Chapter 23 - Please give me one more chance

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Vi propongo una sfida. Come immaginate, ad un certo punto arriverà qualcuno anche per Mark. Secondo voi chi potrebbe essere tra i vari Idol che conoscete? Sono curiosa, chi indovina si becca uno spoiler, ma l'esito lo saprete solo quando ci sarà il capitolo in cui comparirà tale personaggio. Ovvero...tra due settimane! 

Canzone del capitolo: Been through, EXO

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"No, Tae, ferm...Cazzo!" disse Jungkook, afferrando appena in tempo il modello di Gucci prima che quest'ultimo potesse finire sui cocci del piatto ormai in frantumi. Taehyung si mordicchiò il labbro inferiore con forza, per poi alzare un'occhiata su di lui e abbozzare un sorriso imbarazzato.

"Scusa" sussurrò, ma il cantante alzò gli occhi al cielo, sbuffando un mezzo sospiro esasperato. Quel ragazzo era tanto bello quanto sbadato.

"Non importa, l'importante è che tu non ti sia fatto male" disse il moro, e il minore annuì flebilmente. Jungkook non poteva dire di non esserne sorpreso, Taehyung gli aveva distrutto tre quarti di casa in poco più di due mesi. Non osava immaginare a che punto sarebbero arrivati, anche se doveva ammettere che da un certo punto di vista era divertente.

"Lo so. Sono una calamita per guai" disse Taehyung, imbronciandosi appena. A Jungkook veniva da ridere a guardarlo, era adorabile, nonostante gli avesse distrutto l'ennesimo piatto. Probabilmente nel giro di un paio di mesi avrebbe dovuto ricomprare mezza mobilia. Assurdo. Come faceva qualcuno, che sembrava sfiorare il pavimento quando sfilava, a distruggere qualsiasi cosa si ritrovasse davanti alla punta del naso?

"Oh, su questo non posso darti torto" ammise il cantante e l'argenteo lo fissò offeso, ma l'espressione per metà divertita.

"Koo!" sbottò, ma lui si ritrovò a ridacchiare, avvicinandosi poi all'improvviso e facendolo quasi sussultare, le punte dei loro nasi a un soffio di distanza. Troppo poca, troppo sottile.

"Hai accettato di aiutare me senza neanche conoscermi. Se questo non vuol dire essere una calamita per guai allora non so cos'altro possa esserlo" mormorò Jungkook, guardandolo negli occhi. Quegli occhi...poteva un semplice sguardo chiamare qualcuno? Perché era esattamente quello che sentiva quando Taehyung lo guardava. Gli occhi del modello lo chiamavano costantemente e gli parlavano. Continuavano a parlargli incessantemente. Erano passati dieci giorni dalla sua esibizione a Busan, ed erano dieci giorni che si era reso conto di quanto gli occhi di Kim Taehyung gli parlassero. Continuamente. Taehyung parlava e parlava, ma con lui lo facevano anche i suoi occhi. E Jungkook a volte aveva la sensazione che il modello e i suoi occhi dicessero cose diverse, a volte uguali, a volte diverse, a volte opposte. Com'era possibile? E ancora una volta gli occhi di Taehyung sembrarono volergli dire milioni di cose, quasi con rabbia ed esasperazione, ma il modello non aprì bocca, non fiatò. Gli rivolse uno sguardo carico di troppe emozioni sconosciute, prima di scostarsi e aggirarlo, lasciandolo turbato e stordito da quell'improvvisa lontananza. Era la prima volta che Taehyung lo guardava in quel modo, ed era sempre la prima volta che il modello dai capelli d'argento si allontanava da lui.

"Tae..." si ritrovò a mormorare, osservando come il ragazzo più piccolo lo ignorasse, attraversando il salone fino a raggiungere la portafinestra per uscire sul terrazzo. Jungkook deglutì a vuoto, non capiva. Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Era tutto così tranquillo fino a una manciata di secondi prima. Strinse le mani in due pugni, non gli piaceva non sapere cosa provasse e ancora di più detestava non sapere cosa provassero gli altri attorno a lui. Yugyeom continuava a ripetergli che lasciarsi andare fosse la cosa giusta, ma come poteva? A volte pensava di riuscirci, altre gli sembrava impossibile anche solo smettere di controllare il proprio respiro. Era una lotta incessante e continua, una lotta che lo sfiancava continuamente. E Taehyung di certo non lo stava aiutando in quel momento. Lo stesso Taehyung che a volte sembrava fargli dimenticare il suo ossessivo bisogno di controllo, ma in quel momento...in quel momento Jungkook pensava di poter esplodere. Perché si era allontanato? Perché l'aveva guardato in quel modo? Emise un sospiro, cercando di calmarsi e di evitare di perdere quel briciolo di calma che ancora possedeva. Un respiro e un sospiro. Un respiro e un sospiro. Poteva farcela, poteva calmarsi. Provò ad ignorare il pensiero del modello per qualche istante, abbassandosi e raccogliendo con calma i cocci rotti del piatto, continuando pian piano a fare respiri profondi. Se fosse crollato, se il suo controllo vacillava, avrebbe chiamato Yugyeom seduta stante. Andò in cucina, liberandosi dei cocci senza procurarsi tagli o graffi, era l'ultima cosa che gli serviva in quel momento. Tornò in salone e alzò lo sguardo verso il terrazzo; la piscina era immobile, il buio della sera circondava tutto, ma lui riusciva a vedere la figura di Taehyung avvolta dal buio, però circondata dal contorno delle luci della città. Era una visione strana, anomala. Quando si voltava a guardare il mondo fuori non c'era mai nessuno, ma non adesso. Adesso c'era la figura snella di Taehyung in mezzo a quel buio. E Jungkook prese l'ennesimo sospiro, chiudendo appena gli occhi, per poi decidersi. Non era nervoso, era solo...non avrebbe saputo spiegarlo. Tutto ciò che sapeva era che non gli piaceva il modo in cui Taehyung lo aveva guardato minuti prima, non gli era piaciuto il modo in cui l'aveva lasciato lì. Da solo. Aprì la portafinestra uscendo sul terrazzo e richiudendosela alle spalle. Si avvicinò al modello con calma, costeggiando la piscina e sospirando appena all'aria leggermente fredda di ottobre. Ottobre. Conosceva Taehyung da più di due mesi ormai e il tempo sembrava correre irrefrenabile, sembrava così poco, ma al tempo stesso così tanto. Assurdo. Taehyung teneva le braccia poggiate sul davanzale del terrazzo, lo sguardo rivolto alla città. Ed era bellissimo, pensò Jungkook. Assurdamente bellissimo mentre ne se ne stava in quel modo. Lo sguardo perso, ma concentrato; i capelli d'argento smossi dal leggero vento che soffiava a causa dell'altezza elevata dell'attico, le linee del viso morbide, ma delineate perfettamente. Bellissimo. Non c'era altro modo per descriverlo. E Jungkook si ritrovò a deglutire appena, l'ennesimo sospiro che gli scivolò via dalle labbra senza che potesse far niente per fermarlo, e forse, nemmeno l'avrebbe fatto.

You Calling My Name |Taekook  Jinson  SopeminWhere stories live. Discover now