Capitolo 4

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Tanti auguri di buon compleanno a MoniaCapanna ♥️.

L.D.

*

Jackson non voleva essere il tipo di persona che si impiccia degli affari del figlio, ma sarebbe stato un buon tutore se fosse rimasto in silenzio dopo aver sentito ciò che Thomas gli aveva detto la sera prima. Dopo qualche giorno a Myrtle Point, era andato dal coach a chiedergli di poter fare un provino, e lui aveva negato senza voler sentire ragioni. Jackson poteva capirne le motivazioni, ma doveva difendere Thomas e cercare di farlo ammettere nella squadra, così si era cercato su internet alcuni video del ragazzo, rimanendo sbalordito dalla sua bravura. Aveva un braccio molto promettente, ma soprattutto una visione di gioco che in pochi possedevano. Con il giusto allenatore - che, a quanto pareva, non sarebbe stato il fantomatico coach Dawson - poteva veramente arrivare in NFL e fare la differenza in una grande squadra. Per farlo, però, non poteva permettersi di rimanere fermo un anno. Per cui, Jackson aveva deciso di passare alla scuola in pausa e di parlare col coach, sperando che Thomas non lo considerasse inopportuno o impiccione. Per quel motivo, stava percorrendo il corridoio che lo separava dalla zona dei campi e degli spogliatoi a testa alta e convinto di sé stesso. Raggiunse l'uscita che dava sull'area sportiva della scuola e sospirò, poi avanzo di qualche passo ed entrò nell'area degli spogliatoi. La porta dell'ufficio del coach era davanti a lui. Vi era una targhetta sbiadita sulla base della quale non era nemmeno possibile affermare che il suo cognome fosse effettivamente Dawson. Deglutì e bussò. Attese qualche secondo, poi tentò nuovamente, senza ricevere risposta. Abbassò la maniglia e si rese conto che era aperto, così si guardò attorno ed entrò nell'ufficio. Si ritrovò in una piccola stanza con una scrivania estremamente disordinata e le finestre serrate. Accese la luce, quindi si chinò e prese a scrivere su un post-it: gentile coach Dawson, sono il tutore di Thomas Garrington. Mi farebbe piacere incontrarla quanto prima per discutere di..., quando un rumore lo fece voltare.
«Di solito si usa attendere all'esterno, e non violare la privacy di altre persone» disse il nuovo arrivato, cogliendolo in flagrante. Jackson serrò la mandibola, osservando da capo a piedi l'altro.
«Ciao, Dylan, giusto? Cercavo il coach Dawson, visto che non era presente gli stavo solo lasciando un appunto, non ho violato alcuna privacy» si difese, notando come il biondo sembrasse ancora più bello rispetto all'altra volta nella quale l'aveva visto: aveva i capelli sparati in testa e una maglietta a maniche corte attillata dell'adidas, che risaltava molto i suoi bicipiti, il petto e gli addominali. Insomma, ben poco era lasciato all'immaginazione.
«Ce l'hai davanti» gli rispose il biondo, sorridendo e posizionandosi dietro la scrivania. Jackson lo guardò allibito per un momento, poi scosse il capo. Non era possibile, era troppo giovane per essere un coach.
«Mi prendi in giro? Quanti anni avrai, venticinque?» si informò. L'altro annuì, continuando a sorridere.
«Esattamente venticinque. Un premio per l'attenta capacità di deduzione» lo prese in giro. Jackson sospirò, lasciando lì il post-it che stava scrivendo e incrociando le braccia.
«E quando avresti fatto il patentino, scusa?» domandò. L'altro lo guardò dritto negli occhi, facendogli venire i brividi lungo la schiena. Aveva due pupille talmente profonde da mettere quasi paura: sembrava che fossero in grado di leggere la mente, di insinuarsi nei pensieri degli altri.
«Non che debba spiegazioni a persone che commettono atti vandalici, come quello di entrare nel mio ufficio e lasciare post-it scarabocchiati sulla mia scrivania, ma ho terminato il patentino esattamente diciotto mesi fa» confessò, apostrofandolo scherzosamente come prima. Jackson si fece due calcoli. Teoricamente era possibile, ma sostanzialmente non aveva mai conosciuto nessuno in grado di completare i corsi e superare gli esami in così poco tempo, soprattutto dopo aver giocato - per quanto, poi? - in NFL come gli aveva detto Thomas.
«Seahawks?» indagò a quel punto, l'altro scosse il capo.
«Jets» rispose. Jackson scoppiò a ridere di gusto.
«Ora capisco» affermò poi. Dylan alzò un sopracciglio, guardandolo in attesa di spiegazioni. «Intendo, ora capisco perché sei ostinato a non fare un provino a Thomas. Voi dei Jets siete così... schematici.»
«Lo sapevo. Ero certo che fossi qui per questa motivazione. E la risposta rimane no» tagliò corto il biondo. Jackson sbuffò sonoramente.
«Dagli una cazzo di possibilità» tentò di chiedere. L'altro scosse ancora il capo, mettendosi lo stesso cappellino che aveva l'altra volta e guardandolo nuovamente negli occhi.
«Ascoltami, io non vengo da te a dirti come si fa il tuo lavoro. Già devo combattere con chi pensa che un venticinquenne non possa allenare - e, per inciso, se sei uno di loro ti sbagli di grosso, perché questa squadra è arrivata ai playoff con me alla guida -, non posso dover gestire anche i piagnistei di qualche genitore o parente arrabbiato perché suo figlio non gioca» sbraitò. Jackson si morse l'interno di una guancia, cercando di non pensare a quanto sesso gli facesse quell'uomo. Vederlo così, con quello sguardo convinto e quel tono a tratti aggressivo, lo faceva andare su di giri. Era veramente bellissimo.
«Lo so. Ma io ti sto solo chiedendo una possibilità per farlo entrare in squadra. Non pretendo che sia automaticamente titolare, non pretendo nemmeno che sia per forza ammesso. Ti chiedo solo di considerare l'idea di fargli un provino, e valutare dopo aver visto ciò che sa fare» chiarì l'altro. Dylan abbassò lo sguardo per un momento, concentrato sulle parole di Jackson, poi sollevò di nuovo il capo.
«Come ti ho detto, ho già deciso. Mi ha fatto piacere rivederti» sancì, alzandosi in piedi e tendendogli una mano. Jackson scosse il capo, estraendo dalla tasca una chiavetta usb e lanciandogliela sulla scrivania.
«Vaffanculo» ribatté finemente, voltandosi e uscendo dall'ufficio del coach Dawson con la consapevolezza di aver fatto una cavolata ad essersi impicciato, e sperando di non aver definitivamente compromesso le possibilità di Thomas con la squadra.

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