2. DOVE LA LUCE NON ARRIVA

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Cinque anni fa era tutto diverso. La guerra esisteva, ma noi ragazzi dell'ultima generazione non eravamo stati ancora minacciati. Ci allenavano per diventare i futuri guardiani della pace, ci avevano promesso che sarebbe finito tutto nel giro di qualche mese, ma qualcosa andò storto.

Io e i miei amici non ci vedevamo frequentemente, eravamo occupati nel seguire i nostri maestri.

Non tutti eravamo appartenenti a famiglie che condividevano lo stesso credo. Mia madre faceva parte di coloro che dovevano portare la luce nei cuori delle persone che ne avevano perso la vicinanza, le cosiddette "LUCCIOLE".

Ma sin dalla mia nascita il Sacerdote delle Lucciole che mi battezzò notò che in me, dentro la mia anima c'era qualcosa di diverso, qualcosa che sarebbe potuto risultare utile in un futuro non troppo lontano. Io non comprendevo se mi dovevo sentire speciale oppure dovevo accettare che un giorno sarei diventato solo un fantoccio nelle mani dei più anziani.

Questo gruppo di fanatici non utilizzava metodi consoni per conseguire la loro missione, più volte mi ritrovai a vedere i Sacerdoti impiantare nel corpo di disperati delle "lampadine" , non ho mai compreso che marchingegno fosse. Il rituale consisteva nell'attendere e vedere se questa lampadina si spegnesse o rimanesse accesa nel corpo di colui che chiedeva aiuto.

Troppe volte ho visto spegnersi la luce e le conseguenze sono terrificanti. Appendevano a testa in giù il disperato e lo guardavano, ridendo, finchè gli occhi non si riempivano di sangue e infine con una mazza finivano l'opera.

Chiedevo a mia madre sempre se avessero mai fatto di peggio, se mai le loro atrocità avessero superato il limite dell'umano , ma ogni volta era come sentire un pupazzo senza anima , vittima dei dogmi prestabiliti "La luce può arrivare ovunque , se la persona non la accetta allora che l'oscurità la abbracci ".

Sono cresciuto leggendo libri su libri, studiando preghiere su preghiere, ascoltando attentamente ogni singola parola dei vari Sacerdoti. La mia strada era stata spianata per un futuro luminoso, finchè un giorno non conobbi la più grande carica del credo, SINNO il MANTELLO BIANCO.

Mille leggende rivestono la sua figura, "l'unico uomo che da solo annientò l'oscurità nei cuori di mille persone" , "Colui che è così forte da far mettere in ginocchio un intero popolo e farlo pregare" o la mia preferita "Unico discendente di un Dio dimenticato".

Quel giorno ero molto in ansia, tutti mi dicevano che dovevo stare calmo che io ero stato descritto come il più promettente dei discepoli, che sarei stato l'unico a poter succedere al suo potere, ma io nel mio cuore sapevo che non sarebbe stata la stessa cosa. Stavo per incontrare una delle più grandi entità del mondo in cui vivevo. Uno dei 9 "ANGELI CADUTI".

Viveva in un chiesa modesta e non accettava visite se non dagli anziani.

Attraversai il portone, le colonne erano erose, i mosaici avevano perso colore, ma le figure erano ancora distinguibili. L'altare non presentava alcuna coppa o libro, ma una spada ed uno scudo. Non c'erano segni di religiosità in quel luogo. La polvere danzava dalla luce che entrava dalle finestre. E la cupola presentava un buco al centro, sicuramente per qualche credenza di molti anni prima quando fu costruita la chiesa.

Mi ero fermato, le parole dell'anziano Diser erano chiare "Fermati sull'uscio della porta, lui sentirà la tua presenza e ti accoglierà".

E così fu.

"Entra pure figlio della Luce, segui la striscia d'oro che si trova sotto i tuoi piedi , cammina e inginocchiati davanti l'altare, davanti la spada e lo scudo."

Abbassai lo sguardo e feci fatica a riconoscere la striscia d'oro da lui detta. Era piena di crepe e sporca, tanto che lucentezza si era persa.

Feci il primo passo. "FERMATI SUBITO, COSA SEI TU, UN USURPATORE DEL LUOGO SACRO?" La sua voce grave e profonda manifestava timore e rabbia.

"Io sono il Prescelto a detta degli anziani, sono colui che può portare la luce nel mondo. Io sono qui per chiedere udienza a voi, Grande Sinno".

"Tu non sei il prescelto, non sei un campione, tu hai qualcosa di diverso".

Da dietro la cupola si era sentito un rumore strano, metallico, stava per uscire l'uomo delle leggende. Non ero pronto, non erano presenti sue raffigurazioni sui libri. Poteva tranquillamente essere un mostro o un semplice umano. Ma non potevo più andarmene.

"Non sento Luce, non vedo un futuro, vedo solo morte e distruzione". Le sue parole erano ferme come una montagna, ma sentivo pure dell'affanno, non aveva molto fiato.

"Tu non sei quello che stavo aspettando, tu sei qualcosa di diverso, qualcosa di unico" ed ogni passo diventava più forte e deciso finchè non riuscì non vidi la sua mano appoggiarsi ai cardini della porta. Una mano enorme, con ancora la armatura addosso e con dei riflessi rossi sulle dita.

"Tu sei qualcosa che mi ricorda il passato più oscuro" ed eccolo lì. Con fatica era uscito dalla porta, ma ora davanti a me si presentava un guerriero gigante, alto minimo tre metri, con l'elmo pieno di graffi e usure, un'armatura luccicante come il sole, ma Sinno era nascosto dietro quel metallo.

"Tu sei entrato nel mio luogo sicuro e mi sento minacciato dalla tua presenza, credo che gli anziani sia diventati troppo vecchi per non riconoscere cosa ho davanti ai miei occhi" 

"Grande Sinno sono qui proprio per chiederle cosa mi concederà il mio futuro" non mi ricordo come feci a rispondere a colui che con uno schiocco di dita mi avrebbe reso polvere, ero impaurito ed intimorito, ma qualcosa dentro me riusciva a farmi rimanere lucido.

"Al tuo fianco aleggia una strana figura che ti accarezza e ti respira intorno, tu non la percepisci, ma quella non è di certo luce" ogni parola che diceva si avvicinava all'altare "Ora avvicinati ed inginocchiati davanti all'altare". Obbedì.

"Sai non vedevo qualcosa del genere da quando ero bambino, ai tempi non sapevo come reagire o cosa fare, ma adesso che la Luce mi è stata conferita non farò in modo che la mia figura venga infangata di nuovo".

Più mi avvicinavo più comprendevo la sua grandezza, ma una cosa mi colpì particolarmente, all'altezza della bocca usciva del fumo ogni respiro pesante che emanava. Non era di certo normale, era un atteggiamento comune tra i furibondi e tra i soldati. Quello davanti a me non sembrava un guardiano della pace nè tantomeno un portatore di Luce, ma una bestia pronta a sbranare.

"INGINOCCHIATI" obbedì di nuovo e sentì la sua mano afferrare la spada che era grande quanto una colonna.
"Ora ripeti con me: Dove la luce non arriva, la farò arrivare"

"Dove il male regna, farò sorgere un giardino luminoso"

"Dove questo inizio esiste, farò arrivare la fine"

"Dove io figlio della Cenere minaccio la luce, accetterò la morte".

In quel momento sentì qualcosa dentro di me, una sensazione, un brivido, alzai lo sguardo e vidi la spada alta di Sinno pronta a cadere sulla mia testa. 

Pensandoci ora non mi sembra vero.

FIRE LIGHT ASH (Fuoco Luce Cenere)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora