Mi faceva arrabbiare non ricevere lo stesso trattamento, anche se a ben pensarci era anche colpa mia: gli avevo dato troppo spazio e Paul si era abituato. Chissà, magari era genuinamente convinto che per me andasse bene così.

 Sospirai, guardandomi intorno, e con sgomento mi resi conto che erano quasi tutte coppie quelle presenti al party. Figurarsi, quando si trattava di incontri tra single Paul era sempre in mezzo ai piedi ed ora che avevo bisogno che ci fosse era a casa sua.

Afferrai un bicchiere di spumante da un tavolino pieno di calici e tracannai il contenuto con stizza. I palloncini sparsi sul pavimento mi davano sui nervi, il vestito della sciacquetta bionda in fondo al salone mi dava sui nervi, gli occhiali anteguerra di Max mi davano sui nervi.

 «Perché non cerchi di conoscere qualcuno?», propose Marie.

 Mi rendevo conto di non essere una compagnia facile da sopportare e mai come in quel momento apprezzai la pazienza dei miei amici. Dovevo aprire la porta del mio bozzolo di sociopatia e fare uno sforzo. «Con chi?».

 Mi indicò un gruppo di ragazze che parlavano animatamente vicino alla finestra. Sembravano allegre e tranquille, una di loro aveva l'aria simpatica e un'altra era così paffuta che provai per lei un istintivo senso di fiducia. «Con loro, magari. Fai nuove amicizie».

 Stavo quasi per annuire, ma all'ultimo momento cambiai idea. Sembravano così affiatate e bellissime. Una di loro, quella con i capelli neri, aveva delle gambe così lunghe. Provai un'improvviso moto di terrore. Scossi il capo. «No, dai, avranno i fatti loro di cui parlare».

 «E quel ragazzo?».

 Mi indicò un tipo carino, non troppo alto e tuttavia nemmeno basso, con i capelli castani e un bicchiere di Coca Cola in mano. Si portò la bevanda alle labbra, buttò giù qualche sorso e all'improvviso fece una smorfia, strizzando gli occhi.

 «Che tenero!», commentai con un sorriso materno. «Gli sono andate le bollicine nel naso!».

 Non era il tipo di persona con cui sarei andata d'accordo, ammetto con una punta di vergogna che all'epoca tendevo a prendere un po' in giro i ragazzi come lui. Marie lo sapeva e scartò a sua volta l'idea.

Lasciammo vagare lo sguardo sugli invitati, cercando qualcuno quasi disperatamente. Non avevo la minima intenzione di importunare gli amanti – se dovevo fare il terzo incomodo, tanto valeva che lo facessi con Jeannot e Marie – né mi intrigava il pensiero di insinuarmi in un gruppetto di sconosciuti. Trovare qualcuno che fosse solo era praticamente impossibile.

«Lo sai», commentai dopo un istante, «avevo una gran voglia di venire qui. Non vedevo l'ora che arrivasse capodanno solo per questa festa. Ero eccitatissima».

«Ma...?».

Piegai le labbra in una smorfia infantile. «Ma Paul mi ha fatta infuriare ed ora vorrei solo andare a casa. Non lo farò, tranquilla», la anticipai. «No, io voglio divertirmi, davvero».

Il dj mise su un lento così lento che mi sentii una lepre in mezzo a tutte le coppiette che si muovevano come tartarughe. Guardai di sottecchi Jeannot: si vedeva a distanza che voleva ballare, che voleva portare la sua Marie in mezzo alla pista per sbattere in faccia a tutti la loro felicità.

 «Hey», dissi all'improvviso. «Andate, coraggio, non dovete stare qui con me».

 Marie scosse la testa. «No», replicò, categorica, «non ti lascio da sola».

«Figurati», mentii, esibendo un bel sorriso. «Sopravviverò. Sarò qui, quando tornerete, e se non ci sarò probabilmente mi troverete al tavolo del cibo».

The Art of HappinessWhere stories live. Discover now