IV.

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La camera da letto di Albus e James poteva vantare tutti i colori dell'arcobaleno sulle pareti, sulle ante dell'armadio e anche tra le trapunte dei due fratelli. Anche nel buio della notte, Albus riusciva a scorgere con chiarezza il poster dei Cannons dietro la porta chiusa.
Suo padre Harry aveva dato loro la buonanotte da un pezzo, ma lui non era riuscito a chiudere occhio. Aveva riletto, per l'ennesima volta, l'Atlante di tutti gli animali del mondo che gli aveva regalato Percy mesi prima, tenendo accesa la luce sul comodino andando ben oltre le regole e rischiando un grosso, grosso castigo, ma non aveva resistito.
Era ormai più che convinto che tutti gli animali del mondo non potessero stare in un solo atlante, ma Fred e George non facevano che dire che Percy non era troppo sveglio, quindi forse lui credeva davvero che in quell'atlante potessero esserci tutti.
Non era quello, però, il fulcro della sua attenzione a quella tarda ora della notte. Per la prima volta da quando possedeva quel libro, la sua attenzione era stata attirata da un tipo di uccello a cui non aveva mai fatto particolarmente caso prima d'ora, ed era più che deciso a saperne di più.

«James! Psssst! James!»
James dormiva come un sasso esattamente dal momento in cui Harry aveva finito di dire "buonanotte" e aveva chiuso la porta.

«James! James! Jaaaameeees

James aprì un occhio soltanto, ma riuscì comunque, anche attraverso il buio, a guardarlo torvo. «Che vuoi?»

«James, ma tu lo hai mai visto un pavone

James, Lily e Albus erano seduti ai loro posti a tavola, ognuno con la propria colazione ed il proprio bicchiere di plastica, rigorosamente di colore diverso da quello dei fratelli, ma della stessa forma, così che nessuno avesse più succo degli altri due. Ginny diceva che evitare le litigate tra fratelli era ciò in cui era sempre stata la più brava, e avrebbe trasmesso a Harry e ai loro figli tutto quello che sapeva sull'argomento. Una delle prime regole, aveva detto, era che tutti avessero la stessa quantità, qualità e tipologia di cibo, giocattoli, attenzioni e richiami. Nessuno doveva sentirsi in difetto rispetto agli altri, o tantomeno sentirsi migliore o preferito in qualche modo.
Ecco, quell'ultimo concetto sembrava sfuggire a nonna Molly, che aveva una palese preferenza per la nipote femmina, ma di contro, nonno Arthur stravedeva per i maschietti, andando a bilanciare il tutto in modo che lei non si arrabbiasse troppo.
«Mamma?» squittì la voce di Albus.

«Sì, tesoro?»

«Mamma, io e James vorremmo vedere Draco e zia Anya, oggi, per favore»

Ginny teneva la tazza delle Holyheads Harpies con entrambe le mani davanti al viso, pronta a sorseggiare il primo tè della giornata. Si sforzò di rimanere impassibile davanti a quella richiesta, ma sentì chiaramente Harry, seduto accanto a lei, irrigidirsi e schiarirsi la voce.

«Potremmo andare a trovare Anya e i nonni» propose allora Ginny con un sorriso accennato. «Vi va?»

«No, mamma, noi ... avremmo bisogno di vedere Draco e Anya, per favore»

Per la seconda volta, Albus Severus Potter aveva chiesto espressamente di vedere Draco, e per Harry Potter questa richiesta non poteva che essere la definizione lampante di "colpo basso": certo, le cose stavano migliorando, ma quella poteva essere una normalissima e più che tranquilla domenica di marzo passata in famiglia con i soliti, piccoli problemi di una famiglia che si sforzava di essere ordinaria - che cosa diamine c'entrava Draco Malfoy?!

L'inverno, su quel lato dell'Inghilterra, sembrava non volersene mai andare. Lui, personalmente, aveva un'immagine di quel periodo dell'anno molto nitida: gli ricordava qualcuno sulla porta, che non vuole uscire anche se sarebbe il momento di farlo, per paura di non lasciare traccia del suo passaggio. A volte, segretamente e quasi con vergogna, si era sentito di somigliare a quella versione dell'inverno. Aveva pensato di capirlo, e avrebbe voluto poterlo invitare a rimanere ancora per un po'.
Draco Malfoy era seduto su una delle panchine di marmo della Malfoy Manor, con i gomiti sulle ginocchia e il sigaro tra le dita, pronto a scattare in piedi al primo segnale.
Il telefono di Anya aveva preso a squillare quella mattina alle otto, quando lei ancora dormiva come una bambina. Senza aprire gli occhi, lo aveva cercato con la mano e aveva risposto con aria confusa: che cosa doveva dirle Ginny alle otto della domenica mattina? Anastasia si era messa subito seduta, e Draco si era spaventato. Lei, però, subito aveva assunto un tono dolce e mentre si scostava i boccoli scuri dalla faccia, Draco aveva capito dal suo sorriso che al telefono non poteva essere Ginny, perchè quello, era il sorriso di Anya in versione "zia".

cascasse il mondo impara a volareWhere stories live. Discover now