Capitolo 18. Abuela.

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Poi, proprio mentre dallo stereo che Cooper aveva sistemato in redazione, partiva e si diffondeva tramite gli amplificatori, la calda voce di James Taylor con la sua indimenticabile Carolina in my mind, Ofelia le parlò tramite l'interfono appoggiato al centro della sua scrivania.

«Grace c'è qualcuno che chiede di te.»

Chi mai poteva essere? Aveva scritto ancora pochi articoli da quando si era trasferita a Nightsnow, quindi, era improbabile che fosse qualche suo lettore. Non aveva amiche in città e sua zia Paige era al lavoro, a Raleigh.

«Chi è?»

«E che vuoi che ne sappia io? Dai, muoviti e vieni qui.»

Simpatica, insomma...

Ma non fece in tempo a formulare quel pensiero che, raggiunto l'ingresso della redazione, il cuore le si fermò. Dall'altra parte delle porte a vetro scorrevoli c'era la sua metà, la persona che più di tutte al mondo riusciva a capirla.

«Abuela!» urlò, correndole in contro e abbracciandola stretta. «Che ci fai qui?»

«Ah, cariño, ¿qué estoy haciendo aquí, eh? Podría hacerte la misma pregunta.

Después de todo lo que pasó en este lugar ... ¡No podía creerlo cuando tu mamá me dijo que te habías mudado! ¡Vine a verlo por mí misma!»

Eccola lì. La persona che più le somigliava: Rosalinda Sanchez Bowen, al secolo sua nonna materna, che, evidentemente, aveva scoperto del suo ritorno a Nightsnow.

Quanto le era mancata. E quanto le erano mancate quelle conversazioni in spagnolo, l'idioma che la faceva sentire a casa, molto più dell'inglese, che era la sua lingua madre.

«Le pedí yo a mamá que no te lo dijera, abuela... No te enojes con ella...»

Sua nonna le accarezzò piano la nuca. «Lo so, bambina mia, lo so. So che sei testarda proprio come tuo nonno.»

Parli del diavolo... Eccolo lì, appena arrivato anche lui. Suo nonno, la sua roccia, la sua quercia, che, sotto sotto, nascondeva una grande dolcezza, che ben si sposava con il carattere sanguigno della sua dolce metà.

«Ciao nonno!»

«Hola Gracie! Contento di sapere che stai bene! Visto Rose?»

«Ah, non cominciare. So che anche a te è venuto un colpo quando hai saputo del suo trasferimento.»

«Grace cara, devi sapere che tua nonna ha preteso che lasciassimo il Messico solo per venire a vedere come stavi!»

Grace li adorava. Adorava i battibecchi dei suoi nonni, adorava il Messico, con i suoi odori, i suoi sapori piccanti, il sole che bruciava. Adorava l'amore che tutto quell'insieme le trasmetteva.



Archie.

Archie non aveva chiuso occhio.

Quella notte, con il mal di testa da dopo sbronza a fargli compagnia, era rimasto a fissare il soffitto della sua stanza. Non riusciva a smettere di pensare a lei.

A quella fata latina che lo mandava in corto circuito.

In quel momento, Archie non aveva dubbi: alcol o meno, non era pentito di aver ballato con lei, e per tutta la notte non aveva fatto altro che smaniare al pensiero di rivederla, desideroso solo di assaggiare le labbra di lei.

Ma con la venuta del giorno, le cose si erano complicate. La lama di luce che era entrata nella sua camera da letto, annunciando un nuovo dì, gli aveva ricordato che lei era una sua dipendente e che mezza Carolina, compresa l'intera redazione e la sua famiglia, avevano assistito alla sua performance danzante.

La fenice spezzataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora