CAPITOLO 14

27 4 0
                                    

Tornarono all'ombrellone.
Selina si avvicinò a Maria per dirle cosa era successo.
Si raccontarono i fatti e dopo le due coppie giocarono ad un altro round di racchettoni.
Maria con Selina, Nico con Lorenzo.
<Siete dei pappamolli! ahahah non ci battete, non ci battete!> continuavano a dire le due donne, ridendo.
<Nico, è tua... noo! Arhh, non ci faremo battere da delle ragazze! Forza!...> diceva Lorenzo.
<Si, si, si... daaai... evviva!>. I due fecero un punto.

Alla fine vinsero Maria e Selina.
Maria non la smettevano di rinfacciarlo al suo ragazzo, che in tutta risposta scuoteva il capo, alzando le mani come per dire 'si, ho capito. Me lo sono meritato!', facendola sorridere.
Si baciarono dolcemente.

Era ora di andare.
Misero via tutto dentro le borse e gli zaini,. si rivestirono e si incamminarono verso la fermata.

Arrivarono appena in tempo: l'autista stava per chiudere il bagagliaio.
<Aspetti! Aspetti!> gridarono correndo verso l'uomo.
Quest'ultimo si girò e sorrise scuotendo la testa.
<Muovetevi, che sennò arriviamo in ritardo> gli disse aspettando che mettessero gli zaini in bagagliaio.
<Perfetto. I biglietti, prego>  disse mentre questi si affrettarono a porgergli i biglietti, salendo.

Presero i posti e si sedettero, stanchi per la corsa appena fatta.
Le ragazze si accoccolarono ai ragazzi che le strinsero a sé baciandole, uno i capelli, accarezzandogli e l'altro la guancia.
A causa della bellissima ma stancante giornata, si addormentarono tutti e quattro.

***

Arrivarono in fermata.
C'era chi si passava la mano sugli occhi, chi si stiracchiava, chi si metteva apposto i capelli, chi si lisciava i vestiti...

Le due coppie uscirono e presero le loro borse e zaini.
Salutarono e ringraziarono l'autista.
Si avviarono verso l'accademia.
<Mi piacerebbe rifarla una giornata come questa, ragazzi> affermò Selina avvicinandosi a Lorenzo che le prese la mano e intrecció le dita alle sue.
<Già, non è stata male> confermò Nico guardando Maria.
Gli altri due annuirono.

Arrivarono all'entrata dell'istituto, entrarono e si sedettero subito ad un tavolino della caffetteria.

La caffetteria era appena all'entrata.
P

areti bianco panna, sedie ricoperte di un soffice cuscinetto del medesimo colore,. tavolini in legno chiaro.
Il bancone rosa pallido staccava e così anche gli sgabelli che avevo cuscinetti di un rosa acceso.
Alle pareti appese certificazioni, quadri, foto...

