XI - FUCINA DI GOTHAR

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«Lo so, ma io pensavo che...»

«Sia io che i miei ragazzi», la interruppe il padre. "I miei ragazzi". Elisa seppe che, in quel momento, Bertrun si stava ovviamente riferendo ai fabbri di Gothar. È proprio loro che cercò in quell'attimo con lo sguardo, mentre attendeva la conclusione del rifiuto articolato che suo padre aveva deciso di offrirle, «andiamo lì per lavorare. Di certo non potrei darti retta né potresti renderti utile.»

«Verrà Agata con me!» intervenne subito Elisa cercando il braccio – e il supporto fisico – della sua domestica. Agata, imbarazzata, non si azzardò a sollevare lo sguardo.

«Metterete in chiaro che lei è mia, e mi farà compagnia» aggiunse Elisabeth nel tentativo di convincerlo.

«La risposta rimane la stessa, Elisa.»

«Per favore, padre! Per il mio compleanno...» Elisa sentì la propria voce incrinarsi e Agata tremarle sotto le dita. Non sapeva dire se la sua domestica fosse intimorita dal padre o dalla sua risposta.

«Stai forse dicendo che tutto questo...» Bertrun alzò le mani come se potesse abbracciare l'intero giardino. Lei per poco non credette possibile quell'eventualità. «...non ti basta?»

«No!» La risposta le sfuggì così veloce che non ebbe modo di filtrarla attraverso il cervello. Chiuse forte gli occhi nell'attesa di uno schiaffo.

Lo schiaffo non arrivò.

«Ci rifletterò su» e, sebbene con quella risposta Bertrun sembrasse voler tagliare corto per motivi a Elisa sconosciuti, sia lei che Agata sorrisero abbastanza da far intuire all'uomo una sorta di gratitudine.

«Ora, Dupre, se volete scusarmi...»

Bertrun si voltò verso l'uomo con la cicatrice in una premessa di congedo ed Elisa provò un vago senso di sollievo. Era il suo compleanno, sì, ma in quel momento si sentiva totalmente fuori posto.

«Visto? È andata meglio del previsto» sussurrò verso Agata. La sua domestica, ormai, era tornata a cercare Eddie.

Questa volta lo fece anche Elisa e, alle spalle di un nano che blaterava chi sa cosa, lo vide. E poi vide anche colui con il quale Edward stava parlando e quando accadde, divenne rossa fino ad avvampare.

Eddie era vicino ad un ragazzo terribilmente affascinante, che beveva una birra guardando verso di loro. Era più alto di lei, aveva della barba che gli sporcava il viso e un fisico che...

Elisa si sforzò di rimanere calma.

«Agata... chi è quello?» non poté resistere dall'indagare.

«Uh?» Agata, visibilmente distratta dalla presenza di Eddie, impiegò qualche attimo prima di risponderle. Sollevò verso i due ragazzi, con estrema eleganza e disinvoltura, il palmo in un gesto di saluto: tenne le dita chiuse così come suggeriva il galateo e questo la stupì. Una schiava a cui veniva naturale fare la nobildonna...

«Quello, se non sbaglio, dovrebbe essere Erwan, l'amico di Eddie», rispose con distrazione. Ormai Bertrun e Dupre erano abbastanza distanti da permettere a entrambe di parlare senza timore – sebbene, quasi con doti da ventriloqua, Agata evitava brillantemente di esporsi troppo. Quel "gioco" lo avevano imparato anni addietro, quando Elisa decise di usarla come un vero e proprio aiuto nel caso in cui non avesse ricordato nomi di personaggi importanti o di altri eventi che era necessario conoscere.

«... non ne sono sicura, perché non l'ho mai visto. Ma so che Eddie è sempre insieme a lui, quindi potrebbe...»

Agata non terminò, tornando invece a cercare il viso di Elisa e, poco dopo, intuì. Non le fu difficile, infatti, interpretare lo sguardo della sua padrona.

Atalaxia - Le origini del maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora