undici

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-che cazzo succede? - chiese nuovamente la mora strappandomi il foglietto dalle mani, lesse velocemente l'indirizzo-mi stai dicendo che qua abita Andrew? - disse confusa, ne capivo il motivo, non era mai stata da queste parti. - si- risposi cercando di riorganizzare le idee sul da farsi e di escludere il resto.
-perché non me lo ha detto? - chiesi più a me stessa che alla mia amica - non lo so, ma ora lo andiamo a scoprire- disse Margherita decisa - non lo so... - sussurrai - cosa succede? - chiese preoccupata - è che non lo so... Come faccio ad andare dal mio fidanzato e chiedergli se per caso è stato lui ad ucciderla? - dissi, lei sbuffò e scosse la testa

-non essere stupida Martina, lo conosci bene. Chiediamogli quello che sa, semplicemente, togliti dalla testa sto pensiero, non esiste - disse lei sicura - vorrei vedere te - borbottai - reagirei alla stessa maniera-rispose a tono - come no, ovvio - scossi la testa - non credo reagiresti così, penso faresti peggio. Il pensiero che possa essere incluso in sto cazzo di omicidio mi sta tormentando- confessa - perfetto, un motivo in più - alzò le spalle - andiamo, vuoi che guido io? - disse - sennò da qua non ci muoviamo più- continuò aprendo la portiera dal lato passeggero - d'accordo, va bene- sospirai.

[...]
-qui, giusto ? - domandò fermando la macchina - sì, esatto - risposi guardando il palazzo dove abitava Andrew, spense l'auto e scendemmo - mi raccomando... - disse la ragazza mentre spingevo la porta d'ingresso del palazzo - cosa? - chiesi confusa e abbassando il tono della voce - qualsiasi cosa. Stai calma e non fare come tuo solito - sorrise conoscendo la mia natura istintiva - ci provo, non ti auguro niente, però...- sorrisi, premetti il pulsante per chiamare l'ascensore e attendemmo che scendesse.

Una volta arrivato salimmo al piano.
Appena le porte metalliche si aprirono mi precipitai sulla prima porta sulla sinistra, suonando il campanello e sperando che lui fosse al suo interno. Attendemmo qualche minuto e la porta si aprì di poco - che cazzo ci fai qua?- domandò confuso e aprendo del tutto la porta, notò Margherita e la sua espressione fu solo più confusa di quella precedente. - e lei? - domandò in seguito.

-entriamo, dobbiamo parlare- annunciai intrufolandomi nel piccolo appartamento senza il suo consenso, diversamente dalla mia amica che attese un cenno dal proprietario, e dopo averlo avuto entrò anche lei e mi raggiunse nella piccola cucina.
Andrew si sedette al tavolo assonato, si stiracchiò leggermente e attese che qualcuna delle due parlasse - quindi? - domandò confuso - perché non mi hai mai detto di essere amico di Lidia? - domandai - Lidia?- chiese confuso, perché continuava con questo teatro?

-Andrew, non peggiorare la situazione, per favore. Siamo state da sua madre e...- Andrew fece sbattere le mani sul tavolo di legno in modo brusco, quel gesto improvviso ci fece sobbalzare leggermente - cazzo, non c'entro nulla! - urlò - e perché reagisci così allora? - risposi alzandomi in piedi, lui fece la stessa cosa - perché per l'ennesima volta non ti fidi di me- disse puntandomi il dito contro - non sta dicendo che non si fida di te. Non sta mettendo in mezzo alcuna relazione- disse la mia amica con tono calmo e rimanendo seduta.

-sta zitta, non c'entri un cazzo- rispose duro - qua l'unico che deve stare zitto sei te- intervenni in sua difesa - che come scusa utilizzi la nostra relazione come scusa per evitare di parlare di ciò che a te non piace, devi crescere- dissi innervosita dal suo comportamento. Non poteva accusare me di continuo per qualsiasi domanda a lui fosse scomoda.

-uscite. - disse con tono pacato ma nervoso -sicuramente non sarei rimasta qua ancora- dissi avviandomi verso l'uscita assieme alla mia amica.
Uscimmo e chiusi la porta, presi un grosso respiro cercando di calmarmi. Perché faceva così? Cosa succede?

Picasso|| DismeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora