25: Sei un cretino, James Morales.

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«Mi sono sempre considerato un fortunato incidente.»

Sono le prime parole che mi vengono in mente quando decido di raccontare a James la mia storia.

Lui sembra divertito dalla mia rivelazione, e con uno sguardo mi invita a continuare.

«Penso tu sia a conoscenza del fatto che i vampiri possono procreare solamente fino al loro primo secolo di vita» esordisco, aspettando un cenno da parte sua prima di continuare. «Bene, vedi... i miei genitori lo avevano ormai superato da qualche anno quando hanno scoperto di aspettare un bambino. "Un mini vampiro" a detta loro.» mentre pronuncio l'ultima frase un sorriso mi esce spontaneo.

«È una bella cosa, no?» domanda.

«Sì, su questo non c'è alcun dubbio. So che i miei genitori erano felici del mio arrivo, ma fin da bambino, me la sono sempre dovuto cavare da solo. Il secolo era diverso e il mondo era completamente differente da quello in cui viviamo oggi, ma io mi sono tirato su le maniche e ho affrontato la mia vita da vampiro, il che non è sempre facile.»

«Non si prendevano cura di te?»

«No, non fraintendermi... non volevo dire questo. I miei genitori mi vogliono bene, questo lo so. Ma so anche che il loro bisogno costante di libertà a volte non includeva un bambino arrivato all'improvviso. Hanno sempre viaggiato per il mondo, e a volte mi portavano con loro. Ma da quando ho compiuto diciotto anni e sono diventato un vampiro a tutti gli effetti, per spiegarti meglio, quando la mia trasformazione era completata, i loro viaggi sono diventati più frequenti. Ormai ero grande e potevo benissimo cavarmela da solo.»

«Per questo vivi qui da solo?»

Mi passo una mano tra i capelli.

«Sì, vedo i miei genitori solamente una volta al mese, quando mi portano le sacche provenienti dai paesi in cui sono stati.» dico.

«Ed è per questo che vai ancora a scuola?» James sembra veramente interessato alla mia storia, e la sua curiosità mi scalda il cuore.

Non dovrebbe farmi questo effetto, non lui.

«Andarci mi fa sentire come un ragazzo normale.» ammetto. «Mi fa sentire meno solo.»

Lui annuisce.

«Quante volte hai preso il diploma?»

«Quattro.»

«Sul serio?!» il suo tono sorpreso mi provoca una risata. «Sono sicuro che se uno di quei ragazzi normali ti sentisse, ti prenderebbe a calci in culo.»

«Su questo non ci sono dubbi...» ridacchio.

James mi imita.

«Però... Chaz, devi sapere una cosa» lo guardo negli occhi, in attesa che finisca di parlare. «Tu non sei solo. Io... sono qui.» pronunciare quelle parole sembra costargli fatica, e lo capisco perfettamente. Lasciarsi andare per lui non è facile.

«Sì, sei qui.» gli rivolgo un sorriso sincero. Non posso dirgli quanto la sua presenza mi rassicura.

Passiamo l'intera notte a parlare.

Non ho mai sentito la sua voce per così tante ore di seguito. Sono abituato a vederlo imbronciato, nervoso, ma ora, mentre i suoi occhi esprimono spensieratezza e il suo viso è illuminato da un sorriso, mi sembra una persona totalmente diversa.

Per la prima volta da quando ci conosciamo, non ci insultiamo, ma proviamo a capirci.

La luce sta ormai dominando l'oscurità, quando James si lascia andare ad uno sbadiglio.

Lasciati amareWhere stories live. Discover now