Capitolo 5

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Il giorno seguente Lando mi portò a cena in una piccola pizzeria sul lungomare, non era la pizzeria migliore del mondo ma era talmente orgoglioso di aver trovato il posto da solo che mi dispiaceva troppo dirgli che a pochi passi da lì c'era la pizzeria migliore della città, e alla fine la pizza non era poi così male.

Durante la cena parlammo del più e del meno, i soliti discorsi tra due persone che si stanno conoscendo, mi chiese della mia infanzia e mi raccontò di come si era avvicinato al mondo delle corse, dalle prime gare con i kart al contratto firmato con la McLaren; mentre parlava i suoi occhi si illuminavano facendo trasparire tutta l'amore e la passione che aveva per le macchine, avrei potuto ascoltarlo per ore senza mai stancarmi. Verso le 8 e 30 decidemmo di fare una passeggiata sulla spiaggia, il sole stava tramontando ma essendo agosto faceva comunque caldo, camminammo per un po' finché non mi stancai e gli proposi di sederci per goderci il tramonto.

«Mi sono divertito molto stasera, se ti va nei prossimi giorni possiamo rifarlo, magari scegli tu il posto!» Disse Lando interrompendo il silenzio che si era creato tra noi, gli sorrisi e annuii «Magari una cena a base di pesce?» proposi sapendo quale sarebbe stata la sua reazione, infatti quando mi voltai verso di lui lo trovai a fissarmi con gli occhi sbarrati e un'espressione disgustata sul volto «Mi vuoi morto per caso?» chiese quasi urlando, in risposta iniziai a ridere fino ad avere le lacrime quasi, capì che stavo scherzando e iniziò a ridere pure lui, istintivamente mi appoggiai alla sua spalla, pentendomene un secondo dopo quando lo sentii irrigidirsi al mio tocco, mi staccai velocemente alzandomi in piedi «Scusami, non volevo» farfugliai spostando lo sguardo ovunque tranne che su di lui «Non hai niente di cui scusarti, non me lo aspettavo e mi hai colto di sorpresa» disse alzandosi in fretta facendoci trovare faccia a faccia, deglutii: forse la mia cotta per Lando Norris era peggiore di quanto pensassi.

Lando si avvicinò ancora, era a pochi millimetri dal mio viso e il mio stomaco era completamente sotto sopra, sentivo che avrei vomitato tutto da un momento all'altro, appoggiò una mano sul mio braccio, quasi a voler sorreggermi; evidentemente non avevo un bell'aspetto in quel momento «Dico sul serio Mia, anzi, sono contento che tu ti sia lasciata andare» aggiunse piano, alzai lo sguardo un po' incerta e mi ritrovai completamente persa nei suoi occhi, deglutii ancora e mi sforzai di sorridere per fargli capire che era tutto apposto ma dalla sua espressione preoccupata capii che non ero riuscita nel mio intento.

Nel breve tragitto fino alla mia casa continuai a maledire la mia totale incapacità di parlare in momenti come quello mentre nella mia testa vuota cercavo di formulare una frase sensata per fargli capire che stavo bene e che ero semplicemente una cretina che non riusciva a parlare quando era imbarazzata; arrivati davanti all'enorme cancello non sapevo ancora cosa dirgli perciò lo guardai abbozzando un sorriso incerto e solo allora mi accorsi che il sorriso spensierato che aveva sul volto per tutta la sera era sparito, ora mi guardava anche lui un po' incerto mentre entrambe la mani stringevano il volante, le nocche quasi bianche per lo sforzo: era arrabbiato? Avevo forse appena rovinato tutto? Per una cosa così stupida? Sentii le lacrime bruciare negli occhi e prima di fare un'altra pessima figura scesi dalla macchina senza nemmeno salutarlo, che stupida.

Corsi dentro casa mentre sentivo le lacrime rigarmi il volto, non salutai nemmeno le mie amiche che si scambiarono uno sguardo preoccupato prima di rincorrermi fino alla mia camera ma fui più veloce e mi rinchiusi la porta alla spalle per poi lasciarmi cadere sul pavimento, Isabella aveva già iniziato a bussare violentemente sulla porta e minacciare di sfondarla se non avessi riaperto entro 10 secondi, per fortuna Beatrice era più tranquilla e continuava a chiedere cosa fosse successo, se Lando mi avesse fatto qualcosa, fu allora che mi rialzai e aprii loro la porta, andai a sedermi sul letto e raccontai per filo e per segno la serata, le mie amiche mi ascoltarono in silenzio. Una cosa che avevo sempre apprezzato era che non mi avevano mai giudicata, nemmeno per la cosa più stupida o immatura che avessi fatto, invece mi ascoltavano e poi mi davano dei consigli per risolvere la situazione insieme.

«Vado a prenderti un bicchiere d'acqua e poi penseremo a cosa fare, va bene?» disse Beatrice lasciando la stanza, annuii in silenzio e iniziai a cambiarmi i vestiti, indossai il pigiama e mi sistemai sul letto accanto ad Isabella «Isa, non puoi capire l'imbarazzo, volevo parlare, dirgli che era tutto apposto e poi fare finta di niente ma proprio non ci riuscivo, sono una stupida, ho rovinato tutto e per di più non l'ho nemmeno salutato, sono scappata via così» mi sfogai facendo uscire tutta la frustrazione che provavo in quel momento «Non dire così, adesso gli scrivi un messaggio e gli spieghi tutto e vedrai che capirà» mi rispose lei accarezzandomi i capelli, sospirai disperata, non sarei mai riuscita a spiegarli la situazione, avevo fatto una pessima figura e non c'era nessun rimedio. In quel momento Beatrice entrò nella mia stanza con un'espressione confusa sul volto «Mia, io non so come dirtelo o cosa fare, ma Lando è ancora qui fuori, credo non se ne sia mai andato» disse porgendomi il bicchiere d'acqua, lo afferrai lanciando uno sguardo confuso alle mie due migliori amiche cercando una risposta ma erano confuse tanto quanto me.

«Vado fuori a parlarci!» disse Isa dopo circa dieci minuti, era ormai più di un'ora che Lando era fermo nel vialetto davanti casa e non sapevamo cosa stesse facendo o se stesse bene «Ma che c'entri tu? È Mia che deve andare a parlarci!» intervenne Beatrice posando uno sguardo interrogativo su di me, deglutii «Ma sono in pigiama e ho tutti gli occhi gonfi, capirà che ho pianto» mi lamentai mentre la mia amica aveva iniziato a spingermi verso la porta, guardai Isabella in cerca di aiuto ma la traditrice spalancò la porta d'ingresso e la richiuse dietro di me. Perfetto, ero chiusa furi casa, in pigiama e pantofole e la faccia stravolta dal pianto, mi feci coraggio e mi incamminai lungo il vialetto che portava al cancello della proprietà pensando a cosa gli avrei detto una volta l'avessi raggiunto, la distanza che ci separava si accorciava sempre di più e i battiti del mio cuore acceleravano sempre di più, sentivo che a momenti sarebbe esploso.

Ed eccomi lì, a pochi passi da Lando, in pigiama e sull'orlo di un esaurimento: respirai profondamente e raggiunsi la macchina, bussai leggermente sul finestrino facendo sobbalzare l'inglese che si affrettò a slacciare la cintura e scendere dalla macchina «Senti, io davvero non so da dove iniziare...» iniziò a parlare ma lo zittii con un cenno della mano, prima avrebbe dovuto ascoltare me: «No, ascoltami tu, io sono completamente mortificata per quello che è successo stasera, non è da me, il fatto è che sono uscita da poco da una relazione con il ragazzo che credevo avrei sposato un giorno e questo mi ha completamente distrutta ma poi sei arrivato tu così, quasi per caso, e ho iniziato a provare cose che credevo non avrei mai più provato e ho paura; non so nemmeno perché ti sto dicendo queste cose, non so nemmeno se per te è lo stesso, probabilmente non lo è e io mi sto rendendo ridicola di nuovo.» sputai fuori le parole mentre le lacrime iniziavano a rigarmi il volto, Lando stava li in piedi, senza dire una parola e questo non fece altro che peggiorare la situazione, improvvisamente si avvicinò e mi avvolse in un abbraccio accarezzandomi delicatamente la schiena fino a quando non smisi di piangere, poi mi sollevò delicatamente il mento facendo incontrare i nostri sguardi «Se mi avessi lasciato continuare ti avrei detto che mi dispiaceva di aver rovinato tutto, che ho reagito così perché non ho mai provato queste cose per nessun'altra ragazza prima d'ora e solo averti vicino mi fa impazzire e non so come comportarmi, dal primo momento in cui ti ho vista non ho smesso per un secondo di pensare a te, ad ogni gara speravo di trovarti nel paddock e non sai quanto ci ho messo a convincere i miei amici a venire qui, quindi ti prego non pensare di aver rovinato tutto perché non è così» disse continuando a guardarmi negli occhi, a sentire quelle parole gli lanciai istintivamente le braccia al collo, sollevata di non aver rovinato niente e di sapere che i miei sentimenti erano ricambiati, Lando ricambiò l'abbraccio stringendomi a se, restammo così per un paio di minuti finché il suo cellulare non squillò riportandoci alla realtà; così lo salutai con la promessa che ci saremmo rivisti il giorno dopo.

Anybody else but you - Lando NorrisΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα