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Dopo aver salutato Samuel, entro in classe, ovviamente in ritardo. Invento la scusa del pullman per non prendere un ritardo.
Passo tutte le ore di lezione a pensare a quello che è successo. Stupida Tatiana. La odio.
Vuole allontanarmi dall'unica cosa bella che mi si capitata fino ad ora.
Appena suona la campanella che segna la fine delle lezioni, mi catapulto fuori dall'aula. Non voglio vedere nessuno. Non voglio parlare con nessuno. Dopo lo spettacolo di Tatiana di questa mattina mi sento già troppo osservata.
Voglio solo andare a casa.
Corro letteralmente fuori dalla scuola e mi incammino verso casa mia.
All'improvviso sento tirarmi per il braccio. "Emma, fermati! Sono già tre volte che ti chiamo."
È Samuel. Non l'avevo minimamente sentito. Bene.
"Scusa, ma voglio solo andare a casa mia." Rispondo sbrigativa.
Rinizio a camminare e sento che lui mi segue a ruota.
"Capisco che sei ancora scossa per oggi, però non evitarmi. Ti prego."
Non rispondo, continuo solo a camminare. Evitare tutti è proprio quello che volevo fare. Per fortuna siamo quasi arrivati a casa, mancano giusto due minuti di camminata.
"Vieni a casa mia." Continua Samuel.
"No, voglio andare a casa mia." Rispondo.
"Bene. L'hai voluto tu!"
"Cos-" mi blocco immediatamente.
Samuel mi ha presa in spalla. È impazzito.
"Fammi scendere." Inizio a dimenarmi.
"Solo se vieni a casa mia" risponde soddisfatto.
"Samuel, ho detto di no. Fammi scendere." Urlo.
A testa in giù intravedo mia madre fuori la porta di casa nostra. Ci mancava solo questa.
"Emma, cosa sta succedendo?" Chiede preoccupata.
Samuel mi fa scendere immediatamente. Si avvicina a lei e si presenta.
"Salve, signora. Sono Samuel, abito qui di fronte."
Ma cosa sta succedendo?
"Io sono la mamma di Emma, Jessica. Molto piacere! Ho già conosciuto tuo padre." Risponde mia madre.
"Oh, il piacere è tutto mio. Volevo chiederle se Emma può venire a pranzo a casa mia."
Vorrei ucciderlo in questo momento e poi vorrei uccidere me stessa.
"Ma certo! Divertitevi." Risponde allegra mia madre.
"Grazia mamma." Dico ironica.
Subito Samuel mi tira verso casa sua.
Inserisce le chiavi nella toppa ed entriamo.
"Tuo padre?" Chiedo.
"Lavora tutto il giorno. Cosa vuoi mangiare? Pasta?"
"Sì, va bene"

Dopo aver finito di mangiare ci buttiamo sul divano.
"Scusa se te lo chiedo così, ma oggi hai detto che è già successo che Tatiana ti portasse via qualcuno. Posso sapere cosa ha fatto?"
Mi aspettavo questa domanda. Ed è giusto che abbia una risposta.
"Beh, diciamo che un anno fa avevo un ragazzo. Siamo stati insieme sei mesi. Stavamo davvero bene, ci amavamo. Finché non è arrivata Tatiana a rovinare tutto. Lui è andato a letto con lei. Li ho beccati nel bagno della scuola. Tatiana ha messo in testa delle cose assurde a quel ragazzo, perciò mi ha tradita. Forse lui non mi amava davvero. Ha creduto a quelle cose. Ha creduto a lei e non a me, che ero la sua ragazza." Dico tutto d'un fiato.
"Mi dispiace, Em." Fa una pausa " Lo ami ancora?" Chiede infine.
"Cosa? No! Mi ha tradita e umiliata."
"Sì, scusa, hai ragione."
"Non preoccuparti. Posso farti una domanda?" Chiedo.
"Sì, dimmi"
"Quando sono venuta a casa tua, tuo padre mi ha parlato di una tua ex, Anna. Vuoi parlarmi di lei?"
"Cazzo, mio padre spiffera sempre tutto." Sbuffa. "Senti, non è per qualcosa, ma preferirei non parlarne."
"La ami ancora?" Chiedo con la voce che trema.
"Emma, ti prego. Non voglio parlarne."
"I-io devo andare." Dico alzandomi dal divano e dirigendomi fuori da questa casa.
"Em, aspetta."
"Cosa, Samuel? Era una semplice domanda. Per me la risposta era facile, per te no. Cerca di rimettere a posto le tue idee." Sbraito.
Sono furiosa, sì. Se non è sicuro di non provare più nulla per lei, perché baciarmi, consolarmi, uscire con me? Perché?
"Non è semplice la risposta, perché la situazione è delicata. È finita male fra di noi. Molto male. Lei mi odia e io sto male per questo, ma non significa che la amo ancora."
"Allora perché non sai dire che non la ami più?" Alzo gli occhi al cielo.
"Perché è difficile, ok? Ho passato anni insieme a lei. Ci tengo. Cerca di capirmi."
"Cosa dovrei fare Samuel?" Chiedo esausta.
"Non andartene. Ti prego." Sussurra avvicinandosi a me.
"Ti chiedo solo una cosa: non farmi stare male. Se non ti senti pronto ad... insomma... avere un qualcosa con m-
Mi blocca.
"Mi sento pronto, tu mi piaci. Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. Non ti farò stare male. Non voglio."
Si avvicina a me e mi abbraccia.
"Scusa. Te ne parlerò quando sarò pronto." Dice infine.
Ricambio l'abbraccio e mi sento bene. Fra le sue braccia.

La mia cittàWhere stories live. Discover now