MANIAC

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Jason era un buffone. Un idiota. Perché non lo aveva colpito con un semplice ed efficace schiantesimo? Forse perché era intenta a capire come facesse quel ragazzo ad essere dannatamente intelligente ma allo stesso tempo sbruffone e strafottente. Non era riuscita a darsi una risposta. Aveva ormai traslato i suoi pensieri alle selezioni di quidditch che si sarebbero svolte quel pomeriggio. Non si era allenata granché durante l'estate, era troppo sicura che avrebbe ottenuto il ruolo da cacciatrice. Non aveva ansia, ne tantomeno aveva paura di non ottenere il ruolo: aveva un talento innato per il volo.

Scattante e veloce, riusciva a sbaragliare anche i più robusti degli avversari, e soprattutto ad evitare i pestiferi bolidi. Volare le donava un emozione incontrollata. Le capitava di rado di essere felice, ma il vento che le scompigliava i capelli, le esultanze provenienti dagli spalti, l'entrare della pluffa negli anelli, dopo un suo precisissimo lancio, e il suono del segnapunti magico, la facevano sorridere spontaneamente, nel modo più sincero possibile, con il naso al cielo e un urlo fugace e allegro che nasceva dal fremito delle sue corde vocali.

Finite le lezioni della mattinata, camminando per i corridoi di Hogwarts, diretta verso lo stadio di quidditch, Hell, si accorse degli sguardi fugaci e sprezzanti che tutti le rivolgevano. Le si incollavano addosso come calamite, ma lei riusciva a scansarle come se nulla fosse, come delle mosche fastidiose. Non tutte avevano però quel carattere. Una ragazza dai capelli marrone chiaro, arruffati quasi come un groviglio di paglia, la guardava con ammirazione, finché non decise di avvicinarsi.

Hell aumentò il passo, la aveva riconosciuta: Hermione Jean Granger, una nata babbana davvero intelligente, che riusciva a tenerle testa durante le solite lezioni. Era in gamba. Per poco non decise di fermarsi per capire cosa volesse, ma proseguí, ricordandosi che la avrebbe solamente fatta arrivare in ritardo agli allenamenti. Ma la grifondoro la raggiunse ansimando: non era abituata alla velocità e alla corsa, odiava gli sport, li reputava inutili. Hell non era d'accordo. "Cosa vuoi Granger?". "Nulla, solamente parlarti. Sei stata grande stamattina a pozioni. Volevo dirti che ti ammiro molto.". Un brivido scosse tutto il flebile corpo di Hell, che per poco non perse l'equilibrio, come travolta da una folata di vento.

Nessuno le aveva mai fatto un complimento, e trovava quell'azione ripugnate e deliziosa allo stesso tempo. Moriva dalla voglia di trovare una amica, o qualcuno su cui contare. Ma era davvero troppo orgogliosa per ammetterlo. Storse la bocca in un ghigno schifato, ma anche compiaciuto. "Lo so, grazie. Anche io mi ammiro molto." Detto questo si girò di scatto e proseguì imperterrita, lasciando la povera grifondoro ferma a fissarla da lontano, atterrita dalla sua risposta .

Quando arrivò al campo di quidditch si sentì subito meglio: la mente le si svuotava automaticamente quando volava, o anche solamente quando respirava l'aria pulita che svolazzava per il campo. Il resto dei candidati alle selezioni della squadra di serpeverde la aspettava impaziente, come se non aspettasse altro che dimostrare la sua "bravura" nel volare. Hell sbuffò. Le piaceva farsi attendere, non come una principessa ovvio, troppo dolci e fragili per i suoi gusti, ma come una potente e spietata imperatrice. Andò con calma nello spogliatoio, e si cambiò i vestiti: dalla solita veste hogwartsiana, alla divisa da quidditch della squadra.

Hell, durante tutte le sue audizioni, aveva sempre indossato la divisa della squadra ufficiale, mai quella delle reclute che invece indossavano i candidati. La sua ambizione era tale che credeva di non avere alcuna difficoltà a battere quei trogloditi pesanti che la sfidavano: gli altri candidati erano lenti, e per nulla agili, al suo contrario. Fondamentalmente aveva ragione a comportarsi in quel modo: aveva sempre ottenuto il ruolo da cacciatrice centro-avanti. Sì legò i capelli scuri simili alle acque del Fiume Stige in una cosa alta e stretta, si sistemò le ginocchiere e la divisa e successivamente prese la sua Nimbus 2004 laccata di nero dall'armadietto con su incisa la scritta: "Zlames, non aprire".

//𝑆𝑛𝑎𝑘𝑒'𝑠 𝑠ℎ𝑎𝑑𝑜𝑤🐍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora