Age of Ultron - Unstoppable

due

Percorro il lungo corridoio per poi svoltare α destra ed entrare in quella che è, come detto da mia madre, la mia stanza. È così strano dirlo. Certo, non che non abbia mai avuto una stanza, ma avere una stanza tutta mia, a casa del supereroe e miliardario più famoso al mondo? Non direi che è esattamente ciò a cui sono solitamente abituata.

La osservo sognante, non mi aspettavo fosse così. Mi sarei aspettata un letto e un armadio, ma non avrei mai immaginato si fossero occupati di ogni minimo dettaglio. Il letto è a due piazze e vi sono numerose mensole al di sopra di esso. Su entrambi i lati ci sono due armadi, mentre sull'altra parete vi è un televisore disposto esattamente in corrispondenza del letto, posto più su della scrivania affiancata da una lunga libreria. Alla mia destra, accanto alla porta. C'è un'enorme cassettiera sulla quale noto esserci il mio nome e una foto di una bambina, che capisco subito essere io. La parte stupefacente, però, è la vista. Infatti, di fronte a me e a sinistra del letto, non c'è un vero e proprio muro, bensì un enorme vetro che da una splendida vista di New York.

Una vista così caotica, piena di macchine e persone di fretta, ma allo stesso tempo così rilassante. È tutto così bello, oserei dire perfetto, che mi sembra impossibile sia reale, e in un certo senso ho ragione. La realtà non è questa stanza ordinata, la realtà mi aspetta fuori da questa stanza, la realtà sono tutti i mille discorsi che mi aspettano e che so bene che finiranno per farmi del male.

Troppo stanca per pensare ancora a ciò che mi aspetta, mi catapulto verso il letto. Dopo tutti i discorsi infiniti che hanno accompagnato il mio viaggio, ho la testa che mi scoppia per le troppe informazioni racimolate.

Senti una leggera risata provenire dall'uscio della porta e capisco subito a chi appartenga
"Vedo che hai gradito il letto."
"Assolutamente si" rispondo con una voce strana, data la mia attuale posizione. Sono stesa a pancia in giù e la mia faccia è girata verso la porta, per questo motivo la mia faccia è parzialmente schiacciata e la mia voce viene modificata.

Avanza verso il mio letto e io mi metto a sedere rivolgendomi verso di lei. Ride di nuovo, questa volta più di prima e sembra felice, davvero felice.
"Posso confessarti una cosa?" le chiedo retorica.

Fa un leggero cenno con la testa e, cogliendo la positività della sua risposta, comincio a parlare.
"Avevo paura di venire qui. Insomma, non avevo paura di te o di voi, ma avevo paura che non sareste stati tanto felici quanto me di vedermi. Sogno questo momento da tutta la mia vita e vedere una reazione simile in voi sarebbe stato il colpo di grazia." mi stupisce il modo in cui riesca a parlarne apertamente. Α dir la verità, non credo di aver mai trovato il coraggio di parlarne ad alta voce. Eppure eccomi qua, ammettendo a me stessa le mie paure e rendendole reali proprio in seguito a ciò.

"Emma.." si siede accanto a me, con la dolcezza che solo una mamma potrebbe avere, e mi sembra quasi sia abituata. Mi sembra quasi qualcuno l'abbia chiamata 'mamma' per tutta la vita e che si sia sempre presa cura di un esserino, come se non fossimo mai state separate.
"L'abbiamo sognato anche noi. Così tanto da aggiungere un libro a quella libreria ogni volta che ci ricordava te." dice indicando la libreria sulla nostra sinistra.
Allora è vero che anche nella più piccola delle cose, si cela qualcosa di immensamente importante al genere umano. Sembra solo carta, e invece sono pezzi di loro.

Poi per un attimo il tempo sembra fermarsi e ci sorridiamo. Giuro di aver capito tutto, o quasi nel suo sorriso, e ciò mi fa quasi paura, come possono gli occhi di chi conosci solo da qualche ora riuscire a scavarti dentro così a fondo? Il tempo, però, non si ferma mai davvero e me ne accorgo non appena le arriva una chiamata sul cellulare. Mi sporgo leggermente per leggere il nome apparso sullo schermo e, nonostante non riesca a leggere bene da qui, mi basta leggere una sola lettera per capire che a chiamare sia proprio lui.