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Innanzitutto volevo invitarvi a leggere: "Quello che nascondono i tuoi occhi" di Francescadigab
E la mia nuova storia: "Tra miliardi di persone"
Detto ciò, buona lettura! ❤

SAMUEL'S POV

Mi sveglio con il mio corpo intrecciato a quello di Emma, che dorme profondamente accanto a me.
Ieri è stata una serata perfetta e ci siamo divertiti tutti da impazzire.
La festa è finita tardissimo ed erano tutti ancora parecchio ubriachi.
Soprattutto Federica, diceva delle cose assurde che mi hanno fatto letteralmente morire dal ridere.
Insomma è stato tutto pazzesco.
Accarezzo il fianco di Emma con le dita, poi decido di lasciarla riposare e mi dirigo in cucina per prepararle la colazione.
Mio padre non è in casa, il che è molto positivo visto che la casa è un casino.
Devo pulire prima che torni.
Preparo il caffè e prendo dalla dispensa i biscotti e le fette biscottate per la colazione.
Poi decido di riordinare la casa, è un vero disastro.
Ci sono bicchieri ovunque.
Prendo una busta ed inizio a buttare tutto al suo interno.

Dopo un'ora o poco meno è tutto in ordine. Per fortuna.
Mentre sono intento a sciacquare delle stoviglie, mi sento abbracciare da dietro. Il mio corpo si riempie automaticamente di brividi.
"Buongiorno." Sussurra Emma, stampandomi un bacio sulla schiena.
Mi volto verso di lei. "Buongiorno piccola."
Premo le mie labbra sulle sue in un bacio dolce.
"Hai già pulito tutto?" Chiede stropicciandosi gli occhi.
È bellissima.
"Sì, mi sono svegliato presto." Affermo.
"Potevi aspettare che mi svegliassi." Mormora.
"Ho preferito lasciarti riposare." Sorrido.
Emma allaccia le braccia intorno al mio collo e si avvicina a me.
Le sue labbra sono sulle mie in un attimo, ed il mio corpo freme.
Con le braccia le circondo i fianchi per avvicinarla a me, più di quanto non sia già.
Le nostre lingue si incontrano e si intrecciano, mentre la sollevo per le cosce e la poso sul ripiano di marmo.
"Forse dovremmo fare colazione." Mormora fra un gemito e l'altro , mentre le lascio una scia si baci sul collo.
"Forse." Dico in un sussurro, fissando i miei occhi nei suoi. "O forse no."
Così la sua maglietta vola via e ci perdiamo ancora una volta l'uno nell'altra.

Dopo aver fatto un'abbondante colazione, torniamo in camera mia per vestirci.
Emma vuole tornare a casa sua per pranzo ed ha deciso di invitarmi a mangiare da lei.
Dopo poco siamo davanti casa sua, infila la chiave nella toppa ed apre la porta.
Appena entriamo in casa sentiamo immediatamente delle voci provenienti dalla cucina, la voce di sua madre e di mio padre. Ci guardiamo per un istante e ci avviciniamo lentamente.
"Dobbiamo dirglielo, Claudio." Sbuffa Jessica.
"Non la prenderanno per niente bene!" Esclama mio padre. "Aspettiamo ancora un po'."
"Quanto vuoi aspettare ancora?" Chiede Jessica disperata. "Sono passati mesi ormai."
Mio padre si avvicina a lei con ampie falcate.
"Fidati di me, Jess." Mormora. "Giusto qualche settimana."
Con una mano accarezza la guancia di Jessica, mentre lei sorride.
"Eh, va bene." Afferma esausta. "Non ce la faccio più a nascondermi. A nascondere quello che siamo..." continua Jessica.
Emma mi prende immediatamente la mano e la stringe forte. La guardo e cerco di tranquillizzarla, ma la realtà è che io non lo sono per niente.
"Lo sai quello che provo per te." Risponde subito mio padre, avvicinandosi a lei.
"Per questo dobbiamo dirglielo." Afferma Jessica, posando una mano sul petto di mio padre.
"Lo faremo." Sussurra lui.
Mio padre si avvicina a Jessica e la... bacia.
Mi volto di scatto verso Emma, che li sta guardando con gli occhi sbarrati.
È sconvolta e lo sono anche io.
I nostri genitori ci stavano nascondendo una relazione da... mesi.
Stento a crederci.
Ecco, quel era il segreto che stavano nascondendo. Ora capisco tutto.
Emma lascia la presa dalla mia mano ed entra in cucina di colpo. Io la seguo a ruota.
"Perché non ce lo avete detto, eh?" Sbraita furiosa.
Jessica si volta verso sua figlia con gli occhi sbarrati e porta una mano sulla bocca.
Mio padre ha quasi la stessa espressione.
"Non... non..." balbetta Jessica.
"Ci avete presi in giro per tutto questo tempo." Sbotta Emma, passandosi una mano fra i capelli. "Tutte quelle cene e quei pranzi... avete finto di non sapere nulla l'uno dell'altra." Continua imperterrita.
"Emma non volevamo prendervi in giro. Semplicemente non sapevamo come dirvelo, avevamo paura della vostra reazione." Afferma mio padre.
Scuoto il capo sconvolto, mentre una risata amara esce spontanea dalle mie labbra.
"Avete solo peggiorato la situazione." Sputo acido.
Intreccio le mie dita a quelle di Emma e la porto fuori da questa casa, da questo ennesimo casino.

La mia cittàWhere stories live. Discover now