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«È una femminuccia», gridò suo suocero ancor prima che Kevin raggiungesse la piccola folla che occupava il corridoio del terzo piano. Il reparto Ginecologia e Ostetricia del Fallen Memorial Hospital di Cold Falls iniziava e finiva in quei trenta metri di piastrelle bianche, ma era abbastanza attrezzato.

Mentre si avvicinava a passo svelto, quasi correndo, distinse il signore e la signora Root, i suoi suoceri, Jacob Littlemore e la sua compagna Linda (entrambi intenti a fumare nervosamente nel luogo meno indicato per cedere ad una tentazione così nociva), e Daniel Timberline che tentava disperatamente di separare i suoi due figli, intenti come sempre a litigare: «Voi due, smettetela immediatamente! Sam, non tirare i capelli a tua sorella! Rachel, non prenderlo più in giro! Ricordate che siamo in ospedale e posso restituirvi alle infermiere quando voglio.»

Le due pesti si fermarono di colpo e Sam, ancor più piccolo dei suoi cinque anni alzò lo sguardo, quasi in lacrime: «No, papà. Regala Rachel alle infermiere! Io voglio stare con te!» Forse la medicina era stata peggiore del male, perché il bambino sembrava sul punto di lasciarsi andare ad una vera crisi isterica. Ma Daniel non vi badò. La sua attenzione, come quella di tutti, era stata catturata dall'arrivo di Kevin.

«Dove sono? Come sta Katey? E la bambina? Da quanto tempo...»

«Figliolo, calmati. Va bene che siamo nel luogo ottimale, ma non credo sia il caso di farsi venire un accidente proprio adesso», lo interruppe Lewis Root.

Kevin si scoprì ad ansimare. Era impaziente, e sebbene fosse consapevole dell'impossibilità della cosa, giurò di sentire il proprio cuore risalire lungo la gola. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Ad ogni respiro deglutiva, e gli parve che pian piano tutto nel suo corpo stesse tornando al posto giusto.

Quando li riaprì vide una distesa di visi raggianti che lo fissavano. Per un istante trovò la scena inquietante, ma alla fine anche sul suo volto si allargò un sorriso sollevato. Tutto era andato bene.

«Perché non entri e guardi con i tuoi occhi?» gli suggerì la signora Root.

«Sì, Fannie. Grazie mille a tutti per essere qui».

«Avremmo mai potuto perderci la nascita di tua figlia?» scherzò Linda.

«Tra non molto dovrebbero arrivare anche Mike e Jodie. Credo volessero battere il tuo ritardo. E mi dispiace per Norah, ma proprio non è riuscita a liberarsi»

«Non preoccuparti, Daniel. Grazie a tutti per essere qui, non vorrei condividere questo momento con altri». Kevin offrì al gruppetto un ultimo sorriso, si liberò della giacca e dopo averla poggiata su una delle sedie d'aspetto del corridoio entrò nella stanza sulla destra.

Non aveva neanche aperto completamente la porta che subito un'impetuosa voce femminile lo travolse.

«Fermo lì! Non può entrare conciato in quel modo, signore. Deve indossare camice e mascherina.» Un'infermiera avvolta in un lungo camice verde acqua gli si parò davanti. Gli arrivava a malapena al petto, ma il tono con cui gli aveva parlato e lo sguardo autoritario da soldato scelto fecero comprendere subito a Kevin che se fosse stato necessario non avrebbe avuto problemi a trascinarlo fuori di lì tirandolo per le orecchie.

«Mi scusi, non lo sapevo»

«Non lo sapevo, non lo sapevo. Voi giovani padri non sapete mai nulla. Se si potesse essere bocciati al corso preparto voi sareste gli asini della classe.» L'infermiera si voltò per prendere qualcosa e Kevin si lasciò sfuggire una risatina divertita. Gli occhi di ferro della donna tornarono immediatamente su di lui. Tra le mani reggeva un camice e una mascherina dello stesso colore di quelli che indossava lei. «Questi almeno sa infilarseli o le serve un altro corso?»

Non piangereOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz