28. Anniversario.

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Notificai come i posti più vicini al palco sarebbero stati di quelli che godevano di una certa posizione in Accademia. Lasciando gli spalti più distanti ai semplici inservienti di mensa. Le gerarchia riprendeva la suddivisione per piani.

Mi tremarono le gambe al sol pensiero che quasi tutti i viaggiatori dell'universo adimensionale erano lì presenti. Si trattava di festeggiare l'unione e la nascita di un'importante istituzione come l'Accademia, ultimo baluardo dell'intero mondo.

Più volte eravamo stati interrogati e interrotti durante il nostro cammino. Si erano presentati sia membri del Consiglio, che orde di ragazzini, in comune tutti avevano l'obiettivo di conoscere la coppia di fratelli più famosa dell'ultimo mese.

James sembrava più a suo agio di quanto avessi creduto, le feste gli erano sempre piaciute e stringere mani non era poi così male.

«Mamma, papà! Siete riusciti a essere presenti! Avete conosciuto i miei amici? Sono fichissimi!» Lake si era gettata tra le braccia genitoriali senza troppe pretese, rimanendo in loro compagnia giusto qualche minuto. Da quanto avevo potuto capire era difficile persino per loro scambiare due parole con la propria figlia al di fuori del lavoro.

Incurvai le labbra verso l'alto notando l'estrema somiglianza dei tre. Il taglio degli occhi e le sottili labbra erano inconfondibili fattori. Mi bastò solo qualche attimo, ma sembravano essere così felici.

Max si allontanò per portare a termine la ricerca del nostro tavolo. Non sapevo a quale fossimo stati assegnati, ma credevo non fosse molto distante da quello in cui alloggiava la Preside. Mi guardai intorno alla ricerca della figura più importante, ma con scarsi risultati. Mi morsi un labbro sollevata della sua assenza.

«Mi dispiace averti trascinato in questo casino» iniziò Christopher vedendomi in disparte e assorta in pensieri funesti. Si era mimetizzato tra la folla pur di avvicinarsi. «Spero che tu possa mai perdonarmi per averti costretto alla solitudine di un mondo che non ti merita» aveva pronunciato. Sorrisi scrutando con la coda dell'occhio il biondino appoggiarsi alla parete e mirare il vuoto. Eravamo l'uno spalla contro l'altro, timorosi di cosa sarebbe accaduto se ci fossimo voltati.

«Questo mondo potrà anche non meritarmi, ma cosa potrà mai importarmi se è l'unico modo in cui tutti noi possiamo stare insieme? Sono dove voglio essere e con chi voglio essere. Perciò, perché scusarti se incontrarti è stato il dono più grande che io abbia mai ricevuto?» domandai di rimando centrando il punto. Il suo tono di voce subì una variazione inaspettata. Sogghignò sorpreso delle mie parole e rasserenato nell'animo.

«Ho sempre eseguito gli ordini senza batter ciglio, mettendo da parte il mio orgoglio e i miei sentimenti per il bene superiore. Questa è la prima volta, dopo tanto tempo, che sono grato di constatare dove mi abbia condotto seguire tale percorso intriso di responsabilità e dovere.»

Mi voltai per avere un confronto visivo con Christopher. Vi era una profonda malinconia e una disperata ricerca di approvazione nelle sue parole. Era vero: aveva vissuto la sua vita come un perfetto soldato, ma ciò non doveva in nessun modo fargli pensare di non poter provare emozioni.

Lui fu più veloce di quanto io avessi mai potuto essere grazie ai suoi poteri, spostandosi all'istante alle mie spalle per sussurrarmi ciò che realmente pensava a riguardo. «Forse, averti trascinato in questo casino è stata la scelta più facile che io abbia mai preso e mi dispiace esserne felice.»

Quando spalancai gli occhi per lo stupore, il ragazzo si era già dileguato. Incurvai le labbra verso l'alto, mentre avvertivo il cuore battere insolente. Non poteva essere un caso che il destino avesse intrecciato le nostre vite.

«Dove preferisci sederti, Dely?» mi interrogò dolcemente Max facendomi tornare alla realtà, mostrandomi il tavolo cui eravamo stati assegnati pochi metri più avanti.

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