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Erano passate le 18:00 da un bel pezzo e Victoire non era ancora uscita dall'ufficio del signor Potter.
Scorpius si era trattenuto oltre l'orario di ufficio solo perché aveva visto la donna particolarmente agguerrita e riponeva in quell'atteggiamento la speranza di sapere qualcosa sulla situazione di James. Recuperò un paio di Orecchie Oblunghe che gli aveva regalato Albus al suo tredicesimo compleanno, e ne approfittò per usarle per qualcosa di più serio delle chiacchiere nel dormitorio Serpeverde. Fortuna che, a quell'ora, non c'era il rischio di inciampare in qualche conversazione civettuola tra dipendenti ministeriali amanti del gossip dato che erano andati tutti via, e aveva quindi modo di poter origliare quello che gli interessava davvero.

- Non posso firmare questa roba, Victoire! –
- No? E perché mai? –
- Andiamo... hai letto i verbali! –
- Lui che ha detto che quei soldi che versa in tasse coprono parte del tuo stipendio... non è sbagliato come ragionamento! -
- Ma non posso rilasciarlo! Scorpius ha trovato quel mix di erbe illegali e... -
- ...e lui le usa per scopi curativi, dato che sono legalmente reperibili in farmacia, o sbaglio? –
- Andiamo Victoire, lo sai meglio di me che gli scopi di James non sono curativi! –
- E cosa ne sai tu, degli scopi di James? –
- Ne so quanto basta. So che "si cura" abbastanza da finire al San Mungo per overdose, - obiettò Harry innervosito. - Tanto da fargli avere le crisi d'astinenza se non assume quella roba! –
La donna restò in silenzio e lo fissò più incredula che arrabbiata, sebbene non condividesse il comportamento dell'uomo. Tirò un sospiro e cominciò a picchiettare con le unghie sul legno scuro della scrivania. - Tu non ti chiedi perché ha iniziato, vero? –

Quelle parole caddero su Harry come attratte dalla potentissima forza di gravità. Si limitò a scuotere la testa in segno di dissenso, poiché era vero: lui non sapeva perché James avesse iniziato. In realtà, la domanda l'aveva riportato con la memoria a qualche settimana prima quando, dopo una lunga riflessione, Harry aveva concluso che non aveva mai capito un cazzo di suo figlio. Abbassò lo sguardo dirigendolo sulle dita della giovane donna che, agitate e rumorose, picchiettavano sulla scrivania.
- Non lo immagini? – chiese retoricamente lei.
L'uomo sollevò lo sguardo senza muovere la testa e borbottò, - Se alludi alla situazione con Ginny... -
- Aveva 15 anni, Harry, 15 anni... era solo un ragazzino! –
- Lui aveva... -
- ...aveva solo 15 anni, - lo sovrastò lei, - Ginny lo ha cacciato di casa subito dopo i G.U.F.O. o mi sbaglio? –
- Non sbagli... -
- E sono nel giusto se ricordo le lesioni che gli provocava quando era a casa per le vacanze estive o quelle natalizie? –
- Sì... - bofonchiò l'uomo tra sé e sé. Non ebbe il coraggio di rispondere si limitò a mordersi il labbro inferiore con forza.
- O se ricordo le volte in cui si fermava a dormire a casa con me e Theodore, perché non gli era permesso di restare nella sua camera col fratello? A lui piacevano i maschi e c'era qualcosa di sbagliato in questo... o sbaglio? –
- Noi volevamo portarlo da uno Psicomago, - provò ad obiettare Harry, - anche a Silente piacevano i maschi, non era quello il problema... volevamo capire se fosse solo una fase, o se quella fosse la sua vera natura! –
- Proprio tu che sei cresciuto con quei trogloditi dei Dursley, che sei stato vittima dei vizi di Dudley e delle sue prepotenze... proprio tu, che volevi avere la possibilità di essere quel padre che non hai mai potuto abbracciare! Hai lasciato che lei lo picchiasse, Harry, e James era solo un bambino. Per questo Theodore l'ospitava spesso a casa nostra. Hai giustificato tua moglie e ne sei stato complice. James ha iniziato a usare quella roba solo per sfuggire alle numerose delusioni che la vita gli ha messo davanti. –

Harry avrebbe voluto obiettare ma era certo che qualsiasi cosa avrebbe detto non sarebbe suonata diversa da ciò che era: una mera giustificazione.
- Non puoi vedere solo gli errori di James e ignorare quelli di tua moglie. Non ho mai rivelato nulla su Ginny perché non volevo ferire James ma... se non lo liberi ora, visto che è innocente, sarò costretta a portare alla luce il fatto che l'integrità morale del Capo del Dipartimento Auror non sia poi tanto salda. –
L'uomo si lasciò sfuggire un lungo sbuffò e guardò la donna con un'occhiata poco incoraggiante. Victoire aveva ragione e non poteva di certo negare quella che era l'evidenza dei fatti: James aveva avuto un'infanzia travagliata, soprattutto da quando Ginny lo aveva beccato a sbaciucchiare il figlio dei Giacomelli. Quella sera il suo primogenito era stato trattato quasi peggio di uno gnomo da giardino: sua moglie lo aveva costretto a ritirarsi in casa e, una volta tornato in camera sua, lo aveva picchiato con una violenza di cui non la credeva capace. Lui lo aveva scoperto quando era tornato per cena; il piccolo James faticava perfino a reggere la forchetta e aveva gli occhi lucidi e rossi dal pianto, uno sguardo tanto supplichevole che non l'avrebbe mai dimenticato.
Harry non poteva togliersi dalla mente l'immagine delle sue dita cicciottelle coperte a metà da un maglione fin troppo grande. Non aveva indagato oltre né si era, però, opposto al fatto che a James fosse proibito uscire senza uno dei suoi genitori.
Infine, era pervenuta la sua lettera per Hogwarts e, con l'ingresso a scuola, non aveva tardato ad arrivare la sua prima cotta omosessuale; i due bambini, infatti, erano stati avvisati nel cortile dal professore di Pozioni che aveva prontamente avvisato le famiglie con un gufo. Il docente non voleva di certo riprendere l'omosessualità dei ragazzini ma a Ginny non aveva fatto piacere ricevere la lettera e quel Natale si era scatenato un vero putiferio in casa Potter.

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