Desiderava parlargli e desiderava farlo lontano da quelle mura, da quel palazzo, da quell'atmosfera tetra ed asfissiante; in un luogo in cui anche i mobili sembravano avere occhi ed orecchie, lui aveva bisogno di allontanarsi per perdersi -anche solamente per qualche ora- nelle dolci e lievi sensazioni che lo invadevano ogni volta che le loro mani si toccavano ed i loro respiri si fondevano. 

Andò verso l'armadio e spalancò le ante con poca grazia, afferrando con impellenza e furia i vestiti che solitamente utilizzava per andare a cavallo; li indossò con velocità, chinandosi per assicurarsi gli stivali al ginocchio e sperando che la leggera disperazione che smuoveva le sue viscere non si mostrasse troppo palesemente nei suoi gesti.

Si fissò con fare critico allo specchio e passò le dita tra i capelli diverse volte, cercando di dargli una forma solo apparentemente sistemata ma informale abbastanza da non destare troppi sospetti. Infatti, aveva intenzione di andare alla ricerca di Yoongi nelle stalle o nelle cucine, ambienti poco avvezzi alla presenza dei reali ma da dove si potevano estrapolare fin troppe informazioni -più di quanto apprezzasse ammettere. Sapeva della tendenza del consigliere di controllare che, anche nelle sezioni meno prestigiose del palazzo, andasse tutto secondo le regole e che non mancasse nulla; ricordava di come gliene aveva parlato in una delle tante lettere scambiatesi in quei mesi. 

Li aveva definiti come "luoghi tranquilli e lontani dalla presunzione" completando che, oramai, era suo compito assicurarsi che a Taehyung venissero proposte pietanze di suo gradimento. Era rimasto sinceramente sorpreso dell'attenzione di Yoongi verso suo fratello, in particolare perché aveva erroneamente creduto che gli importasse così tanto di Taehyung per il profondo affetto che nutriva Jungkook nei suoi confronti. Invece, contro ogni aspettativa, Yoongi si era davvero affezionato a suo fratello, gli importava sinceramente che l'altro stesse bene ed era seriamente felice di prendersene cura come possibile.

Jimin, tuttavia, non si era stupito più di tanto nell'apprendere la preoccupazione che era aleggiata tra i vari membri della servitù o tra i sarti di corte. Era a conoscenza dell'abitudine di suo fratello di smettere di mangiare quando era nervoso, pensieroso o stressato; Jimin ricordava con estrema precisione tutti i momenti in cui, insieme a Jin, dovevano inventarsi mille storie inverosimili ma sognanti abbastanza da dargli la soddisfazione di vedere un piccolo Taehyung mangiare. 

«Se non lo trovo neanche oggi sento che farò fuori qualcuno...» mugugnò tra sé Jimin, prendendo un profondo sospiro. Senza esitazione, si diresse verso i piani più bassi del palazzo, quelli che ospitavano le cucine e le camere della servitù; non si era mai aggirato per quei corridoi, e per questo riuscì a perdersi per due volte prima di vedere svettare la pesante porta in legno, la stessa che lo separava da un vociare alto ed allegro misto ad uno sfrigolio interessante ed uno spadellare piuttosto acuto. 

Rumori di ciotole, padelle e mortai riempievano l'ambiente, odori intensi di verdure cotte al vapore, soffritto e kimchi gli arrivarono alle narici in potenti zaffate -così forti da portarlo ad arricciare il naso e fare una smorfia. Ignorò il pensiero che l'odore della frittura e dell'olio avrebbero preso il posto della sua colonia preferita e si schiarì la voce, aprendo la porta ed affacciandosi da dietro questa. 

La grande e gremita cucina reale era illuminata da quattro grandi finestre poste alle estremità della stanza; figure -principalmente femminili- attorniavano il bancone da cucina, le maniche delle vesti erano issate oltre il gomito mentre c'era chi si adoperava nel pestare l'impasto dei mochi con velocità; chi, invece, era intento a spalmare la pasta di peperoncino sulle foglie di cavolo e chi, infine, si dedicava ad aiutare il cuoco nella preparazione delle pietanze.

Il quel frastuono indaffarato nessuno sembrò accorgersi della sua presenza fino a quando una delle aiutanti del cuoco non si voltò verso l'ingresso con l'intento di portare il decotto di erbe chiesto dal re presso la camera dello stesso. 

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum