Taehyung gli lanciò un'occhiata colma di significato. 

«Avrebbe potuto fare di peggio. Avrebbe potuto sciogliere il matrimonio, imprigionarmi, torturarmi o condannarmi a morte per aver disubbidito alla corona. Se pensi a quante cose avrebbe potuto farmi, questa è la più tollerabile e meno aspettata» ragionò Taehyung, sperando di infondere un attimo di senno in JK che, contrariamente, sembrava scalpitare per poter prendere a pugni qualcuno.

Yoongi strinse le labbra, annuendo senza aggiungere nulla. Quella mattina, però, mentre si dirigeva verso la loro camera con la pergamena tra le mani, non era riuscito a non pensare che quella situazione fosse -almeno in parte- colpa sua. 

Lui aveva incitato Taehyung a partire, lui aveva suggerito quella soluzione che si era rivelata la peggiore sul piano tattico ma importante sul piano emozionale, lui aveva organizzato la partenza di Taehyung con la speranza che andasse tutto bene. 

Quella parte andava a contrasto con la sua reale gioia nel constatare quanto, tutta la vicenda, avesse cambiato JK, quanto avesse fatto bene a Jungkook, quanto fosse stato importante quell'avvicinamento per poter decretare un capitolo nuovo ed inatteso di quel matrimonio partito con il piede sbagliato.

E in quel preciso istante, era impossibile non notare la sua mascella stringersi, le mani che cercavano di rimanere ferme nonostante le dita si contraessero in spasmi per potersi chiudere in due pugni chiusi, e come guardasse quella pergamena come se volesse essere capace di bruciare, insieme alla carta, anche le idee e le decisioni che vi erano impresse. 

«Non vogliamo» sibilò JK, passandosi una mano tra i capelli ed incrociando le braccia al petto in un segno di chiusura a qualsiasi tipo di contraddizione, «Non accettiamo una cosa del genere».

Taehyung lo guardò con sguardo perplesso, «JK, neanche io—».

JK gli schioccò un'occhiataccia e strinse le labbra, «Cosa non è chiaro che non vo—».

«La colpa è la mia».

La voce di Yoongi interruppe il battibecco che stava nascendo tra i due ed alzò gli occhi affusolati verso i due principi; gli sguardi di entrambi si puntarono in simultanea sulla sua figura, quello di JK era imperturbabile, quello di Taehyung visibilmente più sconvolto e quasi sorpreso. 

«Yoongi, cosa dici? Colpa tua?!» ripeté quest'ultimo con tono così costernato da risultare quasi artefatto, «Qui nessuno ha colpa, ed anche se fosse, tu sei l'unico a non averne neanche un po'. Hai fatto solo ciò che era giusto, nessuno potrebbe condannarti per avermi comunicato la partenza di Jungkook. Se non lo avessi saputo ti assicuro che sarebbe stato molto peggio, quindi non mettere in dubbio la correttezza dei tuoi gesti».

Il consigliere scosse la testa ed irrigidì la sua posa, «Ho pianificato male il tutto, vi avevo promesso sarebbe andato tutto bene ed invece così non è stato. Io sono un consigliere e se non riesco a svolgere correttamente il mio dovere non è giusto che qualcuno paghi per la mia poca capacità di valutazione. Farò un comunicato al re in modo che questo sappia del mio coinvolgimento primario—».

JK schioccò sonoramente la lingua sul palato, stringendo gli occhi verso di lui e posando gli avambracci sulle sue cosce per sporgersi in avanti, «Ma siete forse tutti impazziti? Oppure forse mi volete tutti prendere per il culo in questo fottuto istante? Non esiste che tu faccia una cosa del genere. Fallo e giuro sul mio nome che ti prendo a pugni, Yoongi». 

Il tono austero e serio di JK era in contrasto con la sua scelta lessicale, ma quella tipologia di avvertimenti nascondevano delle emozioni tutt'altro che arrabbiate o irritate; Taehyung lo aveva capito già da un po' che quello era il modo che JK utilizzava per poter far capire al suo interlocutore quanto ci tenesse, quanto fosse preoccupato all'idea che potesse succedergli qualcosa.

Let Me Get Lost In You [TaeKook]✔︎Where stories live. Discover now