La nuova cacciatrice

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La nuova cacciatrice

Non riuscii più a vedere mia sorella. Il giardino, la vasca di pietra e il volto di Megan erano scomparsi definitivamente ed era come se, subito dopo, qualcuno mi avesse resettato la memoria. Ora potevo vedere solamente del nero e riuscivo a percepire qualsiasi cosa intorno a me, come se avessi fatto un salto nella realtà.

Innanzitutto, c’erano delle persone che parlavano. Anzi, più che parlare sembravano litigassero. Poi si era fatto improvvisamente silenzio. Potevo sentire tre cuori che battevano: due a ritmo normale, uno un po’ più accelerato. Forse era della persona che stava urlando.

Però, non riuscivo a capire in che posto mi trovassi.

Sentivo odore di chiuso, come se mi avessero messa in una stanza priva di finestre. O forse ero dentro ad una bara? Solo lì dentro poteva esserci un odore così nauseante.

Socchiusi gli occhi e una luce forte mi accecò subito. Li strizzai per tentare di abituarmici. Riuscivo a vedere perfettamente qualsiasi cosa: il soffitto liscio, bianco, così come le pareti della stanza. C’erano degli scaffali con delle provette sopra. Alcuni libri di microbiologia e chimica, strumenti di laboratorio.
Ero forse in quello di mio padre?

Quando aprii completamente gli occhi, ciò che vidi erano due iridi viola che mi stavano studiando. Lo riconobbi subito.

Derek.

Aveva un sorriso bellissimo dipinto in volto, sembrava quasi volesse piangere. E aveva gli occhi lucidi, effettivamente, mentre con le dita mi sfiorava la guancia destra.

«Bentornata» mormorò dolcemente.

Non riuscii a parlare perché non trovavo nemmeno le parole. Eppure tutto ciò che riuscivo a fare era guardarlo attentamente, perché mi sembrava avere qualcosa di diverso dal solito. Riuscivo a vedere meglio l’azzurro nascosto dal viola delle sue iridi, ogni piccolo capillare.

Come facevo a essere lì e perché c’era anche lui? Non ero forse morta?

Mi aveva uccisa Victor... Eppure ero ancora viva. Che fosse stata la mia immaginazione? Era l’unica risposta possibile, perché io non ero morta.

E poi, un’altra testa occupò la mia visuale.

Gabriel.

Scansò Derek, piazzandosi esattamente davanti ai miei occhi, troppo vicino. E non appena mi fu davanti cominciai a respirare a fatica, come se stessi soffocando. «Kim» disse tentando di sfiorarmi il viso.

Subito sentii qualcosa: aveva un profumo buonissimo, estremamente dolce. Iniziai a sentire il petto andare a fuoco, e non solo quello. Ogni singola vena del mio corpo sembrava volesse esplodere, mi facevano male i denti.

Che sensazione strana.

Mi venne automatico spingerlo via e allontanarmi da lui il più possibile, andando a sbattere contro la parete opposta, accanto alla finestra. Fuori era buio e le nuvole avevano coperto il cielo. Tutti mi fissavano spaventati e io cominciai a respirare a fatica in maniera vistosa. L’aria era insipida e non mi calmava affatto.

Ora, oltre al petto, bruciavano anche occhi e gola, in particolar modo quest’ultima. La strinsi così forte che quasi la scorticai. E continuavo a sentire quell’odore così dolce e nauseante nello stesso momento. Avrei voluto assaggiarlo, eppure qualcosa dentro di me si rifiutava categoricamente.

«Kim» disse ancora, questa volta con un filo di voce. Riuscii però a sentirlo perfettamente.

«Stai lontano da me» tentai di ringhiare, ma non ci riuscii bene. Era come se la mia voce fosse cambiata, perché sembrava di più al suono delle campane. Come quando parlava Derek.

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