Al manicomio

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«Passami il tre di picche» disse Namjoon, sistemandosi un trio di tre sul campo da gioco

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«Passami il tre di picche» disse Namjoon, sistemandosi un trio di tre sul campo da gioco. Si fece dare la carta dall'amico con il lungo cappotto, nonostante lui stesse comodamente nel suo maglione di lana, e buttò giù quattro carte, attaccando una donna ad una scala di quadri.

Hoseok lo guardò, poi il gioco «uh ti mancano tre carte» osservò infatti, e Namjoon serrò le labbra. Una leggera melodia classica girava sul giradischi datato di almeno trent'anni, e il piede si alzava e si poggiava a ritmo. «Sì devo ancora vedere come piazzarle» affermò.

«Come mai siamo qui a giocare a Machiavelli?» domandò Hoseok, pescando una carta dal mazzo. Scosse la sigaretta che aveva in mano nel posacenere di vetro, poi la portò alle labbra con le lunghe dita, con un gesto veloce. Guardò Namjoon, che non ricambiò. Alzò invece un sopracciglio, sulle carte, «me lo hai chiesto tu, non ricordi?» rispose atono. Hoseok annuì pensieroso, e il ragazzo gli fece un cenno.

Poggiò un tris di Jack sul tavolo, picche, cuori e fiori. La sigaretta spenta finì schiacciata nel posacenere.
«Vero, ma ti ho detto proprio Machiavelli o ti ho chiesto di giocare a carte?» poi bevve dal suo bicchierino un sorso di liquore. «Non mi ricordo Hoseok, forse di giocare a carte» Namjoon continuava a parlare senza un filo logico, pensando a come sistemare le sue misere tre carte nella sua mano. «E allora perché giochiamo a Machiavelli?»

«Perché siamo di una monotonia tale da conoscere un solo gioco con le carte da poker. Se avessimo usato le carte italiane, avremmo avuto l'opzione di briscola, scopa e cava camicia» disse Namjoon, pensando. Hoseok aveva una sola carta, pensava anche lui.

«Acuta osservazione» mormorò, posando la carta per accendere velocemente una seconda sigaretta. Il giradischi aveva cambiato brano, sempre lentamente monotono.

«Grazie Hoseok. Hai finito di giocare?» domandò. Il rosso, che in mano aveva un sette di fiori, già presente in capo, pensava a come sistemarla. Guardò Namjoon, e bevve «un secondo, manca una carta». Allora, colto da un lampo di genio, quasi, prese tre o quattro tris, una scala e smaltì tutte le carte, fino ad arrivare ad avere il suo sette, un otto e un nove di fiori insieme.
«E ho chiuso, caro Namjoon» annunciò con un sorrisetto beffardo.

Il nominato bevve un sorso di vino, «peccato. Vuoi rigiocare?» propose, per una rivincita, o semplicemente perché la noia stava per coglierlo.

«Perché no?» fece Hoseok, raccogliendo le carte per darle a Namjoon, che iniziò a mescolarle. Ricordò che tempo prima una sua zia gli aveva insegnato un trucco per fare prima, dividendo le carte in due mazzi e facendoli intersecare tra loro. Alle parole del rosso, alzò un angolo delle labbra, «perché nel tuo inconscio vuoi rimanere così, uno a zero. Oppure vuoi vincere un'altra partita e affermarti» mormorò con un tono di chi sa la verità, insinuante. Hoseok smise di sorridere, e osservò «sei troppo saccente quando parli così Namjoon», prima di scuotere la sigaretta nel posacenere. Si scottò accidentalmente l'indice, e si tolse l'anello che portava, dopo un'imprecazione sussurrata.

«Me lo dici tante volte. -sorrise guardandolo, e poggiò il mazzo sul tavolo- Fatto, ho mescolato le carte» le riprese poi in mano, e iniziò a dare tredici carte a testa.

«Potevamo comprare i tarocchi» esordì il rosso, introducendo un possibile nuovo argomento di conversazione. Erano due che amavano parlare, ma non si sa come mancavano le parole, i suoni, e calava il silenzio. Namjoon alzò gli occhi, pescando una carta dal mazzo «vero? A me piacerebbe saperli usare».

Hoseok pose sul tavolo una scala di due, asso e re di cuori, «ho letto un libro una volta, di Italo Calvino. Parlava di tarocchi, è stato interessante» bofonchiò mentre fumava, ricordando quel libricino con le carte ai lati delle pagine. Il castello dei destini incrociati, un libro davvero stimolante, «leggono il destino, che cosa bizzarra» lo interruppe Namjoon con un vago sorriso sul volto.

«È questo il bello, suppongo» notò Hoseok, essendo sempre stato un amante di tali domande, di argomenti senza una fine, vuoti quanto pieni e poco definiti. Namjoon odiava sentirsi in soggezione, ed il rosso lo sapeva perfettamente, ragion per cui stavano giocando a carte parlando del destino. Non che fosse falso, s'intende, ma Hoseok amava divertirsi con pensieri troppo grandi e fuori contesto per entrambi. Un tris di Namjoon fu posato sul tavolo, di otto «ovvio, chi mai controlla il destino?», chiese retorico.

Hoseok inclinò la testa, tra l'essere confuso e l'essere profondamente d'accordo, «saremmo noi a doverlo controllare, se mi ricordo quel poco imparato da quell'anziano buddista» ricordò con un sorrisetto sghembo, e aggiunse un otto al tris di Namjoon.

Il brano variò ancora, il metronomo nella stanza faceva avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. Hoseok passò alla terza sigaretta, la parte bruciata sfrigolava tra le sue dita, come se si dovesse sentire odore di pelle morta, posta sui carboni ardenti senza possibilità di scapparne. Mentre Namjoon non aveva pensato ad altro che al gioco, il rosso pensava a cosa dire, perché era ormai il suo compito, il suo lavoro, il suo dovere.
«Secondo il buddismo siamo noi, per il culto greco è il dio Fato, entità a sé che decide per gli uomini» lo distrò, facendo cenno al rosso di andare avanti, toccava a lui.

Hoseok guardò velocemente le carte in tavola, e si accorse di avere nove carte in mano e nulla in più da fare, quindi mormorò «io pesco, non ho più nulla», estraendo un cinque di quadri dal mazzo.

«Ah, che brutte carte hai dato» gli fece eco infatti Namjoon nella sua stessa situazione, cercando di rassegnarsi invano ad un triste avvenire. Magari avrebbe perso quella partita, magari no, magari sarebbe riuscito a vincere ed avrebbero giocato lo spareggio. Ma non era mai stato troppo bravo con i giochi di carte. Hoseok sbuffò «concordo con te, ho due doppie»,  prese un sorso di vino liscio, poi aggiunse «e per riprendere il discorso di prima, il destino rimarrà sempre nelle mani di chi capisce come procedere», indicando con l'indice bruciato leggermente dalla sigaretta il suo avversario.

«E pensi di essere tu?» chiese Namjoon, facendo passare il turno a Hoseok dopo aver pescato. Gli furono messi davanti due tris, uno di cinque, uno di due e una scala di sei carte con due matte annesse. «Sinceramente no, ma intanto ho chiuso» fece, guardando gli occhi del rivale, completamente senza parole.






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⏰ Terakhir diperbarui: Jan 04, 2023 ⏰

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