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Alexandra

Butto il vestito sul letto e ne prendo un altro dall'armadio. Mi giro davanti allo specchio guardando bene il vestito rosso scuro che indosso. È semplice, un po' scollato ma senza essere volgare. Prendo gli stivaletti con i tacchi e gli indosso affrettandomi a pettinare i capelli piastrati. Mentre il mio telefono continua a squillare per i continui messaggi di Yasmine che mi avvisano di sbrigarmi, mi trucco con poco rossetto e del mascara e quando sono pronta scendo le scale. «Si può sapere dove stai andando?» Mi giro di scatto verso mia madre che mi guarda dall'alto al basso con una faccia disgustata. «Sto uscendo» rispondo. «Lo vedo. Quel vestito è orribile e sembri una sgualdrina.» «Chiamami pure puttana già che ci sei, fai arrivare meglio il concetto.»

Dopo tutto ciò che è successo non dovrebbe dirmi certe cose, come se già non mi sentissi una povera puttanella. Ignoro la sua voce ed esco di casa raggiungendo quella di Yasmine che mi aspetta con aria furiosa vicino al cancello. Cerco di scusarmi appena entra in auto ma invano, inizia a farmi la predica. «Giurò che metterò la sirena dell'ambulanza come suoneria delle tue chiamate. Ti risponderò sempre.» Un sorriso compare finalmente sul suo volto. «Mi fai preoccupare.» «Lo so, scusa.» Percorro la strada fino al locale della festa che scopro essere una discoteca. «Parcheggia qui. Faremo due passi a piedi. Faccio come dice e ci incamminiamo all'entrata dove c'è una fila immensa.

«Chi si rivede» sento la voce di quello stupido di Ken e mi giro a guardarlo. Si chiama Kevin! Fa lo stesso. È comunque stupido! Ci avviciniamo a lui e noto anche Ethan che parla al telefono. Ah però, il suo nome lo ricordi! «Felicissimo di rivedervi» sorride. «Non è la stessa cosa per me» rispondo seria. Scuote la testa divertito e sta per dire qualcosa, ma il suo amico lo interrompe. «Zoe mi aspetta dentro» si strofina le mani. «La tipa di prima?» chiede Kevin e faccio una smorfia di fastidio.

Annuisce e nel mentre si gira a guardarci rendendosi conto della nostra presenza. Vedo benissimo che deglutisce a fatica e il suo pomo d'Adamo va su e giù. Non dice niente, distoglie lo sguardo e per il nervoso affondo l'unghia del pollice nella pelle del braccio. Perché devo sentirmi cosi? Rivolgo lo sguardo alla lunga fila. «Non mi va di aspettare così tanto» sbuffa Yasmine. «Oh nemmeno a me, ci penso io» dico convinta.

Questo è uno di quei momenti in cui ringrazio i miei genitori di essere importanti.

«Non passerai mostrando le tue tette» dice il moro facendo ridere Kevin. «Spiritoso, ma per chi mi hai presa?» sbotto acida. «E come pensi di fare allora?»

«A te cosa importa? Corri a scoparti quella ragazza o si troverà un altro.»  Yasmine mi guarda sorpresa alzando un sopracciglio. Non guardarmi cosi, non so cosa mi prenda, vorrei dirle. Lascio perdere e mi incammino verso il buttafuori. «Dai venite» fa segno a quei due di seguirci e la guardo male. Alza le spalle e mima qualcosa che non capisco.

Prendo dalla borsa la mia carta d'identità e gliela porgo. «Prego signorina Armstrong» grida quel coglione del buttafuori. Lo fulmino con lo sguardo ma non sembra accorgersene. «Loro sono con me» dico riferendomi a Yasmine e a quei due che mi guardano interdetti. «Ma certo signorina Armstrong. Buona serata.»

Entriamo nel locale e sento il suo sguardo addosso. «Hai una carta falsa?» «Si certo» dico convinta. Meglio così, anche se prima o poi si saprà probabilmente. «Mi sembrava strano» parla il moro. «Perché scusa?»

«Non ho mai conosciuto quella ragazza ma chissà che tipa sarà. Papino mi compri quella borsetta?» imita la voce di una ragazza. Scoppia a ridere insieme a Kevin. «Nemmeno la conoscete, stupidi» mi difende Yasmine guardandomi con pietà. Le sussurro un grazie e lascio le mie cose all'entrata.

«Una volta ho letto un articolo su quella ragazza. È stato quest'estate mi sembra, qualche mese fa. Aveva subito...» «Ho bisogno di bere» lo interrompe la mia amica cambiando discorso. I due vanno avanti e io mi sento immobilizzata. Ha letto l'articolo che parla di me, le parole che mi descrivono una povera ragazza stuprata sotto un albero. Quelle parole che mi hanno fatta guardare per giorni dalle persone con occhi miserabili e pieni di pietà.

Resta qui un secondoHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin