XVII - PALAZZO DI GAVIH

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Jelia sentì il piacere dell'orgasmo irradiarsi su tutto il corpo, scendendo fino alle caviglie sottili.

Re Aaron le stringeva ancora convulsamente i fianchi, affondando le dita callose sul ventre della gemella mentre era ancora dentro di lei.

Non le aveva dato tempo di prepararsi tanto che, quando il regnante l'aveva fatta chiamare nella stanza, lei era ancora vestita – fatto insolito, poiché si faceva sempre trovare nuda sul suo giaciglio. Gli bastò infatti sollevarle la gonna e privarla della stoffa più intima per trarre piacere dal suo corpo – e questo, in verità, aveva lasciato Jelia molto sorpresa.

E la sorpresa fu, per lei, anche provare tanto appagamento con il suo re.

Non era mai successo, infatti e prima di allora, che Jelia fosse così tanto presa dall'atto sessuale con un uomo.

Sapeva, in cuor suo, che tutto ormai era dovuto al suo sangue, alla sua iniziazione: questo la rendeva sicura che tutto fosse anche il principio di una vita colma di benessere e soddisfazione.

Dopo l'iniziazione, Jelia si era sentita immediatamente diversa: brindare con gli altri fratelli, gli altri Sacerdoti, l'aveva resa più sicura di sé. Ma non solo.

Aveva sentito come Sheera fosse fiera di lei e di come ogni dubbio presente nel mondo potesse esserle finalmente svelato.

Si era sentita quasi... onnipotente.

Quel giorno, dopo aver brindato col sangue degli gli uomini impuri, aveva fatto rientro nelle sue stanze con i suoi stessi piedi. Sheera le aveva mostrato, quando i festeggiamenti erano ancora in atto, come sfruttare a pieno quella nuova benedizione: le era bastato infatti adagiare l'indice – che aveva punto volutamente durante la cerimonia – su una delle tante serrature. In breve, aveva visto proiettata la giusta porta da aprire e la giusta via da seguire.

Miriadi di spirali rosse l'avevano infatti avvolta e si erano concentrate innanzi a lei, divenendo poi un sentiero da seguire e una strada da intraprendere in base al suo desiderio: delle vie che solo un Sacerdote del Sangue poteva vedere.

Da quel giorno avrebbe potuto apprendere ogni segreto arcano e aspirare a divenire forte e potente come la regina.

Da quel giorno sapeva che poteva crescere e imparare, avere Sheera solo per sé e strapparla dalle attenzioni della sua regnante.

D'un tratto, Jelia avvertì che il suo re aveva concluso il suo piacere. Glielo descrisse il suo respiro spezzato, il modo con cui la strinse e la maniera con cui iniziò a separarsi celermente dal suo corpo: il seme dell'uomo iniziò a colarle lungo le cosce e lei si vide costretta a sporgersi in avanti per evitare di macchiare il vestito.

«Quanta foga, Vostra Maestà... è stato a dir poco...» iniziò a dire Jelia con un sorriso colmo di malizia, prima di essere bruscamente interrotta dal suo regnante.

«Taci e rivestiti. Ti voglio fuori da qui.» disse il re, già pronto a riallacciare i calzoni. Le aveva dato le spalle e Jelia non era affatto stupita dalla mancanza di dolcezza dell'uomo, sebbene quel giorno fosse più irritato del solito.

Per questo motivo, a volte si ritrovava a chiedersi come il re potesse essere nell'intimità con la sua regina.

Dai racconti della donna, infatti, emergeva un uomo tutt'altro che interessato al sesso eppure, con lei – in quella stanza – aveva consumato più e più volte.

E tutte quelle volte, l'uomo aveva dimostrato con Jelia una freddezza da manuale.

«Come Vostra Maestà desidera» rispose Jelia mentre iniziò a risollevarsi in piedi. Sapeva di avere poco tempo per ricomporsi, perché a breve il re non avrebbe più tollerato la sua presenza; si avviò così verso l'angolo delle abluzioni e immerse una pezza pulita nell'acqua fresca e fragrante, ripulendosi le cosce ancora umide.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 24, 2021 ⏰

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