Ordinarono.
<Ecco qua ragazzi> disse Chiara, la cameriera, sorridendo passando le bibite.
<Grazie>  risposero.
Indossava una camicetta bianca con lo stemma dell'accademia,. una gonna-pantalone dello stesso colore dei cuscinetti sugli sgabelli: un rosa acceso, e così anche la bandana che teneva in testa per togliere invano i riccioli biondi che le ricadevano in viso.
E un piccolo grembiule che copriva la gonna.
Gli occhi da cerbiatta azzurri erano risaltati da un leggero trucco.
Era una ragazza davvero carina.
Peccato che nessuno la prendeva sul serio a prima vista, perché di solito le bionde si vedevano girare per fare le così dette civette.
Aveva la loro età e Selina ce l'aveva nel club di teatro.
Era una ragazza simpatica, carina, gentile.
Diciamo una ragazza perfetta.
Maria un po la invidiava.
Però adesso lei aveva Nico ed era felice.
<Ma come fai a non stancarti a girare per i tavoli sapendo che tutti, anzi, mi correggo, la maggior parte dei ragazzi...> e lanciò uno sguardo ai due gemelli,. <... ti guardano il sedere?> domandò sconcertata a quest'ultima.
Chiara rise di gusto e rispose:
<Beh... mi piace avere qualcosa da fare nel tempo libero e allora vengo qui e aiuto Gaia con il bar>. Gaia era il gestore della caffetteria.
Era una ragazza robusta, paffutella.
Simpatica, pacifica e gentile con tutti.
Capelli castano scuro ondulati corti fino alle spalle e occhi marroni.
Chiara la indicò con un cenno e riprese:
<Tutti pensano che sia crudele o una roba del genere invece è un angelo. Sapete, se fosse lesbica anche lei le chiederei di stare insieme> alzò le spalle riprendendo il vassoio.
Gli altri sorridero, e lei si incamminó verso il bancone.
<Carina vero?> chiese Nico.
Maria gli sputó, letteralmente, la Coca che aveva appena ordinato sul volto.
<C-che?! Ho capito tutto Nico ma almeno fare questi commenti in mia assenza!> Maria si alzò dalla sedia di scatto, prese la borsa e si allontanò per andare in camera.
Nico si passò una mano in faccia per togliere il bagnato.
<Ma era solo un commen-... ahia!> le gridò indietro finché non venne interrotto da Selina, che mentre lo guardava con sguardo di fuoco gli tirò un ceffone sulla nuca.
<Ma che ho fatto?!> domandò esasperato lui, mentre Selina caricava ma che venne fermata in tempo da Lorenzo.
<Nico, non avresti dovuto dire quello che hai detto. Credo che Maria si sia sentita...> cominciò quest'ultimo.
<... scioccata, inadatta, gelosa sicuramente... dimmi, cos'altro devo dire?> lo interruppe l'amica, intanto che cercava di districarsi dalla stretta del suo ragazzo.
Nico si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli.
Sospirò.
<Sono stato uno stupido non è vero?> mormorò passandosi una mano sugli occhi.
<Si, assolutamente> affermò annuendo Selina.
Sbuffó.
<E adesso valla a cercare e chiedile scusa> riprese.
Nico sospirò di nuovo, prese il suo zaino e andò a cercare la sua ragazza.

***

Maria si allontanò dal bar e si affrettò a salire in camera.
Si sentiva... come dire... sorpresa, delusa? Non lo sapeva.
Aprí la porta della stanza e andò direttamente in doccia.
Sentiva l'acqua bollente bagnarle il corpo, pensó un po a tutto : gli amici, familiari, Nico, la scuola.
Si lavó.
Sospirò e uscì dal box.
Sfregó un poco i capelli con un asciugamano e si coprì il corpo con quello più grande.
Uscì dal bagno e per poco non prese un infarto.
<Ma che è! Sei scemo per caso?!> urlò a Nico.
Lui stava girato di spalle e guardava una foto della famiglia Esposito.
Si girò di scatto e le si avvicinò.
<Scusami Mary, ho bussato un paio di volte ma non rispondevi e allora sono entrato. Poi ho scoperto che eri in doccia> la scrutó dalla testa ai piedi e Maria arrossì.
Abbassò lo sguardo perché all'improvviso il pavimento era diventato mooolto interessante.
<Ehi, non ti vergognare, ti ho vista in costume e non verrò a prenderti con la forza per vederti nuda> disse ridendo lui.
Lei però arrossì ancora di più, dunque Nico le prese il mento con due dita per farle alzare lo sguardo su di sé.
<Sono venuto qui per scusarmi. Non avrei dovuto dirlo. Ma sono pur sempre un maschio!> esclamò sorridendole,
<Ma sappi che non c'è motivo di essere gelosa... io ho occhi solo per te. Non andrò mai con un altra ragazza che non sia tu> le disse.
<Ma io non sono gelosa...> rispose lei, anche se mentre lo diceva non era molto sicura.
Nico rise di gusto.
<Certo. Scusami. Non sei gelosa... no, ma che dico> la prese in giro.
Maria fece il muso.
<Dico davver-...> ma non riuscì a finire la frase che le labbra di Nico erano sulle sue.
Erano dolci, fresche e soffici.
Ricambió il bacio.
Un bacio che da casto diventò subito passionale.
Le loro lingue si intrecciarono.
Nico le tolse l'asciugamano e rimase nuda davanti a lui.
<Bellissima, bellissima... bellissima> affermò Nico baciandola ovunque.
Maria in tutta risposta mugugnava di piacere.
<N-nico... aahh.. mm.. Ni-nico...> gemeva.
<Dimmi di fermarmi adesso perché  dopo sarà troppo tardi> soffia tra le sue labbra lui.
<È già troppo tardi> disse.

WAR OF LOVEWhere stories live. Discover now