CAPITOLO#10

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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

(Eugenio Montale)

È quasi Natale e io e Sabrina abbiamo appena finito di guardare per l'ennesima volta Love Actually.

«Organizziamo un tè party per Natale, qui in Casa Calzino» mi dice, spalmandosi lo smalto rosso Bacca di Agrifoglio, Holly's Berry, sulle unghie sempre perfette.

È talmente allegro e vivace, come colore, che allungo la mano verso di lei, per farle capire che voglio che lo metta anche a me. Sabri mi degna di un'occhiata distratta e annuisce.

«Ti arriccerò i capelli e ti truccherò. Indosseremo dei grembiulini bianchi e rossi e dei cerchietti con sopra Babbo Natale» prosegue a pianificare.

«Numero di invitati?»

«Ah, non so... quaranta? Venti tu e venti io.»

«Quaranta?! E dove li mettiamo, scusa?» mi ero semisdraiata sul tavolo, il braccio e la mano ancora allungate verso di lei, ma a sentire quel numero spropositato mi rizzo a sedere.

«Shhh, è semplice» mi blandisce lei controllando il risultato delle sue unghie con fare professionale. 

«Spostiamo il tavolo contro il muro e lì metteremo il buffet. Le sedie e il divano finiranno in camera da letto. Poi mettiamo dei cuscini e delle coperte per terra. La gente verrà, si metterà comoda dove vuole, i fumatori andranno sul balcone e noi serviremo il tè. Ah, e poi, dopo il 7 di gennaio, organizzeremo anche la cena per scambiarci i regali ricevuti e indesiderati.»

«No. Quella no. Odio quel riciclaggio di spazzatura.»

«Ma dai, suvvia. Io ho rimediato un cappottino delizioso di Zara, l'anno scorso.»

«Sì, ma aveva tutto l'interno strappato!»

Ma perché mi ostino a discutere con Sabrina?

Io l'anno scorso ho vinto a sorte la tavoletta di un cesso. 

Di gomma piuma. 

Rivestita di similpelle zebrata. 

Lei dice che l'ho presa troppo sul personale, ma come si può non prenderla sul personale quando qualcuno decide di mettere in palio un simile orrore? Certo, qualche poveretto magari lo ha ricevuto come regalo ufficiale di Natale, ma io sospetto che molti partecipino portando la fuffa che hanno in casa, solo per sperare di vincere qualcosa di meglio in cambio di niente.

Lo dico alla mia coinquilina, ma lei scaccia una mosca immaginaria con la mano, come a dire: quisquiglie.

«Non qui, Sabri. Quella pagliacciata, non qui!»

«D'accordo, d'accordo. Ho messo troppa carne al fuoco, per oggi.»

«E poi io non ho venti invitati, Sabri... dai. Facciamo venti tu e tre io?»

«Ma che dici! Nel tuo elenco ci sono Alessio, Giuliano, quel loro amico scrittore, Simone, Giuls, il fidanzato storico di Giuls. E poi i tuoi colleghi del master... non avevi fatto amicizia con nessuno?»

Sì, ma non mi va di rispondere alle loro domande sul mio impiego, su quanto guadagno, se ho un fidanzato... Signore, sono peggio i coetanei dei parenti!

«No, non mi va di invitarli qui. E comunque siamo a quota sei, Sabri. Invita pure i tuoi amici e vediamo a che numero arriviamo...» sospiro.

Meglio pochi ma buoni, no?

«Quindi è un sì?»

Crollo il capo ma sotto sotto sorrido. «Che tè party sia!»

Sabrina batte le mani dalla gioia. È bello vivere con qualcuno che sa tornare un po' bambino, almeno a Natale.

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