Taehyung era diventato, per molti versi, una sorta di filo conduttore tra tutti e tra i frammenti di quei momenti frastagliati che erano parte della sua memoria e che si ricollegavano a momenti che non aveva vissuto e di cui non si sarebbe mai ricordato.

Era facile, sotto un certo punto di vista, sapere cosa fare e dove andare, quando Taehyung gli era vicino; era tutto un ruotarsi intorno, senza che l'uno sovrastasse l'altro, e la loro relazione era diventata così equilibrata, che Jungkook non aveva mai davvero contemplato l'idea di dover sciogliere le loro mani e proseguire da solo. 

Il pensiero di dover andare via, di dover tornare al suo palazzo senza nessuno al proprio fianco, di non poter materialmente percepire la vicinanza di Taehyung -anche il suo silenzioso sostegno o le sue parole direttamente mormorate contro l'orecchio- era... intenso. Almeno tanto quanto era intensa la sua attesa quando, per ogni giorno che li costringeva a districarsi tra gli impegni reale, lo portava ad aspettare trepidante il momento in cui poteva finalmente chiudere fuori dalla porta della loro stanza tutti i suoi oneri e abbandonarsi alle risatine, ai racconti, ai sussurri o alle carezze di Taehyung.

La mancanza di tutto quello faceva tornare un qualcosa che non lo abbandonava mai: l'ansia.

L'ansia, la sua più grande e fedele amica, quella silenziosa ed invisibile compagna di vita era sempre lì, in agguato, pronta a colpire ed abbracciarlo stretto, e sapeva fosse pronta ad accoglierlo nuovamente tra le sue braccia non appena si sarebbero divisi. 

Non volevano essere da soli, Jungkook lo sapeva e, anche se JK sembrava quello più preparato alla situazione, percepiva chiaramente come si sentisse.

Perché era come si sentiva anche lui.

Però, nonostante quegli aspetti negativi, la loro permanenza a palazzo Kim era stato quanto di più rilassante e felice Jungkook e gli altri avessero mai sperimentato in più di vent'anni di vita. Quelle giornate allegre, il loro essere così spensierate, così frivole, lo avevano sorpreso positivamente e gli avevano fatto perdere la cognizione del tempo; le mille risate che avevano riempito le loro orecchie ed avevano arricchito i ricordi di quelle giornate indimenticabili erano chiuse in un cassetto del suo cuore destinato ad essere aperto nei momenti più tristi.

Non aveva mai sperimentato cosa significasse non vivere in un ambiente ostile, per cui, il non accorgersi del veloce fluire del tempo e le sue dissociazioni era stata una sorpresa e, in lui, aveva acceso la speranza di non essere lui ad essere sbagliato, almeno per una volta.

Il pensiero del distacco faceva male, gli faceva dolere il petto così profondamente da temere che questo gli squarciasse senza accorgersene perché quel bruciore era così ardente, così vivo da essere quasi insopportabile. E sapeva di non essere l'unico a provarlo. 

Sapeva che fosse così anche per JK; avevano avuto modo di parlarne in una delle tante notti insonni di quest'ultimo o in un momento della giornata in cui riuscivano a comunicare, e Jungkook aveva notato i silenzi prolungati di JK, le sue mezze frasi ed i suoi sentimenti inespressi. Jungkook era a conoscenza del profondo quanto sconfinato amore che JK provasse nei confronti di Taehyung, proprio perché era uguale al suo -in un certo modo e misura.

Taehyung era stato il primo per molte cose, ma poteva vantarsi di essere così speciale da essere stato in grado di accogliere ed ammaliare non una, ma due personalità singolari e quantomeno stravaganti come lo erano loro. 

Lasciò scivolare languidamente la lingua sulle labbra schiuse di Taehyung sentendo le mani di quest'ultimo carezzargli le cosce -non senza prima averle strizzate e tastate- e poi risalire suoi fianchi, mentre Jungkook schiudeva gli occhi ed ignorava il calore delle sue guance al sorriso che aveva incurvato quelle labbra sottili e rosse che lo stavano vezzeggiando come il migliore dei dessert. 

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Место, где живут истории. Откройте их для себя