Wonder 2/2

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Una storia di Wordcouture

https://archiveofourown.org/works/3885061/chapters/8686225

Sommario________________________
"Se tu ami un fiore che vive su una stella, sarà bello guardare il cielo la notte. Tutte le stelle sono fiori che sbocciano."
- Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe


Capitolo 2/2: epilogo: Wander

Note dell'autrice:
Gliese 876 * = è una nana rossa attorno alla quale c'è una super-terra e mi limiterò a lasciarlo a questo :)

C'è un pianeta là fuori con un ragazzo e un libro sui fiori.

"Ma tu hai detto che è stato tanto tempo fa."

Jungkook guardò il ragazzo galietiano, raggiungendolo per scompigliargli i capelli. Erano spessi ed oscuri, come i viticci * di una notte appartenente a tanto tempo fa, quando le stelle erano ancora solite dipingere i cieli.

Viticci * =

"Lo è stato" Jungkook gli rispose, e sebbene fossero passati tanti anni, non riusciva a scrollarsi di dosso il suo accento 'terrestre'

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"Lo è stato" Jungkook gli rispose, e sebbene fossero passati tanti anni, non riusciva a scrollarsi di dosso il suo accento 'terrestre'. Le sue parole erano più profonde, più dolci, in un modo in cui quelle del galietiano non lo erano.

"Allora come fa ad essere ancora un ragazzo? Non dovrebbe essere un .. un ad-" il galietiano aggrottò le sopracciglia, aveva i lineamenti sorprendentemente simili a quelli di un umano. Jungkook si chiese se uno dei suoi genitori lo fosse, ma i test genetici erano ancora a un punto morto.

"Un adulto?" Gli rispose, con una piccola risata. Poggiò la schiena alla sedia, mentre la sua testa colpì il ramo di uno dei suoi amati alberi di ciliegio. Puntò il dito sul soffitto della sua serra, mentre un sottile strato di plasma mobile manteneva l'ossigeno dentro e l'azoto fuori, proiettandoci l'universo sopra.

"Sì, una di quelle robe lì."

"Perché non so ancora se lui ha scelto di crescere" Disse Jungkook. "Io sono sicuro di non averlo fatto. Sono ancora un ragazzo."

Il galietiano, più confuso di prima, lo guardò. "Che intendi?"

Jungkook premette qualche bottone sulla sua sedia e questa si animò, girandosi verso il bordo dell'enorme serra, dove un'intera parete era coperta di libri, trattati attentamente per evitare che si rovinassero. Allungò la mano e ne estrasse uno, uno molto particolare, uno sottile, con la foto di un bambino e un fiore come copertina.

"Tu ci hai letto quel libro!" Il piccolo galietiano trillò, applaudendo e sorridendogli.

"È il mio preferit- anzi, no. Il mio libro preferito è con quel ragazzo sulla terra."

"Qual è il suo nome?"

Jungkook fece una pausa, il nome di Jimin sulla sua lingua era come una preghiera, una perla, la perpetua promessa di un forse. "L'ho dimenticato, come ti ho detto, è stato davvero tanto tempo fa. Ma mi piace pensare a lui come un custode dei ricordi."

"Custode dei ricordi," Ripeté il piccolo galietiano, con una voce tremante e dolce, cercando di imitare il suo accento. Jungkook aprì Il Piccolo Principe e puntò il dito su un paragrafo che parlava di cuori e fiori. Lo lesse ad alta voce per il galietiano, che se ne stette tranquillo ad ascoltarlo.

"Quindi tutti questi fiori sono per lui? Così non deve chiedersi se una pecora ha mangiato i suoi? Ma qui ci sono troppi fiori per qualsiasi pecora!" E com'era illustrato, il ragazzo scuoteva la sua mano in segno di saluto, nella direzione di un'enorme distesa; acri* e acri di terra, acri e acri di fiori di ciliegio.

