3. Il Diavolo travestito da Angelo

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"La libertà non sta nello
scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta."
-Theodor Adorno

JAVOR

Quella ragazza è un piccolo diavolo.
Una piccola viaggiatrice sarebbe la descrizione più accurata o, almeno, così dice il suo cognome.

Rigiro la penna tra le dita osservando il suo fascicolo e la foto attaccata con una graffetta che penzola dal foglio, cosa ti è successo ragazzina?

Perché i tuoi occhi non mi parlano?

Serro la mascella abbandonandomi pigramente sulla mia sedia, divarico le gambe e chiudo gli occhi prendendomi un po' di tempo per pensare nel totale caos che regna nella mia mente.

Non ha risposto al mio bigliettino con la teoria di Adorno, un grande filosofo, in Ivory rivedo moltissimo questa teoria sopratutto dopo le parole di mio padre sulla sua famiglia.

La madre non le ha mai prestato la necessaria attenzione, il padre è sparito nei primi anni della sua vita e la sorella è morta in un incidente poco dopo il suo decimo compleanno. Si sente sola e se l'è fatto andare bene.

Ho visto tanti casi di abbandono che hanno portato all'autolesionismo ma il suo è un altro mondo, così simile a quello di tutte le altre ma allo stesso tempo così dannatamente diverso.

Mi sta facendo uscire pazzo e la cosa mi piace fin troppo, ha fegato, nessuno mi ha mai affrontato anche se in modo patetico, a mia detta, ma sa come tirare fuori le unghie.

È cresciuta troppo in fretta e non ha paura di dimostrarlo, eppure ho come l'impressione che l'unica cosa che vorrebbe è tornare bambina.

Inclino il collo sentendo le ossa scricchiolare al movimento, apro gli occhi puntandoli sul soffitto bianco e rifletto su quella ragazza.

So già che sarà la mia nuova piccola ossessione.

Solo questo e sopratutto solo in ambito lavorativo, sarà difficile ma non sarà impossibile, niente lo è.

Un leggero rumore mi fa risvegliare dai miei pensieri e lo associo ad un bussare quasi trattenuto, mi domando chi sia al momento che manca poco alla mia pausa.

«Avanti», sistemo la mia postura in modo più rigido e composto mentre dall'altro lato qualcuno apre la porta del mio studio, «Dottore mi scusi del disturbo ma..» guarda fuori dalla porta irrequieto mentre tentenna nel finire la frase. Dato che non sono conosciuto per la mia pazienza lo interrompo subito col suo balbettare «Non ho tutto il tempo e vorrei anche godermi la mia pausa perciò-» vengo interrotto, ovvero una delle cose che più detesto, ma quando sento il motivo mi si accappona la pelle e mi alzo di scatto.

«Suo fratello è qua»

Come una molla mi affretto ad uscire da quella stanza, non cammino mai così veloce per l'istituto ma non guardo nessuno nel tragitto non fin quando mi ritrovo nella sala d'entrata e punto gli occhi su quelle due gemme che mi stavano già fissando con divertimento.

«Ciao fratellone, avevi un razzo su per il culo per caso o ti son mancato così tanto?»

Prima puttanata della giornata e ci siamo appena visti.

Cut MeWhere stories live. Discover now