31. L'ESPERIMENTO

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JUNIOR

Era ufficiale: avevo probabilmente perso la testa. Ero passato dal non sopportare la vista delle donne, soprattutto la vista di testa riccia, al cercarla in ogni dove. Era pur vero che il mio pensiero su alcune donne non era cambiato, ma ora riuscivo a guardarle con un occhio diverso. Testa riccia aveva invaso i miei pensieri in una maniera assurda e forse proprio per il suo essere non convenzionale. Lei non cercava di piacermi a tutti i costi, anzi. Lei era completamente se stessa e non tentava in alcun modo un approccio con me. Quello che vedevo di lei era ciò che lei era davvero, senza segreti. Non avrei mai trovato sorprese negative perché lei si mostrava per quello che era e così ero io. Probabilmente conosceva più lati negativi di me che quelli positivi. Io stesso ero sorpreso dai miei stessi gesti e dalle mie stesse parole. Come si poteva desiderare di tenere tra le proprie braccia proprio lei senza volerla lasciare andare? Proprio lei che mi provocava in quel modo? Eppure era proprio quel suo modo di fare e quel suo essere che mi aveva mandato di volta il cervello. Lei, così forte, ma nello stesso tempo fragile. Lei, una guerriera, ma nello stesso tempo una principessa.

Mi ritrovai a ridere da solo quel venerdì mattina appena sveglio, ormai con la testa tra le nuvole. Avevo di nuovo sognato lei e stavolta a quei sogni si era aggiunto un particolare: le sue labbra. Non avevo fatto altro che pensare e ripensare alle mie labbra sulle sue. Erano morbide al punto di volerle assaporare ancora di più. Quanto volevo intensificare quel bacio, ma sapevo che fermarmi lì era la cosa giusta da fare. Non era pronta, probabilmente nemmeno a quel casto bacio, ma non avevo saputo resistere. E lei lo aveva accettato con mia sorpresa. Doveva fidarsi di me, completamente, ed io le avrei dimostrato che poteva farlo. Nel sogno di quella notte l'avevo baciata come avrei voluto fare nella realtà, ed era stato bellissimo. Solitamente non avevo mai amato i baci, forse perché non li avevo mai dati con un reale sentimento. Ma quell'unico, solo e veloce bacio aveva acceso qualcosa in me che non credevo potesse accendersi. Dovevo assolutamente fare qualcosa per toglierla temporaneamente dal mio sistema altrimenti avrei tatuato il suo nome sul corpo di tutti i clienti del giorno.

Arrivai allo studio pensando al primo tatuaggio che avevo impresso sul suo corpo. Lo avrebbe avuto sempre lì e avrebbe sempre pensato a me. E non sarebbe stato l'ultimo. Dovevo creare qualcosa di mio e trasportarlo su di lei, solo che doveva essere qualcosa che lei voleva.

'Junior? Buongiorno?' Provò a salutarmi Lina.

'Uh? Ah, buongiorno...' Ricambiai.

'Sicuro di star bene? Anche ieri pomeriggio eri fuori fase...' Sembrava preoccupata.

'Sto bene, non preoccuparti...' Risposi velocemente.

'Buongiornooooo!!!' E anche Ele, la mia collega, era entrata in negozio. 'Junior, ma che cavolo ti succede?!' Esclamò.

'Non so di che parli.' Sbuffai.

'Hai un'espressione strana... sembri diverso.' Mi fece notare.

'Non ho niente che non va. Mi metto a lavoro.' E me ne andai prima che mi riempissero di domande.

Il mio primo cliente sarebbe venuto in trenta minuti e quindi decisi di disegnare qualcosa. Pensai subito di scrivere testa riccia al riguardo.

JUNIOR: Ci sei?

TESTA RICCIA: Buonsalve! Anzi no, non te lo meriti. Dimentica il saluto.

Mi venne da ridere. Come cavolo le veniva in mente?

JUNIOR: Cosa avrei fatto, sentiamo...

TESTA RICCIA: Lo sai.

Our Neighbors - I Nostri Vicini Di Casa ✔️Where stories live. Discover now