Acri* = Misura anglosassone di superficie, equivalente a 4840 iarde quadrate (4046,87 m²).

Jungkook rise, "Intelligente, sì. Questi sono per lui. Cosicché possa guardare in alto nel cielo e vedere una stella sbocciata, colma di fiori."

"Dev'essere tutto solo soletto, lì..." Disse il piccolo galietiano, arricciando il naso non appena un petalo ci cadde sopra. Lo scrutò attentamente, ad occhi incrociati, prima di scuotere la testa e farlo volteggiare nell'aria. Jungkook sospirò e annuì, cercando di non pensare (Come ha fatto per tantissime notti, tantissimi giorni, tantissime settimane, tantissimi mesi e tantissimi anni) a quanto potrà esser sembrato piccolo Jimin rannicchiato su quel divano, chiedendosi se si cantava da solo la notte per addormentarsi, pretendendo che fosse la voce di Jungkook. E se quest'ultimo dovesse nominare un rimpianto che lo perseguiterà per tutta la vita (Togliendo ovviamente quello di aver abbandonato Jimin, perché se solo avesse tenuto duro, se solo lo avesse fatto) direbbe quello di non avergli cantato quando ancora ne aveva la possibilità. Non aver cantato a Jimin quando glielo chiedeva, non aver cantato a Jimin per farlo svegliare o per farlo addormentare, non aver cantato a Jimin durante ogni singolo giorno che hanno passato insieme da ragazzi. Anche se lo sono ancora.

"Lui ha il mio libro preferito a tenergli compagnia, se solo potesse vedere questo giardino nel cielo..." Jungkook mormorò, sorridendo a se stesso. Perché doveva pur sempre aggrapparsi a qualcosa per mantenere sana la sua mente, divertente che sia proprio il motivo per cui le persone di un tempo l'avrebbero definito pazzo – credere e continuare ad illudersi – anzi, no, essere convinti che forse ci sia ancora una possibilità che sia vivo e vegeto, che ogni sera guarda in cielo e si chiede a sua volta se Jungkook ce l'abbia fatta.

"Ma, se questi sono i suoi fiori, allora dove sono i tuoi?" Il piccolo galietiano chiese.

Jungkook premette le dita sul libro che aveva in mano, tracciandone il contorno tratteggiato, mentre provava ad immaginare le albe.

Ci sono due soli qui, e troppe lune da contare, quindi niente albe e niente tramonti, visto che strettamente impossibile contare le rotazioni di troppi soli, troppe lune e troppe stelle. Lui ha provato ad immaginare un alba bella tanto quanto quelle che c'erano sulla terra e non ci è riuscito, dall'ora si chiede se le albe sono belle già di per sé, o se vengono rese così dal viso di Jimin, che si illuminerebbe se ne vedesse una; ha provato a ricordarne una con Jimin al suo fianco e non ci è riuscito. Non ce ne sono da ricordare,

"Lui è il mio fiore" Jungkook disse, "l'unico."

"Oh," disse il ragazzo, ritraendosi in un silenzio, ma poi. "Come fai a sapere che lui è ancora lì? Che 'la pecora non abbia mangiato il fiore', il libro dice questo, giusto?"

Jungkook annuì e ripose il libro nella sua scatola, richiudendola col suono di un piccolo sibilo.

Guardò verso il cielo improvvisato, progettato sul soffitto della serra per cercare di immaginare l'universo che c'era dietro, nella direzione in cui la terra sarebbe potuta essere, e fece un sospiro, uno profondo, per poi posare una mano sul ginocchio.

Il pavimento sotto il loro era coperto dai fiori caduti.

"È per questo che sono ancora un ragazzo ... perché mi chiedo se il mio fiore sia ancora lì. E come dice il libro, è un tipo di dolore, un tipo di importanza che gli adulti non capiranno mai."

2021/01/16. –Rì.

Wonder - Jikook AU (Traduzione in italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora