"Der, direi che è un soprannome normale, ma anche Darling va benissimo.". La voce scherzosa di Derek lo destò dai suoi pensieri, facendolo annuire con veemenza.

Stiles continuò a fissarsi le mani imbarazzato, giocherellando con il polsino della sua camicia. "Stiles, guardami.". La voce calda e profonda di Derek risuonò nella stanza e Stiles sollevò lo sguardo di scatto, fissandolo negli occhi. Una scintilla soddisfatta passò negli occhi di Derek. "Bravo.". Si limitò a dire prima di sorridere ancora. Stiles sentì il suo basso ventre contrarsi, un'ondata di puro piacere gli invase il corpo. Era stato bravo, aveva ubbidito, Derek era soddisfatto di lui. Si vergognava tremendamente per quelle sensazioni, ma non poteva evitarle, poteva solamente cercare di mascherarle con scarsi risultati.

"Quando inizierà il ritrovo?" domandò Derek.

"Venerdì sera ci sarà la cena di inizio e poi durerà tutto il weekend, con la cena di chiusura domenica sera. Non so perché un raduno del liceo debba essere così lungo, ma è stato organizzato così, quindi mi sono dovuto adeguare." rispose Stiles ridacchiando alla fine.

Derek annuì senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi. "Nel tuo curriculum c'è scritto che vieni dalla California, Beacon Hills per l'esattezza. Sarà lì il raduno?".

"Sì, al Silver Estate Hotel, è un bell'albergo. Dà sulla riserva ed è una vecchia casa ristrutturata, molto maestosa, direi. Sicuramente l'ha scelta Lydia, una mia ex compagna di classe. Avevo uno cotta per lei... – Derek sollevò un sopracciglio interessato – ...ovviamente non mi ha mai calcolato; poi siamo diventati amici. Ci sentiamo tuttora, lei lavora come ricercatrice al MIT. Appena siamo diventati amici, la mia cotta per lei è scomparsa ed è arrivato Danny – sospirò Stiles, mentre Derek sollevò anche l'altro sopracciglio – e così ho capito che anche i ragazzi non erano male e che anzi, forse mi piacevano più delle ragazze... sto divagando, ora la smetto." sorrise imbarazzato, fermando le mani che avevano iniziato a muoversi durante il suo discorso.

"No, perché? È bello vederti parlare, e poi più sappiamo l'uno dell'altro meglio è, Stiles.". Derek gli sorrise e Stiles arrossì abbassando lo sguardo e osservandolo di sottecchi. Non sapeva per quale motivo si comportasse in quel modo di fronte a Derek, non era mai stato una persona che si imbarazzava facilmente, eppure non riusciva a non arrossire o a ridacchiare come un bambino.

"Ho già prenotato la stanza dell'hotel e stasera comprerò un altro biglietto aereo, purtroppo non posso cambiare il nominativo. Il volo è un po' lungo perché dovremo fare scalo a Portland, ma non esistono diretti per l'aeroporto di Redding, che è quello più vicino a Beacon Hills." spiegò Stiles, e Derek corrucciò le sopracciglia.

"Non preoccuparti, Stiles, non c'è bisogno di un altro biglietto aereo, anzi, puoi disdire il tuo. A cosa serve un aereo privato se non lo si usa?" disse Derek ammiccandogli e sollevando la cornetta del telefono.

"Non ce n'è bisogno, non voglio approfittarme-". Derek alzò una mano per zittirlo, premette un tasto e poi posò la cornetta sul tavolo.

"Erica, fa preparare il Gulfstream per questo venerdì alle cinque, dobbiamo andare all'aeroporto di Redding, California. E lì noleggia una macchina, dobbiamo arrivare a Beacon Hills." Disse, guardando Stiles con espressione soddisfatta.

"Certamente, Mr. Hale. Il G650RE o il G500?" chiese con voce divertita, mentre Stiles sgranava gli occhi.

"Il G650RE, grazie, Erica.". Derek attaccò il ricevitore e sorrise soddisfatto a Stiles. "Direi che abbiamo finito. Poi sull'aereo potremo parlare ancora e conoscerci di più. Venerdì porta direttamente il tuo bagaglio in ufficio, così andremo diretti all'aeroporto privato di Seattle." disse, alzandosi ed aggirando la scrivania. Stiles deglutì a vuoto guardando Derek, i pantaloni neri del vestito gli fasciavano le cosce tornite e lui riempiva perfettamente la giacca e la camicia, come se gli fossero state cucite addosso. Allungò una mano verso Stiles, che la prese immediatamente, e lo aiutò ad alzarsi, tirandolo un po' troppo verso di sé. Stiles abbassò lo sguardo sulla bocca di Derek, per poi risollevarlo subito e notare che il suo capo aveva fatto la stessa cosa, ma soffermandosi di più sulle sue labbra.

Gli occhi verdi di Derek tornarono a posarsi sui suoi con quello sguardo intenso. "È stata una chiacchierata bellissima, Stiles." disse, accompagnandolo alla porta, una mano che lentamente scese sulla parte bassa della sua schiena per guidarlo. "Non vedo l'ora che sia venerdì. Tu no?" gli chiese, leccandosi le labbra e sorridendo.

Stiles annuì con veemenza, la mano grande e calda sulla sua schiena che lo faceva rabbrividire di piacere. Non gli era mai successo di essere così ricettivo al tocco di qualcuno. "Anche io non vedo l'ora." Rispose mentre Derek aprì la porta.

Derek gli sorrise ancora e Stiles fece un passo fuori dalla porta. "Perfetto. A venerdì, Stiles". Il moro si allungò verso di lui e gli baciò la guancia, sfiorandogli con le labbra l'angolo destro della bocca. Per poi staccarsi da lui con un ghigno compiaciuto e chiudersi la porta alle spalle.

Stiles non sentì Erica ridacchiare e non vide Boyd sollevare gli occhi divertito. Era rimasto imbambolato davanti alla porta, le guance rosse e la bocca leggermente aperta.

Si voltò in fretta e corse verso l'ascensore, pensando a quanto fosse magistralmente fottuto. Non che farsi fottere da Derek gli sarebbe dispiaciuto, ma si stava avvicinando troppo al fuoco e, ne era certo, ne sarebbe rimasto bruciato vivo.

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