Let it bleed

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L'unico rumore che era possibile udire nella sala dorata del Ministero era quello del passo pesante di Scorpius che sembrava ballare una marcia guerrigliera; tanto era greve che il mantello nero della sua uniforme svolazzava al ritmo sua andatura.
Dopo aver frugato tra le scartoffie di Langley, il signor Potter gli aveva dato l'ordine tassativo di andare a recuperare James e portarlo via da quel posto; Victoire aveva messo su l'espressione più fiera dell'ultimo millennio mentre guardava il giovane Malfoy uscire di corsa dall'ufficio, neanche forse inseguito da un'Acromantula affamata.
Ci aveva impiegato meno di un minuto a raggiungere la sala e aveva fatto un passo verso il corridoio delle celle con la bacchetta già sguainata.

- Auror Malfoy! – lo riprese la signora Prickle, - Deve registrarsi, e comunque lei qui non può entrare! Auror Malfoy! - il richiamo della donna non sortì alcun effetto sul giovane, tanto che Dominique fu costretta a scagliargli contro una fattura Impedimenta. Senza neanche voltarsi, Scorpius si difese con un sortilegio scudo; la scena si ripeté tre volte e in tutte l'Auror trovò il modo di proteggersi ed evitare l'incantesimo.
- Signora Prickle, io posso entrare dove cazzo mi pare. Si faccia indietro se non vuole finire al San Mungo o, peggio, in una di queste celle. - Il tono usato da Scorpius non ammetteva repliche ma, per essere sicuro di non ricevere ulteriori interruzioni, la colpì con uno schiantesimo per farla indietreggiare.
La donna corse verso la propria scrivania con l'intenzione di avvisare il Capo del Dipartimento Auror, cosa che non sembrò affatto turbare il giovane Malfoy che proseguì scagliando un incantesimo Quattro Punti. La bacchetta iniziò a girargli vorticosamente tra le mani e, pochi secondi dopo, aveva già una traccia sulla pista per scovare Potter.
Non ci impiegò molto e lo vide attraverso le sbarre: sembrava morto.

Per un solo istante gli venne in mente quanto successo al pub la sera dell'incendio, solo che stavolta non c'erano fiamme demoniache da domare. Provò un paio di chiavi ma non riuscì a trovare quella giusta ai primi tentativi e la cosa lo mandò in ansia.
- James, James, cazzo, apri gli occhi! James! –
La voce stridula di Scorpius non riuscì a ridestare il ragazzo; Malfoy sembrò andare nel panico, tanto che scosse con forza le sbarre della cella prima di provare con un'altra chiave.
- James!!! - chiamò allarmato. Al quinto tentativo riuscì ad aprire la serratura e lasciò che il mazzo di chiavi cadesse a terra; si fiondò con urgenza a soccorrere Potter cercando di trattenere le lacrime.
- Cazzo James, che ti è successo? Perché non hai chiesto aiuto? – domandò. Non si aspettava alcuna risposta ma preferiva parlare a voce alta per gestire meglio lo stress. Gli afferrò il polso per verificare che fosse ancora vivo, ma il ragazzo rimase completamente immobile. Scorpius aveva perfino paura di provare con un Reinnerva; sapeva di non potersi smaterializzare con lui al San Mungo, visto che non aveva avuto le cure sufficienti per guarire dalle ustioni, e lo guardò come se fosse la cosa più fragile e delicata al mondo.
- Jamie, - piagnucolò Scorpius stringendogli la mano. Si accomodò seduto accanto alle doghe di marmo, incurante del lerciume, e intrecciò le dita con quelle dell'altro, preoccupato.
- Cosa devo fare? - si chiese tra sé e sé. Rimase fermo qualche secondo a pensare sul da farsi, consapevole che ogni attimo che passava potesse essere decisivo per la salute del ragazzo, poi, noncurante degli occhi segnati dal panico e dalle lacrime, si mise in piedi e provò a sollevare James.
Quest'ultimo farfugliò qualcosa, dolorante, nel ritrovarsi all'impiedi improvvisamente, tra l'altro con un braccio intorno alle spalle di Scorpius.

- No, no, - mugolò James cercando di allontanarsi dal ragazzo.
- Non ti muovere, James, - brontolò Malfoy, - sto cercando di portarti al San Mungo. Non possiamo materializzarci, ricordi? Dobbiamo raggiungere una carrozza... -
- No, - replicò l'altro in evidente stato confusionale. Si staccò dal ragazzo e, giacché era molto debole, cadde a terra di peso.
- James, - lo chiamò Scorpius allungando una mano verso di lui. Voleva aiutarlo ma sapeva di aver tradito la sua fiducia e che non sarebbe stato facile riconquistarla.
- Non sei qui, - ringhiò James. - Vattene via! – gli intimò, facendo fatica a distinguere la realtà dalle allucinazioni. - Vattene via!!! –
- James, sono qui... - cercò di rassicurarlo l'altro, - Guardami, sono qui, sono... probabilmente l'ultima persona al mondo che vuoi vedere, ma sono qui per te, - concluse. Portò una mano verso di lui nel cercare di sembrare rassicurante.

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