Episodio 1: Sotto Attacco

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Kapu Village, angosciato per via della moglie prossima al parto, si gettò per la via principale del villaggio di Dali con in mano uno scarabocchio del vecchio Molid. Giunto nel punto dove solitamente montavano il palchetto per l'assemblea generale, richiamò l'attenzione dei compaesani e cominciò a sventolare il foglietto macchiato di caffè, urlando: «Chiudetevi in casa e serrate le porte, oppure dirigetevi nei sotterranei. Ondata di mostri in arrivo!»


Sebbene i coriacei contadini di Dali avessero tenuto testa ai mostri della valle e ad altre minacce erranti fin della fondazione, a partire dalla morte del re le cose si erano aggravate. I mostri avevano iniziato ad attaccare in gruppo, marciando con ordine e senza mostrare ostilità tra specie diverse, come se qualcuno o qualcosa li stesse coordinando. Inoltre, i rapporti delle battaglie riportavano sempre più danni ai campi e alle macchine agricole.

Perso il primo raccolto, i contadini avevano chiesto aiuto ad Alexandria, ma sia la seconda divisione sia la squadra Plutò erano avevano patito un'umiliante disfatta. Quest'ultima, praticamente estinta, era stata assegnata a un cavaliere goffo e borioso di nome Steiner, riducendo al contempo le proprie mansioni al semplice servizio d'ordine di corte.


La notizia suscitò immediatamente il panico generale, sottolineato dagli starnazzi terrorizzati dei Chocobo, molti dei quali s'imbizzarrirono e fuggirono ad altissima velocità verso la vicina Grotta di Ghiaccio. Un giovane provò a inseguire il proprio, ma il padre lo abbrancò con forza per il colletto e lo trascinò nel rifugio interrato al di sotto del granaio.

Se l'istinto di sopravvivenza dei pennuti preferiva indirizzarli verso la fredda caverna pullulante di mostri piuttosto che verso i sotterranei, il pericolo in arrivo doveva essere micidiale. Iniziarono a udirsi sonori scatti di serrature, mentre uomini e donne all'interno delle case fortificavano gli ingressi con travi, mobili e qualunque oggetto pesante riuscissero a trovare.

Kapu raggiunse la locanda del fratello, sul cui zerbino il soriano si leccava placidamente i baffi. Appena si accorse della sua presenza, il gatto rizzò il pelo e scappò via. La repentina fuga dell'animale, solitamente pigro e indifferente, era un altro segno nefasto.

"Fortunatamente la regina Brahne ha mandato le migliori questa volta. Che sia lodata!" pensò, mentre bussava alla massiccia porta in quercia della locanda. Sperò di non essere accolto dall'ennesima litania di lamentele del fratello, il quale proprio non sopportava di dover ospitare gratis le loro salvatrici.


La porta cigolò lievemente e si aprì verso l'interno, ma Kapu rimase abbagliato dal riflesso della luce solare proiettato da un'armatura dorata. Essa ricopriva Severine, seconda autorità militare di Alexandria, che domandò prontamente: «Stanno arrivando?»

Kapu scansò il fascio luminoso con un passo di lato, si stropicciò gli occhi e rispose: «A giudicare dai calcoli della vedetta, invaderanno i campi tra meno di mezz'ora».

Una giovane e avvenente soldatessa con l'occhio destro celato da una fascia in cuoio lavorato fece capolino da un punto cieco in fondo alla hall. A differenza dell'altra, vestiva abiti civili attillati, eccezion fatta per i guanti d'acciaio e per il cinturone da cui pendeva una spada in mithril d'ordinanza.

«Informazioni sulle forze nemiche?»

Le rispose un'acuta voce canzonatoria, anch'essa proveniente dalla sala comune: «Che te ne importa, Beatrix? Avranno a malapena il tempo di ringhiarci in faccia, prima di tornare alla "nebbia" da cui sono venuti».

«Mi scuso, Shogun Anne.»

«Nessun problema, cucciolo. Prima o poi capirai che le strategie militari sono utili, ma per diventare una guerriera leggendaria ciò che conta davvero è la risolutezza.»

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