghi le conseguenze"

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