Capitolo 3.

3.4K 165 5
                                    

"Flynn, Johnson smettetela di parlare!" le richiamò la voce roca del professor Ross.

Entrambe ammutolirono e si scusarono con lui, il quale riprese a spiegare. Ad interromperlo nuovamente fu qualcuno che bussò alla porta.

"Avanti!" esclamarono in coro.

Sulla soglia della porta fece capolino un ragazzo dai riccioli biondi e gli occhi castani, dal viso dolce e l'espressione rassicurante. Tuttavia, la sua espressione cambiò una volta giratosi verso Damon, era diffidente, quasi ostile.

"Ma questa scuola da quando in quando strabocca di strafighi?!" domandò sottovoce Elisa, dando voce ai suoi pensieri.

Jennifer rise e fu richiamata all'attenzione dal ragazzo sulla porta.

"Il professor Smith cerca Jennifer Johnson" annunciò.

La ragazza guardò il professore chiedendogli silenziosamente il permesso per andare, quando questo annuì, lei si alzò in piedi e si affiancò al ragazzo biondo. Per un attimo le sembrò che il professore avesse guardato in cagnesco il suo accompagnatore e lui avesse ricambiato lo sguardo, scosse la testa pensando di esserselo immaginato e seguì il ragazzo.
La sua presenza la rendeva nervosa e non alzò lo sguardo dal pavimento nemmeno per un minuto. Giunsero alla presenza del professor Smith che le chiese di informare i suoi compagni di un compito in classe domani e fu così gentile da rivelarle che era sul caro Aristotele. La ragazza annuì e prima che mettesse piedi al di fuori dell'aula il vecchio professore di filosofia incaricò il ragazzo di prima di riaccompagnarla.

"Ehm..Grazie" sussurrò lei in imbarazzo, nascondendo una nota di irritazione nell'essere supervisionata come se fosse inseguita da un killer.

"Comunque mi chiamo Jacob" si presentò una volta ritornati nei corridoi.

"Jennifer, ma il mio nome lo sai già" ribatté lei.

Lui le sorrise e si sentì così calma, come se tutto l'imbarazzo che aveva provato fosse scomparso. L'esatto contrario di quello che provava accanto al suo professore. Per un attimo notò una lieve somiglianza con lui, nei lineamenti del viso, ma scacciò anche quel pensiero.

La scortò fino alla porta della sua classe e poi sorridendole ancora la salutò e le disse: "Ci vediamo in giro!".

Rientrò in classe, accolta con freddezza dal professore, il quale sembrava a disagio, quasi distratto, totalmente assorto dai suoi pensieri.
Alla fine dell'ora la campanella segnò per le ragazze la fine dello spettacolo, l'uomo raccolse le sue cose ed uscì dalla classe, lanciando a Jennifer un'occhiata strana, maledettamente sensuale, che la fece avvampare.
Un gruppetto di ragazze si radunò attorno al banco di Kristen, la quale raccontava sfacciatamente delle sue prossime avventure sessuali. Ovviamente Elisa e Jennifer sapevano esattamente a cosa alludesse, dopo aver assistito alla conversazione di ieri tra la ragazza ed il professore.

"Ragazze, vi dico che è così! Non vedo l'ora!" squittì lei.

"Cioè sul serio andrai a casa sua?!" dissero due amiche in coro con gli occhi che le luccicavano.

Lei annuì con aria di superiorità e alle due amiche venne ancor di più voglia di strangolarla. Inarcò un sopracciglio verso di loro come per confermare il suo trionfo.
Decisero di lasciarla stare e di scendere a fumare una sigaretta. Scrissero in fretta e furia un messaggio a Lorenzo e poco dopo si ritrovarono tutti al loro solito, era diventato il loro luogo d'incontro, c'erano solo Jennifer, Elisa e Lorenzo in quel posto, nessuno osava avvicinarsi e disturbare la loro quiete, ma quel giorno accadde che per la prima volta in cinque anni qualcuno andasse da loro.

"Avete un sigaretta?" sentirono domandare in lontananza.

Jennifer lo riconobbe all'istante, rimase imbambolata per un minuto per la sorpresa, ma si affrettò a sfilare una sigaretta e darla al ragazzo, il quale si accingeva ad andarsene.
Ma qualcosa in Jennifer scattò, qualcosa le diceva di non mandarlo via, così sotto gli occhi stupiti di tutti i suoi amici lo richiamò a gran voce: "Jacob!".

Il ragazzo fece un sorriso maligno che però nessuno dei tre riuscì a vedere e nascondendolo dietro un sorriso dolce si volte con un'espressione interrogativa sul volto.
Era proprio quello che voleva, Jennifer lo invitò ad unirsi a loro e lui recitò benissimo la parte di un comune ragazzo liceale. Aveva capito che lui aveva adocchiato proprio lei e si prese il tempo per studiarla per bene, lei era la chiave.

Alla fine dell'ora la ragazza, si ritrovò da sola di fronte al cancello imprecando contro l'autobus e ciò non sfuggì a Jacob che colse immediatamente l'occasione.

"Jenny, tutto ok?" domandò preoccupato.

"No, cazzo! Non so come tornare a casa!" rispose furiosa.

"Vieni, ti do io un passaggio" dichiarò,  indicandole un motorino parcheggiato più in là.

Jennifer gli sorrise, le aveva evitato una mezz'ora di cammino.
Jacob prese il suo casco e poi le porse l'altro, invitandola a salire sul mezzo.

"Tieniti stretta, non vorrei perderti durante il viaggio" scherzò lui.

Lei rise e si compiacque di come si sentisse così in sintonia con qualcuno di appena conosciuto, non le capitava da quando aveva conosciuto Elisa e Lorenzo. Quel ragazzo sembrava molto gentile e calmo, il solito bravo ragazzo.
Non esitò a stringere le sue braccia attorno alla sua vita e a farsi scortare fino a casa.

"Sei davvero freddo" commentò quando venne a contatto con la sua pelle.

"Già, soffro molto il freddo" rispose lui.

Jennifer fece spallucce e continuò a dargli indicazioni verso casa sua, fino a quando non giunsero alla meta.

"Sei stato molto gentile" lo ringraziò la ragazza.

Si sfilò il casco e glielo porse e la salutò con un bacio sulla guancia che la ragazza gradì.

Make Me Wanna Blood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora