PROLOGO

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La notte si tingeva di un blu cupo.

Oltre la catena montuosa di Eregroth s'intuiva a malapena la sfumatura aranciata di un tramonto ormai concluso e che conferiva al piccolo lago stagnante un riflesso rossastro, quasi magico.

Dupre lo percorreva immergendo gli stivali nella melma ghiacciata, barcollando con la stessa imprecisione con cui si attraversano le sabbie di un deserto, accompagnato dal rumore metallico della lanterna spenta che gli impattava contro la coscia.

Sentiva il cuoio staccarsi dal piede a ogni passo – fottutamente irritante.
La fanghiglia di quella distesa paludosa sembrava infatti che volesse incollargli la suola degli stivali al terreno – così, tanto per rompergli il cazzo – ogni volta che ne rompeva la sottilissima crosta di ghiaccio che le faceva da coperta.

Quando Dupre si sporgeva in avanti, riuscendo poi a divincolarsi da quell'impaccio momentaneo, aveva l'impressione di riconquistare la stabilità della calzatura solo grazie al proprio peso affatto trascurabile: costringeva la melma a schiacciarsi verso il terreno più solido, nascosto al di sotto della superficie appiccicosa e simile alle viscere di qualche animale sventrato, continuando così quella – pensiero suo! – ripetuta rottura di coglioni.

A rendere più difficoltosa quella traversata era, anche, l'impegno delle mani strette contro la corda robusta con cui trasportava il sacco sulle proprie spalle, senza contare che il freddo era arrivato a ghiacciargli i piedi umidi a causa dell'acqua che era riuscita a filtrare all'interno dei calzari.

«Questo stronzo pesa più di un cinghiale e puzza più della merda», aveva commentato fra sé e sé quando aveva chiuso quel mendicante nel sacco di iuta; adesso quello stesso mendicante lo costringeva a mantenere le spalle curve in avanti, rendendo ancora più precario il suo equilibrio.

Era stato persino facile tramortire quel poveraccio: a Dupre era costato solamente dare una botta col gomito fra capo e collo del vecchio.
«... a chi vuoi interessi se un topo di fogna sparisce da un giorno all'altro?», si era domandato poco prima, quando il tragitto verso le pendici a Ovest era diventato particolarmente ostile per la sua schiena.

A metà della strada quel barbone non si era ancora ripreso.
Dupre dovette fermarsi, aprire il sacco e verificare che effettivamente non l'avesse ucciso. Sperava di no: avrebbe significato fatica sprecata e tempo perso, per non parlare del fatto che sarebbe dovuto tornare indietro a cercare un altro imbecille che prendesse il suo posto. Fortunatamente, l'idiota era solo talmente tanto ubriaco da essersi addormentato.

Dupre era un uomo di quarant'anni, grosso – dicevano alcuni – quanto un armadio: non si vedeva spesso in giro, rintanato per la maggior parte del tempo in chissà quale fogna di Tril. Molti lo definivano un "cercatore di teste", altri un "assassino", altri ancora un "mercenario"; ecco, l'ultimo termine era quello che probabilmente gli si addiceva – e gli piaceva – di più.

A Dupre però non interessava "solamente" il denaro e si sentiva benedetto dalla fortuna di qualche divinità perché riusciva a non sprecarlo mai "in stronzate, al contrario di come facevano i ricchi". A lui interessava il potere, che era ben altra cosa.
Però è tutto un circolo vizioso, pensava. Senza soldi non vai comunque da nessuna parte, e spesso devi rimboccarti le maniche e metterti di fronte a situazioni che non avresti mai pensato di affrontare prima.
E questa era ovviamente una di quelle situazioni.

Non conosceva direttamente i propri mandanti, ma la promessa delle cinquantamila monete aveva fatto venire la bava alla bocca a lui e ad altri del suo clan. Alcuni di loro, secondo lui, si pisciavano ancora addosso ciucciando il latte dalla tetta flaccida delle loro madri, per cui Dupre non si era affatto stupito quando avevano preferito fare un passo indietro.
«È un posto maledetto», gli avevano ricordato quei codardi.
Dupre, invece, aveva considerato quella occasione la più ghiotta della sua intera esistenza e aveva deciso di coglierla al volo. Li considerava soldi facili.

Atalaxia - Le origini del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora