XI - FUCINA DI GOTHAR

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«IV – Ama e educa i tuoi figli a essere come te, rispettando i Dogmi. Se tuo figlio dimostrerà di essere sulla via della perdizione, lo tratterai come tutti i comuni mortali come espresso nel Dogma I. Se divenuto troppo adulto, dopo averlo ucciso brinderai col suo sangue affinché si mischi al tuo eliminandone l'errore.»

Dogma IV.

La sera della festa, Elisabeth diede il permesso ad Agata di allontanarsi.

Edward lo aspettava dall'altra parte del giardino e lei ne aveva colto il nervosismo con la coda dell'occhio, proprio quando Milady Margareth le stava strapazzando le guance.

In quel momento, e se avesse potuto, avrebbe infilato le unghie negli occhi di quella donna inveendole contro. Ovviamente non lo fece, ben disposta a comportarsi bene per conservare la buona immagine di suo padre.

«Non allontanarti, comunque, troppo» si raccomandò con Agata. «altrimenti a mio padre sembrerà strano.»

La sua domestica – la sua amica – sorrise così luminosa da provocarle l'ennesima folata d'invidia.

«Non preoccupatevi, Elisa. Perché non venite assieme a me? Vi posso presenta-» e Agata strozzò le sillabe con un sussulto.

Oltre il chiacchiericcio della folla – Elisa si stupì di quante persone fossero accorse, quel giorno – la voce di suo padre, Bertrun, riuscì a raggiungerle con chiarezza.

«Cambio di programma...» le disse Elisa, non senza soggezione.

Suo padre, su di lei – su chiunque! – riusciva a fare sempre quell'effetto.

Agata fu costretta a fare cenno a Eddie per allontanarlo quando notò il fabbro andarle coraggiosamente contro.

«Ah, uomo impavido...», le venne da commentare con una risata fresca.

Elisa non capì, ben impegnata a rivolgere il proprio sguardo a suo padre. Era in compagnia di un uomo grosso, dai tratti burberi e rovinati da una cicatrice orribile che, constatò Elisa, doveva essere anche molto vecchia.

«Dupre» disse suo padre. «Questa è mia figlia Elisabeth.»

Elisa non poté far altro che sforzarsi di sorridere.

«Un onore conoscervi, messere.»

«Messere...» ripeté l'uomo, quasi sputando. «... l'ultima volta che mi hanno chiamato così per poco non mi pisciavo sotto dal ridere.»

Elisa si irrigidì e giurò di aver notato suo padre lanciare un'occhiataccia di fuoco a Dupre che, poco dopo, smise il ghigno che lo aveva fatto sorridere.

«Ora potrebbe spiegarsi questo odore»: sebbene quella di Bertrun fosse una battuta, né lui né altri sorrisero. Dupre, anzi, finì per rivolgergli l'ennesima smorfia di fastidio.

«Potrei parlarvi, padre?» gli domandò Elisa dopo aver deglutito saliva e coraggio. Forse non era il momento adatto, ma poteva essere l'unica occasione.

Bertrun guardò la figlia senza parlare ed Elisa seppe che doveva continuare. Nonostante in quel momento la ignorasse, la presenza di Dupre riusciva a metterla a disagio.

«... lasciatemi venire con voi a Gavih. Per favore.»

Nell'attimo di silenzio che seguì, Elisa ebbe timore di essere rimasta zitta e di aver solo immaginato di avergli fatto quella richiesta.

«Mi sembrava di essermi già pronunciato» rispose Bertrun.

Sebbene le fosse di spalle, Elisabeth poté avvertire nelle viscere l'agitazione di Agata.

Atalaxia - Le origini del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora