Un vampiro ferito è un vampiro affamato

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Un vampiro ferito è un vampiro affamato

Il giorno dopo non vidi Derek e così nemmeno per quello seguente e quello dopo ancora. Gli alunnisembravano ormai piuttosto rilassati. Le vacanze di Natale avevano fatto bene a tutti quanti.

Non si poteva certo dimenticare, però, l’ultimo incidente avvenuto a scuola, nemmeno un mese prima. Quella ragazza trovata dissanguata – Sarah Olsen, avevo sentito dire – nel corridoio della scuola. E ogni notte, da quel giorno, avevo sognato lo sguardo truce e sadico di Victor: mi prosciugava, come se avesse voluto mangiarmi viva.

Il professor Tunner sembrava nascondere qualcosa, ma non avevo idea di cosa potesse essere. Certe allusioni che faceva, il modo in cui studiava Derek da dietro le sue lenti rettangolari. Era come se sapesse qualcosa sui vampiri, ma era quasi impossibile. Nessuno avrebbe mai potuto sospettare del mio compagno di italiano, siccome nemmeno io ero stata in grado di capire che fosse un vampiro. Forse perché non credevo che gli Stregoni Benefici esistessero sul serio, tantomeno dei vampiri in grado di camminare alla luce del sole.

Avevo scoperto che era grazie al rubino che la principessa Tia, mia antenata, avrebbe dovuto proteggere che permetteva ai vampiri di camminare indisturbati di giorno. Non ero ancora riuscita a capire come una semplice gemma potesse evitare loro di bruciare, ma era tutto vero. Victor, grazie al suo potere chiamato “compressione temporale” era tornato ai tempi dell’Antico Egitto e aveva rubato il rubino, permettendo quindi ad alcuni della sua specie di mostrarsi alla luce del sole. E per questo motivo Derek poteva venire a scuola, cancellando ogni sospetto a suo riguardo: portava sempre al dito l’anello d’oro giallo col rubino incastonato in esso.

Tornai poi a pensare a me stessa, da buona egoista quale ero in certe situazioni.

Riuscivo a percepire l’assenza di Derek, che forse mi faceva bene. Alcuni alunni sembravano nemmeno notare la differenza ma per me, invece, era perfettamente notabile. Mi sentivo più rilassata quando ero con Gabriel, ma nervosa quando entravo nell’aula di italiano e non lo vedevo.

Sapevo che era stupido preoccuparmi per lui, ma infondo gli sarebbe potuta capitare qualsiasi cosa e non lo avrei mai saputo.

Per quel motivo, forse, mi voltai verso il suo banco nonostante sapessi perfettamente che non si trovava lì, intento a studiarmi come era solito fare all’inizio dell’anno. Mi sembrava quasi di intravedere le sue iridi viola che perforavano la mia schiena, ma era solo frutto della mia immaginazione. E Ashley Proud, seduta accanto a me, mi aiutava a ricordare che non ero da sola coi miei pensieri.

Non aveva mai fatto parola sull’incidente e la conseguente morte di Sarah Olsen, né accusò me o Derek dell’accaduto. Mi accorsi invece che osservava sempre Logan in modo curioso, più o meno come fissava Derek all’inizio delle lezioni, quando era convinta che sarebbe stato suo. E la cosa che mi colpì di più era il fatto che anche il cowboy ricambiava i suoi sguardi e le sue attenzioni.

«Derek è da qualche giorno che non è a scuola. Sai per caso perché?» mi chiese Sheila, la mia migliore amica, durante l’ora di pranzo. Gabriel dovette scuotermi il braccio per farmi rinvenire dal mondo dei miei pensieri.

Alzai di scatto la testa, sbattendo le palpebre qualche volta. «Eh? No, non lo so» risposi confusa. Tutti mi guardarono sospettosi al tavolo. Paul e Dustin stavano mangiando l’insalata, Tiffany e Rachel avevano interrotto la loro conversazione. Logan giocava col coltello di plastica, mentre il mio ragazzo non mi aveva ancora tolto gli occhi di dosso.

«Sembri un po’ assente col cervello in questi giorni. È successo qualcosa?» chiese Rachel, in modo tanto grazioso. La sua pelle bianca era lucida sotto la luce dei lampadari, ma appena alzai i miei occhi su di lei le sue guance si chiazzarono di un tenue rosa.

Daughter of EvilWhere stories live. Discover now