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Alexandra

Non riesco più a dormire, e ci ho provato, ma il fatto di non essere nella mia camera non aiuta. O forse non mi aiuta il fatto che questo ragazzo sia steso accanto a me, nella sua camera.

Non sono ubriaca, ma non ho la minima intenzione di andare via da qui. Non dopo aver scoperto che è sotto casa di questo ragazzo, che quella notte la mia vita è cambiata e il libro del mio destino da quel momento ha solo mostrato pagine nere o bianche. Neanche lui dorme, guarda fuori dalla finestra mentre la prima luce dell'alba si fa spazio nel cielo.

«Studi medicina?» gli chiedo e lui si rigira a guardarmi. So solo il suo nome. Mi guarda stranito non capendo all'inizio, ma poi apre bocca per parlare. «Sono al secondo anno» mi dice. «Quindi hai diciannove anni.» «Già e sono il ragazzo più bello sulla terra.» «Vedi? Avevo ragione, ti credi perfetto» quasi scoppio a ridere. «Un tipo affascinante» si vanta. «Certo-certo» alzo gli occhi al cielo. «E tu? Raccontami qualcosa di te» sistema il cuscino sotto la sua testa. «Quel documento non è falso, sono Alexandra Armstrong ed è inutile continuare perché probabilmente sai più cose tu sul mio conto di quante non ne sappia io.» La sua bocca è ancora spalancata e un po' titubante con due dita gli alzo il mento facendogliela chiudere. Accarezzo il suo mento ricoperto da un sottile strato di barba e abbasso lo sguardo imbarazzata per il mio gesto. Incrocio le braccia al petto mettendomi seduta e poggio la schiena alla spalliera imbottita del letto.

«Scherzi vero?» si riprende dopo qualche secondo di riflessione. «No» scuoto la testa. «Tornata a casa convincerò il mio papino a comprarmi una nuova borsetta.» «Oh, scusa per prima, solo, non ti credevo cosi» mi indica. «Cosi come?» «Niente, lascia stare.» «Cosa lascio stare?» aggrotto la fronte.

«Non volevo offenderti. Ma tu sei ricca... non dovresti indossare vestiti da milioni di dollari, essere secchiona e con gli occhiali e partecipare a cene e cazzate varie?» «Sai che non deve essere per forza così? Insomma, io non voglio partecipare a cene e cazzate varie, non indosso abiti di lusso perché ci sono persone che muoiono di fame e io lo so. Il fatto che i miei genitori siano stronzi non vuol dire che lo sia anch'io e poi...che storia è questa? Dovrei essere secchiona e con gli occhiali perché ho una famiglia ricca e conosciuta?» Mi calmo prendendo un respiro e mi lascio andare. Scoppia in una squillante risata e metto il broncio.

«Che cazzo c'è da ridere scusa?» mi imbroncio. «Sei... sei tutta rossa in faccia. Sei così buffa quando ti arrabbi.» Lo guardo male da farlo stare zitto all'instante, ma più forte di lui la risata lo cattura di nuovo e stavolta lo seguo a ruota.

«Non ci posso credere. Ma sono felice sai? Di sapere che ti reputi una persona come le altre e non ti vanti e.… non fai cose da ricca. Tranne sorpassare la fila in discoteche e locali.» Sorrido alla sua affermazione e guardo l'ora che segnano le sei e venti del mattino. «Un po' stronza sei e anche acida.» «Mi va bene cosi» rispondo guardando la sua stanza illuminata dai raggi del sole. «Leggi?» chiedo guardando i libri sugli scaffali. Sono davvero tanti per un ragazzo! «No, decorano la stanza» alza gli occhi al cielo. Scorgo i più grandi titoli della letteratura francese e inglese, libri di avventura compreso Harry Potter e Narnia. «Mi piace, hai buon gusto.» Guardo ancora la stanza curiosa, notando la bacheca in legno appesa al muro, sul lato sinistro della camera. Ci sono dei fili appesi, davanti, e reggono delle foto. «Le hai fatte tu?» «Qualche anno fa» alza le spalle. «Ti piace fare le foto?»

«Si, prima ne ero appassionato. Poi si è rotta la fotocamera e non so perché ma non ci ho mai pensato a comprarne un'altra.» «Magari ti verrà di nuovo la voglia» penso. «Magari si, magari no.» «Come sei vago» alzo gli occhi al cielo. «Come sei impicciona» dice con tono di rimprovero e mi offendo. «Scusa, sto zitta.»

Vengo scossa da un brivido di freddo e mi accoccolo ancora di più dentro alle coperte, girando la testa di lato. C'è un odore così buono qui sotto! «Ed è già mattino» sospiro. «Alla fine siamo stati svegli comunque, solo che abbiamo parlato» si alza dal letto andando verso l'armadio. Ha solo i boxer addosso, e io sto per perdere la testa. I suoi addominali si contraggono a ogni gesto che compie e la sua schiena robusta è forte. Cosa mi prende?

Resta qui un secondoWhere stories live. Discover now