Epilogo - Tornerò, prima o poi

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Epilogo – Tornerò, prima o poi

«Kim, no!» gridò Gabriel. Quella voce rischiò di spezzarmi il cuore e di abbandonare l’idea di ciò che stavo per fare.

Lasciai sprofondare il paletto di frassino nel petto di Victor, perforandomi la mano. La punta era impregnata di acqua santa, quindi sentii subito il bruciore espandersi in ogni mio muscolo, in ogni fibra e capillare, arrivando fino al cervello e attivando il sensore del dolore.

Rimasi senza fiato, ma continuavo a tenere la mano salda a quell’insignificante pugnale e spingerlo sempre più a fondo nella carne.

Le forze cominciarono a diminuire, ma non avevo ancora tolto gli occhi da quelli di Victor. Anche le sue iridi erano ora rosse cremisi e ricambiavano il mio stesso sguardo adirato, consapevole che saremmo morti insieme da lì a pochi minuti.

Ero pronta a sentire le fiamme espandersi nel mio corpo, avvolgendomi con lingue di fuoco e bruciando la mia pelle, fino a rendermi un mucchio di cenere.

Ero pronta a morire per i miei amici, per le persone che amavo.

Mi concentrai sulle persone intorno a me: i loro battiti cardiaci erano decisamente elevati per colpa mia. Non volevo obbligarli ad assistere ad uno spettacolo del genere, ma non avevo di certo le forze per controllare di nuovo le loro menti e farli andar via.

Forse nemmeno io lo volevo. Volevo che mi guardassero, che si rendessero conto che lo stavo facendo per salvare loro.

«Derek» mormorò la voce di mia madre.

«Sta morendo» ringhiò Derek. Non lo sentii avvicinarsi, quindi probabilmente qualcuno lo stava trattenendo.

L’odore di fumo mi stava nauseando.

«Logan lasciami!» gridò ancora Gabriel.

Strizzai gli occhi, cercando di cacciare quel tono di voce dalle mie orecchie. Sentirlo in quel modo mi stava facendo più male di qualsiasi altra cosa.

Sheila era scoppiata a piangere, riuscivo a sentire i suoi singhiozzi.

Con le poche forze che mi rimanevano tolsi il pugnale dalla mia mano e dal petto di Victor e lo gettai sul fianco.

Ce l’ho fatta, mi dissi.

Le mie orecchie si tapparono. Forse era quella la sensazione di morire sul serio: non riuscivo a percepire quasi più nulla intorno a me, se non l’odore di sangue e morte e i suoni ovattati.

Mi lasciai cadere sul corpo di Victor, priva di qualsiasi forza.

Prima che colpissi il suo petto mi afferrò la gola con la propria mano, avvicinandomi al suo viso.

«L-la mia casata n-non m-morirà con me» sussurrò al mio orecchio, con voce strozzata per il dolore. «C-che tu s-sia dannata per l’eternità, f-figlia mia.»

Strinse ancora le dita intorno alla mia pelle, poi mi spinse via dal suo corpo mentre alcune fiamme cominciavano ad avvolgerci. Lo sentii urlare a lungo, ma non riuscivo a muovere un solo muscolo. Non si accapponò nemmeno la mia pelle, cosa che avrebbe sicuramente fatto se non fossi stata impegnata a mantenermi inutilmente in vita.

Girai la testa sul mio fianco, intravedendo la figura di mia madre che cadeva tra le braccia di Derek. Ecco, quello doveva essere il momento in cui anche io sarei svenuta, per poi risvegliarmi da umana.

Forse Victor mi aveva mentito: aveva detto che sarei morta anche io per evitare di morire.

O forse nessuno di noi aveva ragione. Ad ogni modo, poco dopo caddi addormentata.

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