34| Il Primo Amore

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𝕴𝖔 𝖓𝖔𝖓 𝖘𝖔 𝖓𝖊𝖒𝖒𝖊𝖓𝖔 𝖘𝖊 𝖍𝖔 𝖑𝖆 𝖈𝖆𝖕𝖆𝖈𝖎𝖙𝖆' 𝖉𝖎 𝖕𝖗𝖔𝖛𝖆𝖗𝖊 𝖔 𝖓𝖔 𝖊𝖒𝖔𝖟𝖎𝖔𝖓𝖎 𝖓𝖔𝖗𝖒𝖆𝖑𝖎, 𝖕𝖊𝖗𝖈𝖍𝖊' 𝖓𝖔𝖓 𝖍𝖔 𝖕𝖎𝖆𝖓𝖙𝖔 𝖕𝖊𝖗 𝖒𝖔𝖑𝖙𝖔 𝖙𝖊𝖒𝖕𝖔. 𝕷𝖎 𝖘𝖔𝖋𝖋𝖔𝖈𝖍𝖎 𝖕𝖊𝖗 𝖈𝖔𝖘𝖎' 𝖙𝖆𝖓𝖙𝖔 𝖙𝖊𝖒𝖕𝖔 𝖈𝖍𝖊 𝖋𝖔𝖗𝖘𝖊 𝖑𝖎 𝖕𝖊𝖗𝖉𝖎, 𝖆𝖑𝖒𝖊𝖓𝖔 𝖎𝖓 𝖕𝖆𝖗𝖙𝖊. 𝕹𝖔𝖓 𝖑𝖔 𝖘𝖔.
-Jeffrey Dahmer

IBLĪS, ETÀ: 15 ANNI

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IBLĪS, ETÀ: 15 ANNI

"Sai quale è l'unica cosa importante nella vita, Iblīs?"

Suo padre aveva accavalato le gambe mentre, seduto sul suo trono, guardava il vuoto.

I suoi occhi non riuscivano a registrare le immagini che lo circondavano; vedeva solo mostri.

Il fantasma della defunta moglie lo tormentava, seguendolo ovunque. Lo abbracciava quando si avvicinava alla nuova consorte e gli baciava la fronte prima di dormire.

Alle volte, poi, la vedeva accarezzare le guance del figlio con le dita lunghe, affusolate, a solleticargli i capelli.

Perché, perché toccava l'essere che le aveva tolto la vita? Non era forse colpa del marmocchio se aveva smesso di respirare?

Il Re era certo di avere tutte le ragioni per odiare il figlio, per detestarlo e usarlo come più voleva.

Non poteva ucciderlo, non ora che era destinato a ereditare il trono, ma poteva rendere la sua misera esistenza ancor più sofferente.

L'avrebbe usato come valvola di sfogo per la sua rabbia, la sua frustrazione e il suo fastidio.

Dopotutto era questo il compito di Iblīs: assorbire il dolore altrui e obbedire.

Testa bassa, quindi, e lingua legata al palato per non rispondergli mai. Non aveva il diritto di parlare, di vedere, di giudicare.

Per il padre, Iblīs non aveva il diritto di esistere.

Quindi si sarebbe premurato di ucciderlo ma oh, non fisicamente, quello mai. Lo avrebbe spogliato di ogni briciolo di autostima ed emozione che possedeva, trasformandolo in un guscio vuoto.

In quel modo e solo in quel modo, gli sarebbe assomigliato.

"No, Sire."

Sire, non padre.

Il Re si rifiutava di ricoprire e accettare un titolo tale; lui non era il genitore di quell'adolescente che ora, con le ginocchia premute contro il marmo, si chiedeva il perché suo padre non potesse agire come tale.

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