Aveva dato per scontato che fosse Jungkook colui che aveva trovato riverso al suolo, perché aveva già visto il principe in quello stato, ma JK...

JK aveva già toccato il fondo, ma ne era riemerso non appena ne aveva avuto la consapevolezza, quindi perché quel momento era diverso?

Chiedergli direttamente cosa gli fosse accaduto non era ciò che Taehyung si sentiva di fare, anche se le domande erano tante e dolorose; tuttavia, sapeva per esperienza che le personalità non andassero forzate o sottoposte a pressioni su questioni di quella portata. 

Non credeva di possedere il coraggio necessario, comunque. Perché qualora lo avesse trovato chissà dove e chissà in quale modo, ciò che era avvenuto non poteva essere sicuramente affrontato seduti per terra e alla mercé di un qualsiasi membro della servitù o -peggio- qualche consigliere del re.

La sua mente aveva comunque provato a vagliare mille ipotesi vaghe e confuse per spiegarsi ciò che aveva trovato al suo ritorno, ma nessuna di quelle sembrava essere sufficiente per giustificare tale reazione e tali ripercussioni. Quel mattino JK lo aveva trattato duramente e si era dimostrato freddo almeno quanto lo era stato in principio, ma il suo sguardo non aveva mentito circa lo stato d'animo in cui versava -non avrebbe potuto farlo, neanche se avesse voluto, perché lui lo conosceva.

Aveva imparato a leggere tra le righe delle storie inespresse di Jungkook, di JK ed anche di Kookie, ed anche se irrazionalmente si era sentito ferito dall'atteggiamento tenuto dall'altro, in cuor suo sapeva ci fosse un motivo ben più profondo su cui ragionare. 

Nell'attesa di comprendere, però, detestava non sapere. 

Detestava quel castello e detestava assistere, inerme, alla distruzione della persona che amava senza sapere se avrebbe mai avuto la possibilità -o la capacità- di ricomporla. 

«JK, amore dobbiamo alzarci», gli sussurrò Taehyung, passandogli una mano tra i capelli, «Andiamo in camera, non possiamo rimanere qui.» continuò poi, sorridendogli appena come l'altro rialzò lo sguardo su di lui. 

Era strano, JK non sembrava avere troppa cognizione di dove si trovasse; lo udì deglutire a vuoto mentre osservava Taehyung tendersi per spegnere la lampada ad olio e metterla da parte. Si issò e JK scollò la schiena dalla parete contro cui si era poggiato, permettendo alle braccia di Taehyung di passare sotto le sue per poterlo aiutare ad issarsi. 

Non furono pochi gli sforzi fatti da Taehyung per metterlo in piedi, ma come ci riuscì, lasciò che un braccio del principe passasse sopra le sue spalle e che un suo braccio si avvolgesse proprio attorno alla sua vita sottile -un po' troppo sottile. Cercò di scacciare il senso di angoscia a quella constatazione e, invece, fece leva sulla determinazione di dover essere lui, almeno per una volta, a supportare JK.

Non importava quanto i suoi occhi stessero cercando in ogni modo di sciogliersi in lacrime; non importava quanto il suo cuore urlasse, ferito; non gli importava nemmeno della bolla di apprensione che gli serrava la gola e spegneva la voce. 

Lui avrebbe resistito.

Si trascinarono verso la stanza di JK con passo lento; la testa di quest'ultimo ciondolava, sentiva le gambe formicolanti ed inconsistenti, della stessa solidità di una gelatina. Brividi gelati gli si arrampicavano lungo la schiena madida di sudore e vertigini minacciavano la sua precaria stabilità.

Era un malessere diffuso quello che sentiva erodergli le viscere; sembrava che del veleno invisibile gli stesse corrodendo i nervi e destabilizzando i muscoli, rendendolo debole e incapace di starsene dritto senza l'aiuto di qualcuno. Era certo che se non fosse stato per Taehyung, non avrebbe avuto la capacità di arrivare molto lontano -men che meno nella sua stanza.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora